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Governo tecnico e democrazia

di Vincenzo Costa - 04/02/2021

Governo tecnico e democrazia

Fonte: Vincenzo Costa

Io non voglio discutere della figura di Draghi, né di quello che farà, se farà cose buone o cattive. E neanche della legittimità costituzionale di ricorrere a governi tecnici, su cui non ho competenza. C'è però una una questione di principio (se volete filosofica) che va affermata:
In democrazia i governi devono essere politici perché chi governa deve
a) avere ricevuto un mandato dagli elettori
b) rispondere agli elettori di quello che fa.
Nel nostro paese la prassi dei governi tecnici sta divenendo troppo frequente per non mettere in discussione la democrazia. Ci troviamo di fronte a governi che non solo mettono i parlamenti con le spalle al muro, ma che possono fare quello che vogliono perché tanto non devono rispondere del loro operato in una futura competizione elettorale.
Questo lede un principio fondamentale della democrazia. Facile fare macelleria sociale come fece Monti, di cui si diceva che godeva del sostegno del 70% dell'elettorato, se non si è poi chiamati a rispondere alle prossime elezioni.
La democrazia funziona perché stabilisce un patto tra elettori ed eletti. Se gli eletti non lo rispettano gli elettori ritirano alle successive elezioni il consenso che avevano accordato. Questo patto non è possibile riguardo ai governi tecnici, che proprio per questo non esistono in democrazia, e rappresentano una stortura tutta italiana.
In nessun altro paese democratico, che io sappia, accadono cose di questo tipo, perlomeno nei paesi occidentali. A volte può succedere che nessun partito abbia la maggioranza assoluta, che non si riesca a formare un governo di coazione tra partiti che appartengono a una coalizione, ma allora si fa un governo di "grande coalizione", politico, non un governo tecnico.
In Germania, per ragioni di necessità, la Merkel ha governato per anni con governi di grande coalizione. A nessuno è venuto in mente di fare un governo dei tecnici, che non si sa bene a chi risponda.
Peraltro, un governo deve governare dopo avere presentato un programma agli elettori, che lo votano sulla base di quel programma. I governi tecnici rappresentano una fuoriuscita dalla democrazia, proprio perché i loro programmi nessuno li conosce e nessuno li ha approvati. Questo significa ledere il principio costituzionale della sovranità popolare.
In linea di principio i cittadini possono anche scegliere di non obbedire e non riconoscere leggi promulgate da un governo che non hanno eletto e che non ha presentato agli elettori il suo programma di governo. Nessun dubbio che di questo passo arriveremo a questo, cioè al caos.
Neanche in tempo di guerra si formano governi tecnici, visto che si è voluto evocare questo paragone del tutto improprio (che dai, non abbiamo le V2 che piovono su Roma o Milano), ma governi politici di unità nazionale, guidati comunque dal partito di maggioranza relativa.
Regole semplici, minime, senza di cui parlare di valori o di ideali diventa solo la maschera per coprire la fine della democrazia. Governi tecnici sono colpi di stato mascherati, sono sottrazione di democrazia.
Ora, io capisco che qualcuno pensi che la democrazia sia obsoleta, che bisogna impedire agli elettori di esprimersi perché non sono in grado di eleggere i giusti rappresentanti. Niente di male, ma allora si abbia il coraggio di dire che le istituzioni democratiche vanno rovesciate. Ma smettiamola con questa farsa, che sta durando troppo e da cui non può venire niente di buono.
Io ho il massimo rispetto per il Presidente della Repubblica, che rappresenta l'unità del paese. Ma penso che una maggiore cautela sia necessaria, soprattutto quando giochi di palazzo oscuri rendono la politica bloccata.
Il Presidente della Repubblica ha oggettivamente reso possibile e fatto il gioco di Renzi. Certo non in maniera deliberata, certo pensando di fare il bene del paese. Ma le sue convinzioni hanno reso possibile a un personaggio oscuro e dai contorni inquietanti di giocare allo sfascio, non del governo Conte, cosa che ci può stare e che poteva essere anche legittima: a giocare allo sfascio del tessuto democratico del paese e della credibilità politica delle istituzioni democratiche.
Se si giungesse a costituire un governo tecnico da cui resta fuori il partito di maggioranza relativa del paese (verso cui non nutro peraltro alcuna simpatia) questo sarebbe di una gravità inaudita.
Stati di emergenza possono sempre essere creati ad arte, e se passa il principio che una stato di emergenza giustifichi una prassi come quella che stiamo vivendo, allora la vita democratica sarebbe intaccata nel suo nucleo essenziale. Altro che fermiamo le destre.