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I cinque aspetti di novità e unicità dello sterminio a Gaza

di Riccardo Paccosi - 16/09/2025

I cinque aspetti di novità e unicità dello sterminio a Gaza

Fonte: Riccardo Paccosi

Come già ho avuto modo di scrivere mesi fa, io ho sempre sostenuto la causa palestinese, seppure senza grande coinvolgimento emotivo.
Ritenendo che il popolo di Gaza e Cisgiordania stesse subendo una condizione di apartheid sociale ed economico, ho infatti preso parte a diverse manifestazioni a sostegno della sua causa, la prima volta nel lontano 1987.
Eppure, malgrado questa scelta di schieramento, non nutrivo grande simpatia per il movimento di liberazione palestinese: soprattutto da quando, nei primi anni duemila, aveva cominciato a palesarsi al suo interno una marcata componente jihadista.
In secondo luogo, non ero MAI stato anti-israeliano. Anzi provavo, malgrado tutto, una relativa simpatia per Israele e per le sue origini socialisteggianti.
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Oggi la mia posizione è radicalmente cambiata, nel senso che ho maturato una percezione enormemente più negativa di Israele. Pertanto, quello che mi sconcerta è come le ragioni concrete e oggettive che hanno spinto me a cambiare idea, trovino invece nei filo-israeliani un muro di negazionismo compatto e inscalfibile.
Se ho cambiato idea e vedo oggi la classe politica che governa Israele come una grave minaccia per l'umanità intera, è semplicemente perché non esistono paragoni possibili tra la situazione attuale e le fasi passate dell'Intifada.
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Più specificamente:
1) Non sono mai esistite queste proporzioni tra azione e reazione, ovvero il rispondere a un'azione armata provocante 1.200 morti con lo sterminio di circa 200.000 persone.
2) Nelle precedenti fasi storiche, da parte israeliana non era mai stato palesato un progetto imperialista di espansione militare così ampio e, quindi, rischiante di travolgere nella guerra tutto il Medioriente e non solo.
3) Non ricordo d'aver mai sentito, in passato, l'opinione pubblica filo-israeliana porre argomentazioni a un livello di negazionismo tanto becero come "è tutta propaganda di Hamas", "non si può tecnicamente parlare di genocidio", "tutto il popolo viene usato come scudo umano" e così via; questo, peraltro, nel momento in cui sono gli stessi quotidiani di Tel Aviv, come per esempio Haaretz, a confermare notizie come quella che l'IDF avrebbe ricevuto l'ordine diretto di sparare sulla folla inerme e in coda per il cibo.
4) Nelle precedenti fasi storiche, la valenza messianico-escatologica - e quindi suprematista - della visione religiosa sionista non era mai stata enunciata così reiteratamente e così esplicitamente da figure politico-istituzionali.
5) Ma soprattutto, non era mai successo che all'inesorabilità dell'azione militare israeliana corrispondesse una narrazione rivendicante la brutalità e il piacere di uccidere. Non si era mai visto, in altre parole, un coro maggioritario - composto da società civile, militari, tifosi di calcio, intellettuali e infine politici - che manifestasse non soltanto giustificazione, ma anche gioioso entusiasmo per l'uccisione di bambini.
Quest'ultimo elemento, da solo, è più che sufficiente per affermare che siamo di fronte a un orrore unico e non paragonabile a nient'altro: esattamente quel medesimo principio di unicità intorno a cui si è strutturata la narrazione olocaustica dal dopoguerra fino a oggi.