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Il capitalismo della sorveglianza

di Carlos Fazio - 25/06/2020

Il capitalismo della sorveglianza

Fonte: sollevazione

Mentre in mezzo all’emergenza sanitaria del Covid-19 milioni di persone sul pianeta, catturate dalla disinformazione e dalla manipolazione e inoculate dalla paura, vivono in un traumatico confinamento quasi totale – sottomesse a misure profilattiche disciplinari equivalenti allo stato di assedio, alla legge marziale o al coprifuoco -, si starebbe dando vita a un processo totalitario di reingegnerizzazione sociale, il cui obiettivo fondamentale sarebbe scatenare una ristrutturazione economica, sociale e politica globale, che secondo alcune ipotesi sarebbe guidata da un nuovo governo mondiale (o sovranità sovranazionale), controllata da un’élite di poderosi speculatori finanziari e banchieri di Wall Street; le grandi imprese farmaceutiche e petrolifere, incluse le loro fondazioni filantropiche e i loro laboratori del pensiero (think tanks); il complesso militare industriale; le grandi compagnie tecnologiche digitali e le multinazionali delle comunicazioni.

Questa è la tesi di Michel Chossudovsky, direttore di Global Research, secondo il quale lo sganciamento delle risorse umane e materiali dai processi di produzione, scatenato dal confinamento e che ha paralizzato l’economia reale, è stato un atto di guerra; una operazione pianificata con cura, dove non c’è nulla di spontaneo o accidentale, e che fa parte di un piano militare e di intelligence degli Stati Uniti e della NATO, finalizzato a indebolire Cina, Russia e Iran e destabilizzare il tessuto economico dell’Unione Europea.

Professore emerito di Economia dell’Università di Ottawa, Chossudowsky si basa sulle dichiarazioni del segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo, che in un apparente lapsus il 20 marzo si era lasciato sfuggire, nel corso di una conversazione alla CNN, che il Covid-19 era un’esercitazione (militare) dal vivo, un’operazione. Disse: “Non si tratta di contromisure… Questo progetto sta avanzando: siamo in un esercizio in vivo per farlo bene”. Cosa alla quale il presidente Trump, che era al suo fianco, con parole che passeranno alla storia, rispose: “Non avresti dovuto dirlo”.

Che fossimo o no di fronte a una fake-pandemia indotta e indipendentemente dal fatto che il Covid-19 sia un’arma di distruzione di massa derivata da un virus che studi scientifici escludono essere un’arma biologica, la disputa delle narrazioni con finalità geopolitiche e di controllo di zone di influenza fra le potenze, Stati Uniti e Cina in particolare, ha avuto, nell’emergenza, vincitori e sconfitti.

Fra i vincitori troviamo Larry Fink, presidente di BlackRock, il fondo di investimenti più grande del pianeta, di cui si è avvalsa la Riserva Federale degli Stati Uniti (FED) per gestire migliaia di milioni di dollari di obbligazioni e acquisto di crediti garantiti da ipoteche, come una misura per stabilizzare i mercati e ammortizzare l’impatto finanziario della crisi del coronavirus.

Secondo l’analista Pepe Escobar, BlackRock possiede il 5% di Apple; il 5% di Exxon Mobil; il 6% di Google; è il secondo azionista di AT&T (Turner, HBO, CNN, Warner Brothers) e il principale investitore in Goldman Sachs. BlackRoch è più grande di GoldmanSachs, J.P. Morgan e Deutsche Bank messi insieme. A sua volta il suo presidente Fink è stato consulente del presidente Trump su come gestire gli effetti della pandemia, e per tutti i compiti pratici, sarà il sistema operativo della FED e del Dipartimento del Tesoro. In altre parole, sarà l’amministratore del fondo per le mazzette.

Altri vincitori sono stati il capo di Amazon, Jeff Bezos, che in sole tre settimane di pandemia ha accresciuto la sua ricchezza di 25 miliardi di dollari; l’amministratore delegato di Tesla e SpaceX, Elon Musk – che ha dichiarato che l’isolamento sociale è stato una infrazione fascista al suo diritto di realizzare guadagni -, che ha aumentato la sua ricchezza di 5 miliardi di dollari; Eric Yuan, il capo di Zoom, che ha accumulato 2,58 miliardi di dollari, e il co-fondatore di Microsoft, Steve Ballmer, che ha guadagnato 2,2 miliardi.

Amazon, Google (oggi Alphabet), Microsoft, Apple, Zoom, in società con Facebook, di Mark Zuckerberg (proprietario di Instagram e WattsApp), e altre corporation della Silicon Valley in California – legate agli apparati di sicurezza degli Stati Uniti – sono parte di quello che la economista Shoshana Zuboff, di Harward, ha definito il capitalismo della sorveglianza, un modello che va al di là di queste imprese di tecnologia digitale in rete e si è esteso all’economia normale.

Il modello lo forgiò Google nella congiuntura dell’11 Settembre del 2001 – e successivamente lo diffuse Facebook – . La sua redditizia formula permette di prevedere (e modificare) il comportamento degli internauti grazie a un algoritmo a scatola nera (una specie di meccanismo invisibile). I motori di ricerca di queste piattaforme incamerano l’informazione, cosa che consente a queste imprese, secondo Zuboff, di prevedere le azioni dei consumatori nel mondo reale (in casa e al lavoro, nella loro vita quotidiana) con l’unico scopo di far guadagnare le imprese. Così, al di là dei ‘mi piace’ e dei clic virtuali – e senza che gli utenti lo sappiano – le loro esperienze si trasformano in materie prime che consentono di creare  schede personali (i nostri volti, voci, personalità, emozioni, credenze politiche o religiose) e di elaborare profili per prevedere comportamenti futuri e manipolare in questo modo milioni di persone; come accade nel caso della congiuntura del Covid-19 e della nuova normalità, a danno della nostra autonomia umana e della nostra sovranità individuale.

Nella immediata post-pandemia del covid-19, la guerra per la supremazia digitale nel mondo, con i suoi assi portanti principali: l’intelligenza artificiale, l’Internet delle cose, le reti 5G e i Big Data, [1] riceverà un nuovo impulso in chiave geopolitica. E come prima dell’irruzione del coronavirus, la disputa su quale società digitalizzata e con quale modello continuerà ad avere luogo fra Stati Uniti e Cina.

Innalzata a rango di religione dall’1% più ricco del pianeta (la plutocrazia globale del Foro di Davos), la tecnologia digitale è qualcosa di più di uno strumento di comunicazione: è un poderoso strumento di potere per raccogliere una massa di informazioni che permetteranno di manipolare, controllare e/o confinare milioni di persone sulla terra (l’esperienza del coronavirus). Di conseguenza, come anticipavamo più sopra, il capitalismo della sorveglianza – secondo l’azzeccata espressione di Shoshana Zuboff – è una minaccia per la libertà e l’indipendenza della persona.

Digitalizzata, elaborata e trasformata in catena di bits e bytes, l’informazione relativa all’attività on-line, monitorata in modo regolare e sistematico (video-sorveglianza onnipresente, poiché qualsiasi attività mediata digitalmente lascia una traccia) si trasforma in merce informativa, vero nucleo, come dice Zuboff, dell’attuale economia digitale globalizzata. Per mezzo di configurazioni algoritmiche che si presume siano segrete, indecifrabili e illeggibili, le mega-corporation del settore estraggono dalla persona – come nuova merce virtuale allo stesso modo che la terra, il lavoro e il denaro, come aveva da tempo pronosticato Polanyi – dati della loro vita quotidiana (senza il consenso dell’utilizzatore, convertito senza saperlo in materia prima), che vengono trasformati in prodotti predittivi destinati a tracciare e modificare i sentimenti e il comportamento di milioni di individui.

A sua volta, la colonizzazione digitale, come nuova modalità di dominio e costruzione di egemonia – Vandana Shiva la chiama dittatura tecnologica – consente alle piattaforme infrastrutturali oligopolistiche globali a doppio senso di commercializzare la merce informativa (il prodotto predittivo) e ottenere un guadagno esorbitante e super-profitti.

Così, la persona è la miniera a cielo aperto della ricchezza digitale del filantro-capitalismo (Shiva dixit), i cui simboli sono Bill Gates, il fondatore di Microsoft e la seconda persona più ricca del mondo, e altri supermilionari la cui ricchezza proviene dall’infrastruttura tecnologica di Internet situata nella Silicon Valley, nella Baia di San Francisco, come Mark Zuckerberg (Facebook/Instagram/WhatsApp); Jeff Bezos (Amazon); il privatizzatore dello spazio Elon Musk (Tesla e SpaceX); Apple (iPhone), che annovera fra i suoi investitori Warren Buffett (Berkshire Hathaway); Eric Yuan (Zoom) e Larry Page y Sergey Brin, fondatori di Google (Gmail, YouTube), le tre proprietà del conglomerato Alphabet, e altre corporation come la newyorchese Verizon (Yahoo!), entrambe di proprietà del fondo di investimento The Vanguard Group e BlackRock, tutte legate al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

Negli ultimi 25 anni di neoliberismo, gli Stati Uniti si sono trasformati da Stato-impresa in Stato di sorveglianza, e, come dice Shiva, Bill Gates si è trasformato nel Cristoforo Colombo dei tempi moderni, non facendo altro che conquistare territori Microsoft da dove ha conquistato posizioni di dominio, cosa che il francese Éric Sadin ha chiamato “la silicolonizzazione del mondo”. [2]

Tuttavia, alla riconfigurazione del capitalismo tramite un nuovo governo mondiale plutocratico sotto egemonia statunitense nell’immediata post-pandemia (l’ipotesi di Chossudovsky descritta all’inizio) si potrebbe contrapporre come variabile l’emergere di un ordine tripolare (Russia/Cina/USA) non privo di contraddizioni e conflitti caldi di dimensioni geopolitiche, inclusa un’eventuale guerra navale nell’Oceano Pacifico fra Stati Uniti e Cina.

A breve termine la transizione dal mondo unipolare a quello tripolare avrà come asse del conflitto la ridefinizione globale del mondo attraverso la conquista di tecnologie chiave come l’intelligenza artificiale, la rete 5G (imprescindibile per la sorveglianza globale) e l’infrastruttura di Internet, cosa che avrà profonde implicazioni per il futuro del commercio internazionale.

Lo scorso 25 aprile, il governo di Xi Jinping, in Cina, ha stabilito il sistema blockchain (catena di blocchi) [3] più grande del mondo, il BlockchainService Network (BSN), e la sua banca centrale ha introdotto programmi pilota per uno yuan digitale in quattro città, trasformando il gigante asiatico nella prima grande economia mondiale ad emettere una moneta digitale nazionale.

Denominata infrastruttura di infrastrutture, la BSN è chiamata ad essere la colonna vertebrale della Via Digitale della Seta fornendo interconnettività ai soci economici della Cina lungo l’Iniziativa della Cintura e della Via (Belt and Road Initiative, BRI). [4] Così come la ferrovia, i porti e le reti elettriche della BRI collegano fisicamente il mondo con la Cina, i cavi di fibra sottomarina, le stazioni base di Huawei per il 5G e le soluzioni standardizzate di blockchain serviranno a migliorare la connettività digitale della Cina.

Lanciando contemporaneamente il BSN e lo yuan digitale, la Cina è pronta ad impadronirsi dei benefici di una economia globale che si sta digitalizzando rapidamente. Cosa che ha una dimensione geopolitica e di disputa dell’egemonia, che implica una sfida alle corporation della Silicon Valley e al sogno di Prima l’America del presidente Donald Trump.

[1] Ndt – Big Data: volumi di dati troppo massici per poter essere gestiti o interpretati con metodi o strumenti usuali. (definizione dell’Oxford English Dictionary). Questa grande massa di dati è necessaria per le attività predittive dell’IA e per questo necessita di continuo aumento.

[2] Ndt – Titolo del libro pubblicato in italiano da Einaudi nel 2018.

[3] Ndt – La Blockchain è un database decentralizzato costituito da catene di blocchi di dati che vengono registrati online (contratti, transazioni, accordi, e altro). Attraverso una particolare tecnologia informatica che gestisce l’intervento di tutti i partecipanti alla rete, si ottiene un registro di dati accessibili e non modificabili.

[4] Ndt – Traduzione della denominazione cinese di quella che in italiano si chiama comunemente “Nuova Via della Seta”.

*Traduzione di Aldo Zanchetta