Il capitalismo italiano
di Alessandro Volpi - 15/07/2025
Fonte: Alessandro Volpi
I legali di John Elkann, sottoposto ad un procedimento giudiziario dalla Procura di Torino per truffa ed evasione fiscale, avrebbero fatto richiesta per il loro assistito di assegnazione ai lavori di pubblica utilità per chiudere la sua vicenda penale. Unitamente a questa misura, Elkann avrebbe accettato di pagare 175 milioni di euro al Fisco italiano per sanare le pendenze aperte in relazione alla successione della nonna Marella Agnelli. In realtà questa brutta vicenda è solo un pezzo di quella che sembra essere stata una delle caratteristiche della “strategia imprenditoriale” del gruppo Agnelli/Elkann e individuabile nella ricerca minuziosa di formule per ridurre al minimo il carico fiscale da versare allo Stato italiano. Nel febbraio del 2022, infatti Exor e la ex accomandita Giovanni Agnelli hanno pagato quasi 1 miliardo di euro all’Agenzia delle entrate per chiudere il pesante contenzioso derivato dal trasferimento della sede fiscale in Olanda. E’ interessante notare, in merito a ciò, che proprio il trasferimento estero per disporre di un maggior agio in materia di fisco è costato molto caro ad Exor, a dimostrazione di quanto per la società di John Elkann la ricerca di strutture fiscali agevolate giustificasse persino la possibilità di grandi contenziosi. Del resto le indagini nei confronti del gruppo Agnelli/Elkann hanno radici lontane. Dai Panama Papers è emersa, infatti, una filiera di società fiduciarie, tutte con sede rigorosamente in paradisi fiscali, costruite dall’avvocato Gianni Agnelli e destinate a rendere meno visibili risorse finanziarie e ad evitare il pagamento delle imposte di successione. Di particolare rilievo è stata la gestione dei due trust creati alle Bahamas, Providenza Settlement e Providenza Settlement 2; il secondo costituito il 29 luglio 2004, in contemporanea con il fondo Bundeena alle Isole Vergini, che indicava come beneficiaria la sigla MCA, ovvero Marella Caracciolo Agnelli, e secondi beneficiari GE, JE e LE, cioè i tre fratelli Elkann. In tale ottica non è da trascurare proprio la dura lite interna alla famiglia tra i tre figli Elkann e la madre Margherita Agnelli, in relazione alla reale residenza di Marella Agnelli, la cui collocazione in Svizzera aveva lo scopo di azzerare appunto l’imposta di successione e di tagliare fuori dalla eredità la stessa Margherita Agnelli. Queste note consentono una duplice considerazione. La prima, a cui si è già fatto cenno, è riconducibile all’evidente peso storicamente assegnato dal gruppo Agnelli/Elkann alla spasmodica ricerca di strutture e sedi societarie dove non pagare imposte; una ricerca che sembra finalizzata a generare su quel versante i profitti necessari a pagare i dividendi in primo luogo proprio agli stessi azionisti di maggioranza. Riduzione del carico fiscale, profitti e dividendi rappresentano la filiera privilegiata di un’imprenditoria che pare aver abbandonato, da tempo, la ricerca dell’innovazione e il miglioramento della qualità delle produzioni. La seconda considerazione riguarda l’incredibile vicenda della richiesta legale di affidamento ai servizi sociali da parte di John Elkann, un imprenditore che ha beneficiato a lungo di aiuti di Stato. Può essere utile ricordare che ormai i dipendenti di Stellantis nel nostro paese sono circa 70 mila, in continua, velocissima diminuzione; di questi, quasi 10 mila sono interessati da qualche forma di ammortizzatore sociale, per i quali lo Stato italiano ha impiegato in meno di tre anni quasi 1 miliardo di euro, senza alcuna significativa reazione da parte della società.Dunque per riassumere, Stellantis ha sede fiscale in Olanda, il quartiere generale a Detroit, ha beneficiato di un oltre un miliardo e mezzo di euro di sussidi per incentivi all'acquisto e vari altri benefit. Pensare che queste importanti risorse pubbliche siano finite ad una società guidata da un presidente che, per ragioni fiscali, ha fatto richiesta di affidamento ai servizi sociali provoca davvero una profonda rabbia.