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Il perno eurasiatico dell’Iran è la chiave per evitare la Terza Guerra Mondiale

di Matthew Ehret - 15/07/2025

Il perno eurasiatico dell’Iran è la chiave per evitare la Terza Guerra Mondiale

Fonte: Come Don Chisciotte

In questo momento, il mondo si trova sull’orlo di un abisso nucleare e, se fosse solo per le macchinazioni degli Stati Uniti e dello Stato di occupazione israeliano, saremmo già precipitati da tempo nell’inferno.

Prima dell’assalto congiunto USA-Israele all’Iran, il mondo era sul punto di risolvere la crisi sul programma nucleare della Repubblica Islamica. Il 9 giugno, la Russia e l’Iran avevano firmato un accordo di vasta portata, volto non solo a ristrutturare l’architettura energetica dell’Asia occidentale, ma anche ad offrire una importante via d’uscita da una possibile guerra.

L’ultimo avvertimento della Russia all’impero

L’accordo prevede che la Rosatom russa costruisca almeno otto nuovi reattori atomici in Iran. Mohammad Eslami, capo dell’energia atomica iraniana, ha dichiarato: “Abbiamo un contratto con la Russia per costruire otto centrali nucleari in Iran, quattro delle quali a Bushehr”.

Questo progetto è in gran parte frutto del patto strategico globale Russia-Iran, della durata di 25 anni, ratificato dal Parlamento iraniano il 21 maggio scorso, patto che sarà finanziato dalla Russia e che fornirà all’Iran oltre 10 gigawatt (GW) di energia. Secondo i piani attuali, l’Iran intende “aumentare la capacità di energia nucleare a 20.000 megawatt (20 GW) entro il 2041”.

L’accordo era stato raggiunto pochi giorni dopo che Mosca aveva rinnovato l’offerta di salvare i negoziati nucleari tra Stati Uniti e Iran, rimuovendo l’uranio arricchito dal suolo iraniano e convertendolo in combustibile per reattori civili.

L’11 giugno il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov aveva dichiarato: “Siamo pronti a fornire assistenza sia a Washington che a Teheran, non solo dal punto di vista politico, non solo sotto forma di idee che potrebbero essere utili nel processo negoziale, ma anche dal punto di vista pratico: ad esempio, attraverso l’esportazione del materiale nucleare in eccesso prodotto dall’Iran e la sua successiva conversione in combustibile per reattori”.

Questa iniziativa, tuttavia, si è rivelata l’ultimo atto di buona fede di Mosca. Come riporta The Cradle, Mosca ha considerato i successivi attacchi statunitensi-israeliani all’Iran come un grave tradimento, ponendo fine a qualsiasi illusione sul fatto che Washington cercasse una risoluzione pacifica. I funzionari russi, colti alla sprovvista dall’aggressione, hanno deciso di abbandonare il loro ruolo di mediatori e di schierarsi fermamente con Teheran contro un’ulteriore escalation occidentale.

Perché Israele e gli Stati Uniti hanno scelto questo momento per un’escalation? La risposta è chiara: il programma nucleare iraniano non è mai stato il problema.

Al centro del calcolo di Tel Aviv c’è la sfida della Repubblica Islamica all’ordine sionista e imperiale. Al di là del suo sostegno ai movimenti di resistenza, l’Iran ha giocato un ruolo di primo piano nell’erodere il potere occidentale, forgiando in eurasia alleanze economiche e strategiche che aggirano l’egemonia del dollaro e indeboliscono l’influenza degli Stati Uniti.

Queste minacce sistemiche, unite al rifiuto di Teheran di sottomettersi al progetto del Grande Israele – una missione escatologica per ricostruire il Tempio di Salomone e stabilire un Nuovo Ordine Mondiale – hanno reso l’Iran un ostacolo insormontabile ai disegni occidentali in Asia occidentale.

L’Iran, non avendo lanciato alcuna guerra dal 1736 e dimostrando una straordinaria pazienza di fronte a decenni di provocazioni occidentali, non solo è un pilastro della stabilità regionale, è anche diventato il perno dell’integrazione eurasiatica sia nell’ambito dell’Iniziativa Belt and Road (BRI) est-ovest sia per quanto riguarda il Corridoio Internazionale di Trasporto Nord-Sud (INSTC).

La ferrovia come arteria di un futuro multipolare

Il 24 maggio è stato inaugurato un nuovo corridoio ferroviario di 8.400 chilometri che collega la città cinese di Xi’an al porto iraniano di Aprin Dry Port. Definita una “rivoluzione silenziosa” nell’interconnettività, questa linea ferroviaria riduce di 16 giorni le tradizionali rotte marittime e consolida un’arteria vitale della BRI, collegandosi senza soluzione di continuità con l’INSTC.

Il diplomatico cinese Wang Wenbin l’ha giustamente descritta come “una vittoria per la pace, lo sviluppo e la cooperazione”. Il treno per l’Iran è il treno per il futuro”.

Come ha osservato Ritu Sharma sull‘Eurasian Times, “senza la presenza di militari statunitensi lungo la linea ferroviaria, Teheran può esportare petrolio e importare beni da Pechino senza gli occhi indiscreti di Washington”.

Oltre alla Cina, i collegamenti ferroviari ripristinati dall’Iran con il Pakistan e la Turchia – quest’ultima tratta riattivata nel 2022 dopo una pausa decennale – formano un corridoio di 5.981 chilometri su cui è possibile trasportare merci da Istanbul a Islamabad in soli 13 giorni, rispetto ai 35 necessari via mare. Sono già in corso estensioni nella regione cinese dello Xinjiang.

L’aggiornamento della rete ferroviaria pakistana allo scartamento standard e la costruzione in corso del segmento Iran-Pakistan integrano ulteriormente l’infrastruttura ferroviaria regionale. Nel frattempo, l‘INSTC, concepito nel 2001 da Russia, Iran e India, si sta finalmente realizzando con oltre una dozzina di partecipanti attivi su entrambe le sponde del Mar Caspio e comprende linee marittime multimodali sul Caspio stesso.

Una linea recentemente operativa che collega Pakistan, Iran, Turkmenistan, Kazakistan e Ulyanovsk in Russia consente ora il commercio diretto di energia e beni industriali, ampliando l’accesso ai mercati dell’Asia centrale.

A sud, i piani per estendere il porto iraniano di Chabahar attraverso un collegamento ferroviario di 700 chilometri fino a Zahedan – fornendo all’Afghanistan, privo di sbocchi sul mare, un accesso commerciale vitale – dovrebbero essere completati nel 2026. Tuttavia, l’ossequioso rifiuto di Nuova Delhi di condannare l’aggressione statunitense-israeliana ha gettato un’ombra sul futuro del progetto.

L’IMEC e le illusioni dell’impero

Rispetto a questi corridoi eurasiatici rivoluzionari, il Corridoio India-Medio Oriente-Europa (IMEC), sostenuto dagli Stati Uniti e lanciato nel 2023, è una farsa geopolitica.

Mentre la Cina sostiene la sua visione con solide banche nazionali e infrastrutture reali, il consorzio IMEC – guidato da India, Israele e UE – in due anni non ha costruito nulla di tangibile. Privo di meccanismi di credito, di pianificazione energetica o di logistica su larga scala, esiste soprattutto come trovata di marketing, travestito da “moderna rotta delle spezie“.

Questo progetto fallito si aggiunge a una lunga serie di cloni della Belt and Road a guida occidentale, dalla “Green Belt Initiative” alla “Build Back Better World“, alla “Partnership for Global Infrastructure and Investment” da 600 miliardi di dollari e alla “Global Gateway” da 300 miliardi di euro (327 miliardi di dollari). Tutte sono crollate per lo stesso motivo: l’incapacità strutturale dell’Occidente di costruire.

Dopo decenni di deindustrializzazione, di dipendenza dalla manodopera a basso costo e di capitalismo da casinò, le economie transatlantiche non sono più in grado di produrre, costruire o pensare in modo strategico senza fare affidamento sulla distruzione delle nazioni più deboli per mantenere il dominio unipolare.

I BRICS+ e il nuovo ordine economico

In netto contrasto, i Paesi BRICS+ portano un’eredità diversa. La Cina da sola, in meno di vent’anni ha costruito oltre 42.000 chilometri di ferrovie ad alta velocità, tra cui l’unica ferrovia maglev funzionante al mondo, e decine di città ultramoderne.

La Cina è leader nel calcolo quantistico, nella scienza spaziale e nell’energia nucleare e prevede di costruire 150 nuovi reattori entro il 2035. Le sue istituzioni statali mantengono il controllo sul settore privato, a differenza dell’Occidente deregolamentato.

Insieme alla Russia, la Cina offre trasferimenti di tecnologia e modelli di sviluppo cooperativo agli Stati più poveri, consentendo loro di costruire economie sovrane a tutto campo.

Nel frattempo, il sistema del dollaro statunitense, sostenuto da una bolla di derivati da 1,2 quadrilioni di dollari, si sta avvicinando all’implosione. Un nuovo sistema è in arrivo. La domanda è: chi lo progetterà e a chi gioverà?

La Russia e la Cina hanno chiarito di essere al fianco dell’Iran, condannando l’aggressione israeliana ed esortando alla de-escalation. Anche il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha almeno accennato a una moderazione, affermando che “aspetterà almeno due settimane” prima di agire e facendo un gesto di rinnovata diplomazia.

Il dilemma arabo: multipolarismo o asservimento

Il successo dipende in parte dalla determinazione degli Stati dell’Asia occidentale, dell’Asia-Pacifico e dell’Africa che continuano a trovarsi a cavallo tra il campo unipolare e quello multipolare. Negli ultimi anni, l’Iran ha favorito il riavvicinamento con Stati a guida sunnita come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, la Turchia, il Kuwait e l’Egitto, alimentando le speranze di una coalizione musulmana da tempo irraggiungibile, basata sulla condivisione di scopi civili.

Ma ci si può fidare di loro? Chiedetelo a Bashar al-Assad, Muammar Gheddafi o Saddam Hussein.

Qualunque sia la valutazione, è giunto il momento per l’Occidente collettivo di espiare i suoi crimini imperiali. L’Iran ha pagato a caro prezzo in termini di sangue e sovranità e i leader di Tel Aviv potrebbero aver inflitto più danni al futuro dell’ebraismo – e alla stessa sopravvivenza dello Stato di occupazione – di qualsiasi altro nemico nella storia.

Supponendo che la guerra nucleare sia scongiurata, l’alleanza multipolare ora deve puntare tutto sulla propria sopravvivenza, consolidare una nuova economia integrata e ancorare le proprie fondamenta in una solida partnership con l’Iran.

Se gli oppositori del Sud globale non riusciranno a scegliere i principi, la sovranità e la visione a lungo termine rispetto all’asservimento all’impero, la strada verso un futuro giusto e post-imperiale potrebbe rimanere pericolosamente fuori portata.

 

Fonte: thecradle.co
Link: https://thecradle.co/articles/irans-eurasian-pivot-is-the-key-to-averting-wwIII
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org