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Il lavoro e i carri armati

di Guido Dalla Casa - 29/01/2023

Il lavoro e i carri armati

Fonte: Guido Dalla Casa

Un libro

  Il libro di Devall e Sessions sull’Ecologia Profonda, pubblicato nel 1989 dall’Editrice Gruppo Abele, è esaurito. Recentemente è stato ristampato da Castelvecchi (www.macrolibrarsi.it/search/?search3=Ecologia+Profonda).  Meno male, così resta in commercio uno dei primi libri in italiano che tratta di un movimento di pensiero che ora dovrebbe essere di grande attualità. Avevo scritto qualcosa quando Bill Devall era tornato alla Terra, nel 2009 (www.terranauta.it/a1207/pianeta_gaia/bill_devall_e_tornato_alla_terra.html ). Purtroppo la notizia della morte di George Sessions (febbraio 2016) mi è arrivata in grande ritardo. Per fortuna ora il loro libro è di nuovo in circolazione.

  Perché l’Ecologia Profonda dovrebbe avere una maggiore diffusione? La situazione del Pianeta è sotto gli occhi di tutti: sovrappopolazione, alterazione dell’atmosfera, cambiamenti climatici, estinzione di specie, fenomeni estremi, degradazione del territorio e dell’humus vitale, scomparsa degli Insetti (le Api, le Api, maledetti pesticidi!), inquinamento, perdita di biovarietà, distruzione di ecosistemi, oceani invasi dalla plastica, sono fenomeni globali ben noti.

  Qual’è la causa prima di tutti questi fenomeni?

Carri armati

  Qualche giorno fa, durante uno dei miei brevi sguardi televisivi, ho visto l’imponenza dei carri armati Leopard che stanno per essere consegnati all’Ucraina dal cosiddetto Occidente. Prima impressione: sono giganteschi, con un lungo “cannone”, e devono avere un notevole spessore di metallo. Mi dispiace che abbiano dato loro il nome di uno scattante e raro essere senziente, quel felino della savana.            

  Per costruire una di quelle macchine infernali ce ne vuole di lavoro: e per distruggerli? Basta una molotov buttata all’interno! Allora mi è venuto in mente un episodio di trenta anni fa: stavo parlando di consumi energetici e di tariffe elettriche con il Direttore di una grossa acciaieria bresciana, di quelle che fondono il rottame nel forno elettrico. Mi spiegava che gli acciaieri erano rimasti danneggiati dalla fine della guerra Iran-Iraq perché era una fonte di rottame a buon prezzo: i carri armati sono ottime fonti di rottame, perché sono spessi e grossi e in una guerra se ne trovano tanti distrutti, che aspettano solo di essere raccolti e andare in fusione. Quindi il carro armato procura “molto lavoro”, e guadagno, per l’industria in genere. Questo è solo un esempio, un episodio, perché così funziona la civiltà industriale. Lavoro, lavoro, lavoro! E, forse, anche la guerra non fa male!!?? 

  Ma tutto questo lavoro distrugge la Natura, ne disarticola i cicli vitali.

L’Articolo Uno

  Produrre, vendere, consumare! Quale consumo è più rapido di un carro armato abbattuto? Così la civiltà industriale, che si è autonominata il progresso e ha fagocitato le altre culture umane, distrugge la varietà dei viventi, e quindi la Vita stessa.

  Cari pacifisti, per avere veramente una pace duratura, occorre che non ci siano più fabbriche di armi, che si mangi e si impieghi solo quello che si ottiene localmente e che si aboliscano i rifiuti. Dovranno sparire anche i concetti di ricchezza e povertà, quindi anche il denaro, reale e virtuale: quindi, deve sparire tutta l’economia.

  I “benpensanti” che stanno facendo un sorrisino mi indichino qualche guerra combattuta dai Boscimani, dagli Eschimesi, dagli Hopi, dalle popolazioni dell’altopiano tibetano, tanto per citare solo alcune delle culture umane pacifiche, la cui esistenza dimostra che la guerra non è “propria della natura umana” (anche se quelle culture erano poche).

  A questo punto, ci sarebbe una proposta evidente per il lavoro, cioè modificare almeno l’articolo Uno della Costituzione Italiana e farlo diventare: L’Italia è una Repubblica fondata sul Mondo Naturale.