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Il misterioso trattato del Quirinale

di Mario Porrini - 23/11/2021

Il misterioso trattato del Quirinale

Fonte: Italicum

Il prossimo giovedì verrà siglato a Roma il cosiddetto “Trattato del Quirinale”. Macron e Draghi, alla presenza di Mattarella, firmeranno un misterioso documento sui cui contenuti nulla è dato di sapere. Perfino i membri del Parlamento sono stati tenuti all’oscuro. Ufficialmente si tratta di coordinamento in materia di politica europea ed estera, di sicurezza e di difesa, di politica migratoria, di economia, di scuola, ricerca, cultura e cooperazione transfrontaliera. L’assenza di informazioni ha fatto sorgere il sospetto che possa trattarsi della riedizione di quegli accordi bilaterali di Caen, del 2015, con il quale il Governo Renzi aveva tentato di cedere alla Francia acque territoriali dei mari di Sardegna, Toscana e Liguria che il Parlamento fortunatamente non ratificò.
Allo stato attuale, con l’insediamento del governo Draghi, di un governo di unità nazionale eurocrartico che governa con maggioranze bulgare, sarebbe assai difficile che un parlamento, ormai espropriato delle sue funzioni istituzionali, si possa opporre alla ratifica di un trattato con la Francia. Si aggiunga inoltre che sussiste tra Draghi e Macron una evidente affinità sia ideologica che politica.  
Ora, sembra che gli amici dei francesi, molto numerosi tra i nostri politici - basti scorrere l’elenco dei decorati con la Legion D’Onore, in maggioranza del PD - siano tornati alla carica ed anche per le forti pressioni di Mattarella, ora si sia giunti alla vigilia della firma. Il deputato della Lega, Claudio Borghi, così come la Meloni, denunciano l’estromissione del Parlamento riguardo il contenuto del documento, mentre, il politologo Carlo Pelanda, sulla base delle indiscrezioni trapelate, paventa come questa firma sancirebbe “un’auto-annessione alla Francia, industriale e strategica. Edulcorata ma sostanziale”.
L’economista Giulio Sapelli, denuncia come la Francia continui ad intervenire pesantemente nella nostra vita economica. Poiché il trattato comporta impegni sul fronte Difesa e sicurezza, esiste il concreto rischio che la Francia voglia affermare una posizione di supremazia europea. Afferma infatti a tal riguardo Giulio Sapelli: “Non è un rischio, è il piano, alla luce del sole. Ripeto, il partenariato può essere un bene ma il tempismo non è ideale. Ci sono partite industriali in sospeso che è opportuno risolvere prima. Dalla vicenda Leonardo-Oto Melara alla trattativa fra Vivendi e Kkr in Tim”.
  Per l’Italia ci sarebbe la necessità di riequilibrare un rapporto che oggi è gravemente sbilanciato, per non dire subalterno. Al momento si registra un forte disavanzo della bilancia commerciale con la finanza transalpina che drena risorse dal nostro risparmio privato per ripianare i propri debiti. La concorrenza delle aziende francesi nei confronti delle nostre è a dir poco feroce. ENI e TOTAL si scontrano nel Nord-Africa ed il terreno di gioco sta nello sfruttamento dei giacimenti libici ed in quelli della fascia sub – sahariana e l’intervento determinante del governo francese nella caduta di Gheddafi, è stato finalizzato a far perdere la posizione di forza di cui godeva la nostra compagnia petrolifera rimettendo in gioco TOTAL.
La recente visita di Mattarella in Algeria per commemorare Enrico Mattei, dati gli attuali pessimi rapporti tra Francia ed Algeria, potrebbe rappresentare un tentativo di riequilibrare un rapporto con la Francia oggi squilibrato a favore di quest’ultima. Ma, in ogni caso, si vuole stipulare un patto con Macron che è un presidente prossimo alla fine del proprio mandato, la cui rielezione è assai incerta.       
Sono, comunque, innumerevoli i segnali di inimicizia lanciati del governo francese nei nostri confronti. Recentemente, l’Eliseo ha bloccato l’acquisizione dei Chantiers de Atlantide da parte di Fincantieri mentre il consorzio franco - tedesco Knds ha messo gli occhi sulla Oto Melara. Ricordiamo poi OPA ostile di Vivendi verso Tim e Mediaset.
Nei mesi scorsi il Copasir - Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica - aveva messo in guardia sull’aggressività di Parigi. Tra il 2000 ed il 2018, ben 364 aziende italiane sono state rilevate da Player francesi per un totale di 73 miliardi di euro. Tra le più importanti operazioni la cessione di Pioneer, gruppo Unicredit, ad Amundi; l’acquisto di BNL da parte di BNP Paribas; di Cariparma e Friuladria andate al Credit Agricole, per finire con Bulgari al gruppo Lvmh.
Fino a pochissimo tempo fa, i rapporti con Parigi non erano certamente idilliaci ed avevano toccato i minimi storici con il richiamo in patria dell’ambasciatore francese dopo le dichiarazioni di sostegno ai “Gilet gialli”, di Di Maio. La Francia non ha espresso alcuna condanna nei confronti della Polonia, riguardo alla costruzione di un muro anti – migranti (che peraltro dovrebbe essere finanziato dalla UE). Ma in occasione dei respingimenti di migranti clandestini da parte dell’Italia, così si espresse Attal, autorevole esponente del partito di Macron “En Marche”: "Credo che la posizione, la linea del governo italiano sia vomitevole. E' inammissibile fare della politica spicciola con delle vite umane. Trovo che sia immondo".
Sono certamente necessarie per l’Italia alleanze strategiche in Europa riguardo alla difesa, la sicurezza, la politica migratoria e soprattutto occorrono alleanze idonee a contrastare il dominio economico politico della Germania, che a breve termine riproporrà il ripristino del patto di stabilità, pregiudicando gravemente la ripresa post – pandemica. Ma storicamente la Francia ha invocato la alleanza con l’Italia, nei momenti in cui si è trovata in condizione di inferiorità nei confronti della Germania. La Francia ha usato sempre strumentalmente l’Italia in funzione anti – tedesca, salvo poi rinnegare e tradire sistematicamente i patti di alleanza. Vogliamo dunque contrastare la supremazia tedesca con una nuova subalternità nei confronti della Francia?
Improvvisamente, senza alcun motivo apparente, siamo tornati alle manifestazioni d’amore. Sorge il sospetto che le ragioni di questo repentino cambiamento vadano ricercate proprio tra le pieghe di questo misterioso trattato. Quando si firmano accordi tra governi, di solito si pubblicizzano con grande enfasi, in qualche caso addirittura eccessiva, i tutti i vantaggi che da essi ne derivino. In questo caso avviene esattamente il contrario, si mantiene il più assoluto riserbo e questo comportamento fa sospettare che sia frutto di cattiva coscienza.
Pensare male si fa peccato ma molto spesso ci si azzecca, diceva Quello che di politici italiani se ne intende.