Il nuovo ordine biopolitico e transumanista
di Diego Fusaro - 29/11/2020
Fonte: Diego Fusaro
Se, seguendo Aristotile, l’uomo è, per sua natura, uno zoon politikòn, fatto per la vita comunitaria, e, ancora, uno zoon logon echon, portatore di ragione e di dialogo, la nuova società forgiata dalle èlites liberiste del capitalismo terapeutico si pone, eo ipso, come una guerra contro la natura umana in nome di un nuovo ordine biopolitico e transumanista; un ordine che polverizza l’essenza dell’uomo, lo istupidisce e lo fa regredire ad atomo telematico e senza nessi sociali, in cui la razionalità riflessiva è annullata sotto i colpi dell’emotività e del terrore indotto e amministrato dal potere stesso. Sicché la stessa lotta di classe tra Servo e Signore, al tempo del Leviatano sanitario, si riconfigura anche come una lotta tra “umanesimo” del polo dominato e transumanesimo del blocco dominante: la resistenza degli oppressi contro gli oppressori diviene, allora, anche inaggirabilmente una lotta tesa a difendere la natura umana, la sua dignità e il suo splendore contro la sua cancellazione, teoricamente propugnata e concretamente attuata dal ceto egemonico e dal suo blocco intellettuale di completamento. Il transumanesimo è, per dirla con Lenin, la “fase suprema del capitalismo”, il naturale approdo biopolitico della open society del globalismo mercatista.
Ecco la fotografia di fine anno del 2020: miliardari cosmopoliti della shut-in economy, del commercio digitale e della speculazione finanziaria lucrano anche più di prima. E intanto la popolazione dei ceti medi e delle classi lavoratrici sta a languire, rinserrata in casa, terrorizzata dal circo mediatico e dal clero giornalistico all’idea di contrarre il virus, di finire col tubo in bocca e impossibilitata spesso a lavorare e sempre a esercitare qualsivoglia forma di protesta per rivendicare i propri diritti calpestati in nome della lotta alla diffusione del virus. Altra foto: il patriziato globalista dominante rifiuta ormai di condividere i medesimi spazi e finanche la medesima aria con la plebe subalterna, reietta e contagiosa. Se ne ebbero già, in anteprima, alcune immagini nell’estate del 2020, allorché sui rotocalchi patinati apparvero foto che raffiguravano sontuose feste nelle ville del patriziato cosmopolita, in cui il solo a indossare la mascherina era, puntualmente, il cameriere. I convitati, per parte loro, si godevano il lusso dei giardini e delle serate baldanzose, protetti dalle mura di cinta che li separavano dall’inferno delle plebi appestate. A colpi di lockdown e di distanziamento sociale, vogliono sterminare i ceti medi e i lavoratori, in un vero e proprio genocidio organizzato. Perché, come diceva Sanguineti, "i padroni ci odiano e non lo nascondono".