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Il pacifismo guerrafondaio è la vera minaccia alla pace mondiale

di Antonio Catalano - 08/03/2022

Il pacifismo guerrafondaio è la vera minaccia alla pace mondiale

Fonte: Antonio Catalano

Il pacifismo, nel migliore dei casi, è l’inconsistente e ingenua pacificazione della propria coscienza; nella realtà fattuale è sempre lo strumento migliore per sostenere una parte contro l’altra. Il desiderio di pace esprime la naturale vocazione dei popoli a vivere – quale popolo non desidera vivere in pace? –, ma pensare che nella società di massa dominata dalla “informazione” il “pacifismo” nasca e si esprima spontaneamente è colpa grave. Colpa di non di esprimere un giudizio, una valutazione della situazione concreta, fatta non di gnomi e folletti ma di forze materiali che si contengono spazi vitali. È evidente che per una potenza lo “spazio vitale” sarà di ben altra consistenza di quello di una sub potenza, e così via scendendo per li rami. I “pacifisti” – quelli in buona fede – non si rendono conto di essere strumento di una parte contro l’altra. Nel caso specifico, il loro “pacifismo” serve come piede di porco dell’atlantismo a guida americana. Poi c’è il “pacifismo” degli assaltatori, quelli da noi capitanati dall’intrepido (si fa per dire) Letta, i quali ringhiano come cani mastini per sostenere un intervento duro contro il “cane” Putin. Questi ultimi esprimono la componente militante dello schieramento pro-Nato, quella che sarebbe ben felice di vedere la Russia ridotta a un predellino come ai tempi di Eltsin, e la testa di Putin rotolare nel fango come quella di Saddam e Gheddafi (non hanno potuto godere con quella di Assad) o, nel migliore dei casi, fargli fare la fine del presidente jugoslavo Milosevic, “trovato” morto nel democratico carcere Ue dell’Aia. In ogni caso il “pacifismo” si pone al servizio, nel nostro caso al servizio dello schieramento Nato… naturalmente a difesa del popolo ucraino. Popolo ucraino per il quale va espressa solidarietà, ma necessariamente anche l’indicazione di liberarsi della indegna cricca Zelensky, espressione organica di interessi sovranazionali messa al governo in seguito all’ennesimo cambio di regime elaborato dagli strateghi di Washington. Interesse del popolo ucraino non è diventare l'ulteriore base Nato in funzione anti russa, ma stabilire con la Russia quei rapporti “naturali” che la storia comune impone. Ecco perché è pericoloso il “pacifismo” suscitato dalla propaganda a 360 gradi in servizio permanente, quello che non tollera nessuna precisazione e puntualizzazione, quello che si esprime con l’ignoranza (naturale o voluta, comunque colpevole) dei vari Riotta Fubini e Giletti (quest’ultimo in tv parla del diario sulla prima guerra mondiale di Dostoevskij… morto nel 1881!). Insomma di quel pacifismo che in nome degli aiuti umanitari sostiene la decretazione di sanzioni economiche e l’invio di mezzi e uomini. Anche questa volta l’Italia dimostra di essere serva dei servi, incapace di scorgere neanche col lumicino una collocazione meno compromettente, così insignificante da esprimersi con le insulse parole del “ministro” Di Maio e/o con l’insipienza di un Draghi da tutti esaltato come l’uomo della Provvidenza. Ma dai! Mentre altri paesi, pur consapevoli della propria debolezza e sudditanza al “patto” Nato, cercano di preservarsi vie di fuga per garantirsi la propria sopravvivenza. Non c’è da rivendicare la pace in astratto, il vero pacifismo può solo concretizzarsi, ORA, con la richiesta di:
- Niente sanzioni
- Riconoscimento di Kiev del possesso russo della Crimea
- Riconoscimento delle due repubbliche separatiste
- Neutralizzazione dell’Ucraina
Tertium non datur. Non ci sono alternative. È questo l’unico modo di dare una vera mano alla pace. La diplomazia italiana dovrebbe lavorare in questa direzione. Certo, tutto questo non sarebbe accaduto se gli Usa non avessero da anni lavorato per determinare questa situazione… scaricando i costi dell’operazione sull’alleato europeo.