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Il Sistema di potere giudiziario vigente nel nostro Paese

di Marcello Veneziani - 03/02/2021

Il Sistema di potere giudiziario vigente nel nostro Paese

Fonte: Marcello Veneziani

È agghiacciante leggere come funziona Il Sistema di potere giudiziario vigente nel nostro Paese, descritto dall’interno da Luca Palamara nel suo libro intervista con Alessandro Sallusti (ed. Rizzoli). Agghiacciante benché risaputo. Le dicerie diffuse di tanti oscuri misfatti trovano sistematica conferma e le sparse nefandezze della magistratura vengono per la prima volta messe “a sistema”, rilegate in un piano organico. Niente di quel che è detto dal magistrato-pentito ci sorprende, ma vedere l’album quasi completo di vent’anni di storia giudiziaria e politica nostrana, con tutte le figurine al loro posto, desta un misto di rabbia, schifo e sconforto; perché sai che il sistema non cambierà e nessuno dei protagonisti verrà punito. Eccetto Palamara, che è stato radiato e perciò ha parlato. Altrimenti forse avrebbe taciuto, come quando fu pesantemente insultato in tv dal presidente emerito Cossiga, che lo paragonò a un tonno: lui non osò nemmeno precisare che il paragone era inesatto, perché la marca è Palmera mentre lui è Palamara; come confondere Cossiga con Cossutta. Ma Palamara tacque. Ora invece parla, ormai non ha niente da perdere, e fa molti nomi. Io invece non farò nomi, perché so che te la fanno pagare, in ogni senso, e andrò per allusioni; mi adatterò al metodo mafioso (omeopatia…).

Il sistema, per definirlo in breve, colpisce e punisce i nemici politici e della casta togata anche quando sono innocenti e copre e scagiona gli amici anche quando sono colpevoli. Il sistema si ramifica fino ai Colli più alti delle istituzioni; perseguitò e massacrò presidenti del consiglio ritenuti “nemici”, colpì ministri dell’interno “nemici” che facevano il loro mestiere, bloccò e punì magistrati che indagavano sui leader e i santuari della sinistra, assolse e ricevette incarichi da leader di destra che andarono a piegarsi al loro potere, caldeggiò nomine e carriere dei propri affiliati, sulla base di criteri mafiocratici anziché meritocratici. E la cosa peggiore è che tutto questo non appartiene al passato remoto. Tutti sono ai loro posti, molti in pensione.

Per educazione, formazione e senso dello Stato rispettavo la magistratura e la reputavo garante della giustizia; continuai a rispettarla fino alla morte di Borsellino. Oggi reputo la magistratura in molti suoi ranghi e organi dirigenti, con tutti i dovuti distinguo, un cancro perfino peggiore della politica; che almeno può essere combattuto se non debellato col voto e con le denunce. La magistratura no, è il perno impunibile del sistema e non può essere debellata che da se stessa o denunciata dai suoi stessi “pentiti”.

Quand’ero ragazzo citava il “sistema” chi voleva abbatterlo. Chi era integrato nel sistema non ne parlava, guazzava dentro il suo acquario, non concepiva la vita all’esterno. “Morte al sistema” gridava la sinistra rivoluzionaria, “noi siamo l’alternativa al sistema” dicevano i missini Almirante e Rauti. E le tensioni erano tra chi voleva minare o modificare il sistema dall’interno e chi invece voleva scardinarlo e attaccarlo da fuori. Ma il sistema, alla fine, ha vinto su ambedue, li ha domati o li ha assorbiti al suo interno. Anche perché il sistema non è più incentrato sullo Stato nazionale, seppure sotto l’ombrello Usa; si è fatto globale e interconnesso. L’apparato governativo, giudiziario, poliziesco e militare degli stati si è integrato nell’establishment mondiale, finanziario ed economico, tecnologico e mass mediale, e da ultimo anche sanitario; gli intrecci lo hanno reso così inespugnabile.

Il Sistema nasce da appetiti, volontà di dominio e prepotenza ma ha un preciso connotato politico che è denominatore comune: è “di sinistra” e si accanisce contro tutti i nemici della sinistra. Dapprima si trattò di un’infiltrazione, poi di una corrente militante e un gruppo di pressione, infine assunse le fattezze del sistema. Quel sistema somiglia ormai a una cupola, stratificata e tentacolare. Ha metodi di eliminazione diversi rispetto alla mafia (non uccide) ma la struttura è analoga e i criteri per premiare, punire, proteggere, massacrare sono simili.

Ma non solo. Quel sistema è analogo anche in altri ambiti. Ne cito uno, che conosco più da vicino: quello culturale, sia nel versante accademico che editoriale. Il sistema vige anche qui, ribattezzato “egemonia culturale” ed esercita un potere di veto e di eliminazione o all’opposto di padrinato di stampo mafioso. Lo vediamo all’opera a vari livelli. L’elenco sarebbe lungo: passa da università, cattedre, concorsi, premi letterari, giurie e commissioni culturali, istituzioni, giornali e pagine culturali, lobbies e case editrici. Per fare solo un piccolo esempio fresco di stampa: un amico poeta e scrittore non di destra, che per non danneggiare non citerò, ha pubblicato un suo libro da una grande casa editrice: aveva citato un pensatore di destra, di quelli proibiti, e gli hanno chiesto di eliminare quel nome. Ha dovuto farlo, per non giocarsi l’editore. Questo è il sistema e vige in ogni dettaglio. Personalmente ho conosciuto decine di episodi analoghi; con la beffa aggiuntiva che se lo dici sei accusato di complottismo e di vittimismo. O sei ignorato fino alla morte.

Mi piacerebbe che venisse fuori un Palamara dell’editoria e delle accademie e raccontasse “Il Sistema” mafioso e parentale che vige in questi ambiti. Nell’editoria e nella cultura i metodi e i poteri sono diversi ma i criteri mafiosi di cooptazione/protezione/eliminazione sono simili. La qualità, il valore non contano. Quella che fu definita la casta è in realtà un sistema di caste intrecciate che funzionano come cupole di stampo mafioso, circondate da una miriade di clientes, picciotti e protetti. Denominatore comune: sono di sinistra. E quella che fu definita la casta per antonomasia, cioè la classe politica, si può oggi definire “la feccia” al potere. La casta, anzi la cupola, è oltre. Insieme fanno sistema. Ecco il Sistema.