Israele e la sindrome ossessiva degli amaleciti
di Francesco Petrone - 04/05/2025
Fonte: Francesco Petrone
I mitici amaleciti sono menzionati dalle scritture e dalla Torah, scritti che altro non sarebbero che i primi cinque libri della Bibbia ebraica, quella che raggruppa i testi riguardanti Mosè. Gli Amaleciti sarebbero i discendenti di Amalek, analogamente ai camiti, i discendenti di Cam, o i Cananei, i discendenti di Canaan, sono solo uno fra gli innumerevoli popoli menzionati dai testi sacri che compongono anche l’Antico Testamento. Sappiamo che queste genti, come molti popoli del deserto, erano nomadi e si aggiravano nei paraggi delle terre corrispondenti alla Palestina meridionale, nei pressi del Sinai e non lontano da Gaza. I testi narrano che i seguaci di Mosè, al momento della fuga dall’Egitto, ebbero degli scontri con alcune tribù lungo il percorso, popoli che in seguito qualcuno ha identificato, appunto, come quelle genti che altro non sarebbero stati che i discendenti del mitico Amalek. Il fatto sarebbe avvenuto circa 3300 anni fa. Sappiamo che i testi biblici hanno dei passi con descrizioni molto crude, forse perché rispecchiano la mentalità di popolazioni semi-nomadi vissute molte migliaia di anni fa in Medio Oriente. Infatti quando si parla della reazione di Mosè a questi scontri, sentiamo parole che ci lasciano sconcertati. Leggiamo, a proposito del comportamento che avrebbe avuto un iroso Mosè descritto dalle scritture: “Egli ricorse allo sterminio di donne e di bambini e pensava di non agire a questo riguardo in maniera barbara e inumana: innanzitutto perché gli Amaleciti erano nemici che l’avevano minacciato e, in secondo luogo, perché aveva avuto un comando da parte dì Dio che era pericoloso disattendere”. Troviamo scritto che Mosè avrebbe addirittura detto a Israele: “Ricorda cosa ti ha fatto Amalek quando uscivi dall’Egitto”. Il comando di Dio sarebbe stato, a sentire ciò che qualche sacerdote avrebbe scritto, che il nome di Amalek doveva essere "cancellato dall'esistenza”, cioè l’ordine sarebbe stato lo sterminio totale. Cosa c’entrano questi testi con l’attualità? Dovrebbero entrarci ben poco anche perché a sentire gli archeologi israeliani, i quali hanno fatto ricerche accurate in questi decenni per ordine del proprio governo, riguardo al mitico regno di cui parlano i testi, che non c’è traccia alcuna di importanti insediamenti se non bivacchi di pastori. Sembra, infatti, che le scritture abbiano edulcorato non poco i fatti descrivendo delle realtà anche immaginarie, come i mitici grandi regni di Israele. Però, purtroppo fra i moderni sionisti c’è qualcuno che, nonostante il laicismo dell’ideologia dei fondatori, come, ad esempio , estremamente laico era anche Max Nordau Herzl che nel 1897 fondo’ il sionismo al congresso di Basilea e ne fu nominato presidente. Eppure, nonostante ciò, oggi molti israeliani e filo sionisti, continuano a prendere alla lettera le antiche scritture come se i Greci prendessero ancora alla lettera le motivazioni dell'ira di Achille descritta da Omero nell’Iliade. Eppure il poema Greco era anch'esso ritenuto un testo sacro e veritiero nell’antichità. Siamo arrivati al punto che un personaggio che aveva fatto parte, un tempo della scuola dei nuovi filosofi francesi, Bernard-Henry Levy, intervistato dal giornalista Maurizio Molinari, in veste di direttore di Repubblica, incredibilmente, parlando di un suo nuovo suo libro e di un capitolo di questo, dedicato ad Amalek, con fare serio e senza fare una piega, afferma che il pericolo di oggi è la ricomparsa di Amalek. Levy nell’intervista spiega che è tornato il più pericoloso e radicale nemico del popolo ebraico. Prosegue dicendo che Amalek non vuole (notare il tempo presente) solo la disfatta degli ebrei o dividere le terre ma vuole cancellare gli israeliti dalla faccia della terra. Il titolo del libro, pubblicato da “La Nave di Teseo”, è emblematico “Solitudine di Israele”. Il filosofo prosegue affermando che “Tra il fiume e il mare ci sono otto milioni di ebrei che oggi sono da eliminare, da cacciare” Conclude dicendo: “Che cos’è questo se non il ritorno di Amalek?”. Poi conclude dicendo che Israele e l’Ucraina combattono la stessa guerra. Si intende una guerra quasi metafisica che dice che perderla sarebbe una sconfitta per l’Occidente. Ma se queste sono idee personalissime di un personaggio anche se emblematico come il filosofo francese, le stesse le vediamo riflesse nel governo di Israele. Infatti Netanyahu è convinto anche lui di combattere una guerra definitiva del tutto per tutto contro il mitico popolo di Amalek identificato con i palestinesi. Infatti Netanyahu addita i palestinesi al suo popolo come fossero i discendenti di Amalek e sostiene il “diritto divino” Netanyahu utilizza un abile retorica, quando paragona i palestinesi agli amaleciti. Per comprendere che atmosfera irrazionalista aleggi in Israele, che sembra ripiombato piombato in una età arcaica, facciamo attenzione a cosa si dice nella Knesset, il parlamento dello Stato di Israele dal Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich del Partito Sionista Religioso. Ha detto dal suo scranno: “Uno stato palestinese non può esistere perché non esiste qualcosa che si chiami popolo palestinese”. La cosa è più grave di quel che appaia perché il paragone di Netanyahu fra palestinesi e popolo di Amalek è già un programma di genocidio in quanto gli Amaleciti sono quel popolo che Saul, come re di Israele riceve l’ordine di sterminare da parte del profeta Samuele. Ma cosa dice la stampa israeliana? Facciamo un esempio con un giornale governativo. “Questa gente merita di morire, merita una morte dolorosa, una morte tormentosa e invece eccoli là che si divertono sulla spiaggia”. È la prosa di Schlesinger il corrispondente di Hayon, un giornale israeliano a grande tiratura. Lo scritto conclude con una invocazione: “ Abbiamo bisogno di molta più vendetta, un fiume di sangue degli abitanti di Gaza “. Questo non è risentimento per il 7 ottobre, è un risentimento più grande, molto più antico, quasi atavico. L'ebreo Sigmund Freud ha studiato il fenomeno dell’antisemitismo, un sentimento diffuso di avversione nei confronti degli ebrei ed ha ipotizzato che potrebbe avere origine nel sentimento di superiorità della religione ebraica. “Il sentimento di elezione, potrebbe aver suscitato nei non ebrei un senso di minaccia o anche di invidia portando a forme di antisemitismo e discriminazione”. Una grande tragedia sta avvenendo alla luce del sole praticamente in casa di quel mondo occidentale che si vanta della sua tradizione illuminista e di un suo presunto razionalismo che avrebbe portato alla democrazia e, al disincanto e alle idee positive. Invece vediamo lo stesso Occidente che sembra ipnotizzato da idee che erano irrise già da Freud e da Einstein ai loro tempi.