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Israele riapre il mattatoio di Gaza

di Chris Hedges - 06/12/2023

Israele riapre il mattatoio di Gaza

Fonte: Come Don Chisciotte

I cieli sopra Gaza sono pieni – dopo una tregua di sette giorni – di proiettili di morte. Aerei da guerra. Elicotteri d’attacco. Droni. Granate di artiglieria. Granate di carri armati. Mortai. Bombe. Missili. Gaza è una cacofonia di esplosioni, urla di disperazione e richieste di aiuto da sotto gli edifici crollati. La paura, ancora una volta, sta attanagliando i cuori nel campo di concentramento di Gaza.
Fino a venerdì sera, 184 palestinesi – tra cui tre giornalisti e due medici – erano stati uccisi dagli attacchi aerei israeliani nel nord, nel sud e nel centro di Gaza, con in più almeno 589 feriti, secondo il Ministero della Sanità di Gaza. La maggior parte sono donne e bambini. Israele non si lascia scoraggiare. Ha intenzione di finire il lavoro, di annientare ciò che resta nel nord di Gaza e di decimare ciò che resta nel sud, di rendere Gaza inabitabile, di scacciare i suoi 2,3 milioni di abitanti in una massiccia campagna di pulizia etnica utilizzando la fame, il terrore, il massacro e le malattie infettive.
I convogli di aiuti, che portavano quantità simboliche di cibo e medicine – il primo lotto era costituito da sudari e test per il coronavirus [*], secondo il direttore dell’ospedale al-Najjar – sono stati bloccati. Nessuno, tantomeno il presidente Joe Biden, intende intervenire per fermare il genocidio. Il Segretario di Stato Antony Blinken ha visitato Israele questa settimana e, pur chiedendo a Israele di proteggere i civili, si è rifiutato di porre condizioni che possano mettere in pericolo i 3,8 miliardi di dollari che Israele riceve come assistenza militare annuale o il pacchetto di aiuti supplementari da 14,3 miliardi di dollari. Il mondo assisterà passivamente, borbottando inutili commenti sui nuovi attacchi chirurgici, mentre Israele fa girare la roulette della morte. Quando Israele avrà finito, la Nakba del 1948, in cui i palestinesi erano stati massacrati in decine di villaggi e 750.000 sottoposti a pulizia etnica da parte delle milizie sioniste, sembrerà una pittoresca reliquia di un’epoca più civile.
Niente è off limits. Ospedali. Moschee. Chiese. Case. Condomini. Campi profughi. Scuole. Università. Uffici dei media. Banche. Sistemi fognari. Infrastrutture di telecomunicazione. Impianti per il trattamento delle acque. Biblioteche. Mulini per la farina. Panifici. Mercati. Interi quartieri. L’intento di Israele è quello di distruggere le infrastrutture di Gaza e di uccidere o ferire quotidianamente centinaia di palestinesi. Gaza diventerà una terra desolata, una zona morta incapace di sostenere la vita.
Venerdi, Israele ha iniziato a bombardare Khan Younis dopo aver lanciato volantini che avvertivano i civili di evacuare più a sud, verso Rafah, al valico di confine con l’Egitto. Centinaia di migliaia di palestinesi sfollati avevano cercato rifugio a Khan Younis. Una volta che i palestinesi saranno stati spinti a Rafah, rimarrà solo un posto dove fuggire: l’Egitto. Il Ministero dell’Intelligence israeliano, in un rapporto trapelato, chiede il trasferimento forzato della popolazione di Gaza nella penisola egiziana del Sinai. Un piano dettagliato per rimuovere i palestinesi da Gaza e spingerli in Egitto è presente nella dottrina israeliana da almeno cinquant’anni. Già 1,8 milioni di palestinesi di Gaza sono stati cacciati dalle loro case. Una volta che i palestinesi avranno attraversato il confine con l’Egitto – cosa che il governo egiziano e i leader arabi stanno cercando di impedire nonostante le pressioni degli Stati Uniti – i palestinesi non ritorneranno mai più.
Questa non è una guerra contro Hamas. È una guerra contro i palestinesi.
Gli attacchi israeliani vengono eseguiti ad un ritmo vertiginoso, molti sono programmati da un sistema chiamato “Habsora” – Il Vangelo – che è costruito su un’intelligenza artificiale che seleziona 100 obiettivi al giorno. In un articolo di Yuval Abraham, pubblicato sui siti israeliani +972 Magazine e Local Call, il sistema di intelligenza artificiale viene descritto da sette attuali ed ex funzionari dell’intelligence israeliana come una “fabbrica di omicidi di massa”. Israele, ad esempio, si legge nell’articolo, una volta localizzato con il telefono cellulare quello che presume essere un agente di Hamas, bombarda una vasta area intorno all’obiettivo, uccidendo e ferendo decine e a volte centinaia di palestinesi.
“Secondo fonti dell’intelligence, Habsora genera, tra l’altro, raccomandazioni automatiche per attaccare residenze private dove vivono persone sospettate di essere agenti di Hamas o della Jihad islamica. Israele effettua poi operazioni di assassinio su larga scala bombardando pesantemente queste abitazioni”.
Dal 7 ottobre sono stati uccisi circa 15.000 palestinesi, tra cui 6.000 bambini e 4.000 donne. Circa 30.000 sono stati feriti. Oltre seimila sono i dispersi, molti dei quali sepolti sotto le macerie. Più di 300 famiglie hanno perso 10 o più membri. Dal 7 ottobre, in Cisgiordania sono stati uccisi più di 250 palestinesi e più di 3.000 sono stati feriti, anche se l’area non è controllata da Hamas. L’esercito israeliano sostiene di aver ucciso tra i 1.000 e i 3.000 dei circa 30.000 combattenti di Hamas, un numero relativamente basso se si considera la portata dell’assalto. La maggior parte dei combattenti della resistenza si rifugia nel loro esteso sistema di tunnel.
Il manuale di Israele è la “Dottrina Dahiya”. Questa dottrina era stata formulata dall’ex capo di Stato Maggiore delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) Gadi Eizenkot, attualmente membro del gabinetto di guerra, subito dopo il conflitto del 2006 tra Israele e Hezbollah in Libano. Dahiya è un sobborgo meridionale di Beirut e una roccaforte di Hezbollah. Dopo la cattura di due soldati israeliani era stata bombardata dai jet di Israele. La dottrina sostiene che Israele dovrebbe impiegare una forza massiccia e sproporzionata, distruggendo infrastrutture e abitazioni civili, per garantire la deterrenza.
Daniel Hagari, portavoce dell’IDF, all’inizio dell’ultimo attacco israeliano a Gaza aveva ammesso che “l’enfasi” sarebbe stata “sul danno e non sulla precisione”.
Israele ha abbandonato la tattica del “roof knocking“[bussare sul tetto], in cui un razzo senza testata esplosiva sfondava un tetto per avvertire chi si trovava all’interno di evacuare. Israele ha anche interrotto le telefonate che avvertivano di un imminente attacco. Ora decine di famiglie in un condominio o in un quartiere vengono uccise senza preavviso.
Le immagini di distruzione di massa alimentano la sete di vendetta di Israele dopo l’umiliante incursione dei combattenti di Hamas del 7 ottobre e l’uccisione di 1.200 israeliani, tra cui 395 soldati e 59 poliziotti. Molti israeliani provano un sadico piacere per il genocidio e si moltiplicano gli appelli per l’uccisione o l’espulsione dei palestinesi, compresi quelli della Cisgiordania occupata e quelli con cittadinanza israeliana.
La ferocia degli attacchi aerei e degli attacchi indiscriminati, il taglio di cibo, acqua e medicine, la retorica genocida del governo israeliano, fanno di questa una guerra il cui unico obiettivo è la vendetta. Non sarà un bene né per Israele né per i palestinesi. Alimenterà una conflagrazione in tutto il Medio Oriente.
L’attacco di Israele è l’ultima disperata misura di un progetto coloniale di sostituzione etnica che pensa stupidamente, come molti progetti coloniali del passato, di poter schiacciare la resistenza di una popolazione indigena con il genocidio. Ma nemmeno Israele riuscirà a farla franca con uccisioni di questa portata. Una generazione di palestinesi, molti dei quali hanno visto la maggior parte, se non tutti, i loro familiari uccisi e le loro case e i loro quartieri distrutti, porteranno dentro di sé una sete di giustizia e di vendetta che durerà tutta la vita.
Questa guerra non è finita. Non è nemmeno iniziata.


[*] A commento dell’inutilità di questi aiuti il dr. AlNajjar ha dichiarato: “...much of the aid that arrived was unnecessary, like COVID tests. We need anesthesia, medicine, and doctors. Our staff is overwhelmed & running out of energy. We don’t have bed for the injured”. [Molti degli aiuti arrivati non erano necessari, come i test COVID. Abbiamo bisogno di anestetici, medicine e medici. Il nostro personale è sovraccarico e a corto di energie. Non abbiamo letti per i feriti.] N.D.T.

Fonte: chrishedges.substack.com
Link: https://chrishedges.substack.com/p/israel-reopens-the-gaza-slaughterhouse
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Chris Hedges è un giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è stato corrispondente estero per 15 anni per il New York Times, periodo in cui è stato capo ufficio per il Medio Oriente e capo ufficio per i Balcani. In precedenza aveva lavorato all’estero per il Dallas Morning News, il Christian Science Monitor e la NPR. È il conduttore del programma “The Chris Hedges Report.”