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L'Afghanistan e il mondo libero

di Fabio Falchi - 20/08/2021

L'Afghanistan e il mondo libero

Fonte: Fabio Falchi

Anche la questione dell'Afghanistan si sta trasformando in uno scontro tra il cosiddetto "mondo libero" (di calpestare la libertà degli altri, qualcuno potrebbe aggiungere) a guida americana e le due principali potenze anti-egemoniche, ossia la Cina e la Russia. Queste ultime adesso vengono accusate di trattare con i talebani (quelli afghani, perché ci sono pure quelli pakistani, che sono diversi da quelli afghani, in specie per quanto concerne i rapporti con il governo del Pakistan), come se gli accordi di Doha con i talebani non li avessero fatti gli americani.
Per i media e i politici occidentali pare comunque che l'unico problema sia quello delle donne afghane o, meglio, delle donne della borghesia afghana. Ovviamente non si tratta di negare che questo problema vi sia e che sia serio - a parte la "sceneggiata" della giornalista della CNN -, né che vi sia sincera preoccupazione per il modo in cui i talebani intendono "pacificare" il Paese. D'altronde, dopo vent'anni di guerra e, in pratica, anche di guerra civile è difficile evitare che vi siano "epurazioni", vendette e regolamenti di conti, con tutto ciò che ne può derivare (profughi inclusi). Ed è innegabile che anche gli americani per il modo disastroso in cui hanno gestito il loro ritiro dall'Afghanistan siano responsabili di quel che sta accadendo all'aeroporto di Kabul.
Tuttavia, è chiaro che il problema del regime talebano non si riduce a questo, tanto più che il repentino crollo dell'esercito afghano è la prova che gran parte del popolo afghano era comunque ostile o diffidente nei confronti del regime filo-occidentale di Kabul e degli stessi occidentali, anche se questo non implica necessariamente che il popolo afghano stia dalla parte dei talebani.
Peraltro, adesso se si vuole aiutare concretamente il popolo afghano (donne della borghesia afghana incluse, si intende) non c'è altro modo che trattare con il regime talebano perché, se veramente i talebani vogliono "pacificare" il Paese e avere le risorse necessarie per poterlo fare, hanno bisogno degli aiuti della comunità internazionale. Cina e Russia si stanno quindi già muovendo in questo senso (il che non significa che siano disposte ad appoggiare i talebani “ad occhi chiusi”).
Certo questo non fa piacere a chi si augura che l'Afghanistan diventi una trappola strategica per la Cina e la Russia, indipendentemente dal fatto che i talebani siano sinceri e “pragmatici” (di questo naturalmente è lecito dubitare).
In ogni caso il problema dell'Afghanistan non lo si risolve coprendosi il viso o la bocca con una cartina geografica dell'Afghanistan né con le ciance deliranti sulla necessità di organizzare delle "spedizioni punitive" contro i talebani.
Il realismo (geo)politico non piace ai demagoghi di destra e di sinistra né agli “intellettuali da salotto” ma può giovare alla causa dei diritti umani assai più sia del "buonismo" ("peloso" e non "peloso") che delle rodomontate di "capitani padani". E comunque può evitare che si adotti una terapia peggiore del male che si vuole curare, ammesso che lo si voglia davvero curare.