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L'Apocalisse è nelle cose

di Luciano Fuschin - 20/07/2021

L'Apocalisse è nelle cose

Fonte: Il giornale del Ribelle

C’è chi rimpiange o teme il fascismo. C’è chi rimpiange o teme il comunismo. C’è chi crede che il problema della nostra epoca sia il razzismo. C’è chi pensa che tornare a Keynes sia il rimedio alla crisi economica e sociale. C’è chi si rifà ad A. Smith, o a Marx, o a Mazzini, o alla socialdemocrazia degli anni ’60 del secolo scorso. C’è chi vuole la difesa della Costituzione del 1948, senza accorgersi che quella Costituzione non esiste più, è già carta straccia, essendo alterata nei suoi fondamenti dall’aggiunta del Titolo V e dall’obbligo del pareggio nel bilancio ed essendo incompatibile con le leggi dell’UE. Tutti costoro vivono nel passato. Non riescono a comprendere che da quei temi e da quei fatti sono passati decenni e secoli che pesano come millenni.
I problemi dei catastrofici anni Venti del XXI secolo sono altri. Questione demografica. La pressione sul pianeta di 8 miliardi di persone si sta facendo insostenibile. Alcune nazioni, fra cui l’Italia, sono a rischio di estinzione per la bassa natalità, molte altre vedono una crescita tumultuosa della popolazione. Condizioni climatiche e ambientali. Inquinamenti e fenomeni climatici estremi minacciano la vita di intere specie, non esclusa quella umana. I progetti “green” sono ingannevoli, una vera e propria cortina fumogena per nascondere il fatto che l’unica soluzione sarebbe il ritorno all’agricoltura e all’artigianato, cioè la miseria nera o l’eliminazione di almeno l’80% della popolazione mondiale. Accumulo di armamenti quasi fantascientifici, di una potenza devastante senza precedenti e con una capacità di colpire e distruggere i centri nevralgici del nemico in pochi minuti, cosa che rende possibile un attacco massiccio e preventivo in qualunque momento. Migrazione di intere popolazioni, masse che si riversano su territori altrui, spesso senza documenti, incontrollabili e non integrabili; il razzismo sarebbe sentimento di minoranze insignificanti se non ci fosse questa che viene vista come un’invasione. Conflitto fra i generi, oggi ben più vistoso del normale conflitto generazionale e di quella che fu una lotta di classe. Crisi devastante della famiglia e di tutte le istituzioni pedagogiche. Globalizzazione che omologa culture e civiltà, in un clima di rimozione della memoria storica. Disorientamento delle giovani generazioni, perse negli strumenti informatici e senza consapevolezza del passato e progettazione del futuro. Economia che crea disuguaglianze tanto abissali da superare ogni confronto storico. Manipolazione sistematica delle menti, al limite della dittatura che impone l’adesione alla concezione rovinosa secondo cui siamo al mondo non tanto per fare il nostro dovere ma per goderci la vita, e godersi la vita significa affermazione di sé, ricerca di sensazioni sempre più forti, fiducia cieca nella medicina e nelle comodità dei ritrovati tecnologici di una scienza infallibile; ora anche la mostruosa aberrazione delle teorie secondo le quali ognuno potrebbe scegliere il genere di sua preferenza fra i tanti (?) possibili. Delirio di onnipotenza scientista, con ogni angolo del pianeta spiato dai satelliti artificiali, i progetti di transumanesimo, gli esperimenti di manipolazioni genetiche col fine non espresso di ottenere una sorta di quasi immortalità almeno per le élite.
Sciogliere in positivo anche uno solo di questi nodi appare compito immane. Affrontarli tutti, nella loro evidente connessione, sembra impossibile a qualunque cervello ancora collegato con la realtà. Ogni eventuale nuova formazione politica deve necessariamente elaborare programmi costruttivi. Allora si prospetti il recupero di un’indipendenza nazionale, si riproponga il controllo dei pubblici poteri sui mercati e sui flussi finanziari, si accetti la robotizzazione come via maestra per liberare l’umanità dalla schiavitù del lavoro salariato (ma ciò comporta la pianificazione di un Reddito Universale di Cittadinanza che potrebbe costituire un male peggiore più che un rimedio).
In conclusione, chi abbia ancora il coraggio di guardare senza paraocchi non può che prendere atto che già in questi anni Venti rimbomba il passo cadenzato di potenze mortifere e che questo secolo sarà comunque quello della resa dei conti. L’Apocalisse è nelle cose.