L’inarrestabile spinta cinese verso l’innovazione tecnologica
di Pepe Escobar - 17/11/2025

Fonte: Come Don Chisciotte
La spinta all’innovazione della Cina raggiungerà il culmine nel 2025. Andiamo al sodo e concentriamoci su quattro settori cruciali.
1. Il fattore Huawei
Huawei sta già testando la sua prima macchina litografica EUV (Extreme Ultraviolet) sviluppata internamente, in grado di produrre chip da 3 nm. I test di prova stanno procedendo a pieno ritmo presso il centro di ricerca di Dongguan e la produzione industriale dovrebbe iniziare nel 2026.
È impossibile sopravvalutare quanto sia rivoluzionario questo passo avanti cinese, in particolare nel campo del plasma a scarica indotta da laser (LDP – laser-induced discharge plasma). È destinato a stravolgere completamente il panorama della tecnologia dei semiconduttori.
La fisica alla base dell’LDP di Huawei è fondamentalmente diversa dal metodo utilizzato dal monopolio di fatto dell’olandese ASML. Trattandosi della Cina, tutto è più semplice, più piccolo e più economico.
La tecnologia di Huawei è destinata a rompere quel monopolio, consolidando l’indipendenza della Cina nel settore dei chip. Per quanto riguarda l’efficienza dei costi, Huawei mira a produrre macchine EUV a una frazione del costo di quelle di ASML (circa 350 milioni di dollari per ogni unità) e a inondare la Cina con chip da 3 nm prodotti internamente.
Tutto questo sta accadendo dopo che i proverbiali “esperti” occidentali, in seguito alle sanzioni imposte da Trump 1.0 nel 2019, avevano affermato che la Cina avrebbe impiegato una quindicina di anni solo per recuperare il ritardo. Dopo tutto, la tecnologia EUV era radicata troppo profondamente nella catena di approvvigionamento controllata dall’Occidente. Si presumeva che la Cina non sarebbe mai stata in grado di spezzare il monopolio.
Beh, ovviamente qualsiasi monopolio è abbattibile quando i partenariati pubblico-privati – nel mondo accademico e tecnologico – investono miliardi di dollari in ricerca e sviluppo, riuniscono le menti migliori e si concentrano sulla creazione di un ecosistema EUV partendo da zero.
Non si tratta solo di tecnologia, ma di un terremoto geoeconomico e geopolitico. In tutta la Cina si è svolto un serio dibattito sul fatto che ci sarebbero voluti dai 2 ai 3 anni per eliminare qualsiasi dipendenza dalla tecnologia statunitense/occidentale. Ebbene, Huawei e SMIC pensano di iniziare la produzione industriale di questi chip da 3 nm già entro il prossimo anno. Non è difficile capire dove si trova il futuro della produzione globale di chip.
Investire in ricerca e sviluppo e raggiungere il paradiso dei brevetti
Passiamo ora a Fan Zhiyong, vicepresidente e ministro della proprietà intellettuale di Huawei, che ha parlato martedì scorso al sesto Forum sull’innovazione e la proprietà intellettuale dell’azienda.
Ha spiegato che “dal nuovissimo sistema operativo HarmonyOS 6 al potente supernodo Atlas 950, il nostro team di ricerca e sviluppo ha ottenuto successi notevoli. Sebbene molti prodotti software e hardware leader siano progetti di ingegneria di sistemi di grandi dimensioni, stiamo facendo ogni sforzo per renderli accessibili a tutti”.
Huawei organizza quasi ogni anno un forum sull’innovazione e la proprietà intellettuale, durante il quale si discute dell’importanza della proprietà intellettuale aperta/protetta e vengono pubblicizzate i dieci migliori brevetti dell’azienda: quest’anno sono stati presentati, tra gli altri, i supernodi, il sistema operativo Harmony OS, gli schermi pieghevoli, le interconnessioni ottiche a corto raggio e le unità a stato solido di nuova generazione.
Non è un segreto: dietro a tutte queste innovazioni ci sono ingenti investimenti in ricerca e sviluppo. Negli ultimi cinque anni, Huawei ha investito oltre il 20% del proprio fatturato annuo in ricerca e sviluppo. Secondo l’EU Industrial R&D Scoreboard 2024, Huawei è al sesto posto a livello mondiale per spesa in ricerca e sviluppo.
Huawei non considera questi risultati come un passo verso un “giardino chiuso”. Al contrario: la strategia è quella di promuovere un'”industria aperta”, compreso il lancio di una serie di nuovi software e hardware open source.
Questa apertura si riflette nel fatto che Huawei è uno dei maggiori possessori di brevetti al mondo. Alla fine del 2024, Huawei deteneva oltre 150.000 brevetti validi autorizzati a livello globale, che vanno da oltre 50.000 brevetti in Cina a oltre 29.000 brevetti negli Stati Uniti e 19.000 in Europa.
E questo ci porta a…
2. Indipendenza tecnologica totale
E, naturalmente, tutto questo è incentrato sull’intelligenza artificiale. Passiamo ora a tre recenti mosse tecnologiche chiave:
A. Pechino ha vietato l’uso di chip AI stranieri in tutti i data center finanziati dallo Stato in tutta la nazione. Saranno esentate solo alcune aziende private che costruiscono i propri data center.
B. I governi locali e regionali sono stati incoraggiati e stanno già sovvenzionando le bollette elettriche dei data center AI. La Cina ha un vantaggio infrastrutturale fondamentale rispetto agli Stati Uniti: energia elettrica economica ed estremamente abbondante, come ho potuto constatare di recente durante i miei recenti viaggi nello Xinjiang. Ciò è essenziale per compensare il costo del passaggio ai chip nazionali, un’operazione che richiede un maggiore consumo energetico. Ad esempio, il sistema server AI di Huawei, CloudMatrix 384, consuma più energia del sistema NVL72 di Nvidia.
C. Pechino sta inoltre lanciando un nuovo e ambizioso piano denominato “AI Plus Manufacturing“, incluso nella più ampia iniziativa AI Plus.
Il punto A è estremamente pertinente perché Trump 2.0 sta discutendo se consentire a Nvidia di vendere alla Cina una versione ridotta dei suoi chip Blackwell. Il CEO di Nvidia, Jensen Huang, sta facendo pressioni come se non ci fosse un domani, disperato all’idea di perdere definitivamente il mercato cinese a favore di Huawei. Ha annunciato in modo roboante che la Cina è solo “nanosecondi” indietro rispetto agli Stati Uniti nel settore dei semiconduttori.
Anche il punto C è estremamente pertinente perché, come abbiamo visto con il fattore Huawei, Pechino punta all’autosufficienza senza limiti nel campo dei chip per l’intelligenza artificiale.
Pechino sta mettendo in atto una strategia molto intelligente. L’assenza di chip stranieri nei data center significa un mercato di fatto protetto per gli innovatori nazionali di chip in grado di eguagliare le prestazioni dei chip stranieri. Si tratta di un incentivo enorme.
Li Lecheng, ministro dell’Industria e dell’Information Technology (MIIT), ha annunciato che il MIIT pubblicherà presto un piano denominato “AI Plus Manufacturing”, incentrato sull’introduzione di aggiornamenti AI in settori chiave; sull’espansione della progettazione assistita intelligente, della simulazione virtuale e del rilevamento precoce dei difetti; sulla promozione di telefoni cellulari e computer di nuova generazione dotati di AI; e sull’accelerazione della ricerca e sviluppo per dispositivi intelligenti di nuova generazione, come robot umanoidi e interfacce cervello-computer.
In sintesi: è così che Pechino intende sviluppare l’intelligenza artificiale in ogni settore dell’economia cinese. Si tratta di una strategia di innovazione totale senza esclusione di colpi. Sanzioni? Quali sanzioni?
Cosa può realizzare una Cina stabile e resiliente
3. Energia pulita
Questa rivoluzione è già in atto: la Cina ha superato l’intero Occidente, avendo installato, ad esempio, quasi 900 gigawatt di capacità solare, più della combinazione USA-UE.
L’anno scorso, la Cina ha prodotto 1826 terawatt/ora di elettricità da energia solare ed eolica, cinque volte l’energia equivalente di tutte le sue testate nucleari.
Sì: è una superpotenza energetica certificata.
4. Una piattaforma di rilevamento precoce basata sui big data
L’Istituto di ricerca di tecnologia elettronica di Nanchino, il principale centro cinese di elettronica per la difesa e polo di innovazione chiave nonostante le sanzioni statunitensi, sta sviluppando una rivoluzionaria “piattaforma distribuita di rilevamento precoce basata sui big data” in grado di tracciare in tempo reale fino a 1.000 lanci di missili in tutto il mondo.
La piattaforma fonde i dati provenienti da una vasta gamma di sensori spaziali, aerei, marittimi e terrestri, utilizzando algoritmi avanzati per distinguere le testate dai falsi bersagli e procedere all’azione attraverso reti sicure.
Il sistema integra letteralmente qualsiasi cosa: flussi di dati frammentati ed eterogenei provenienti da più fonti (radar, satelliti, sistemi di ricognizione ottica ed elettronica), indipendentemente dalla loro provenienza e dal momento in cui erano stati raccolti.
Si arriva poi all’integrazione del sistema con i missili intercettori. Durante la parata militare del Giorno della Vittoria lo scorso settembre a Pechino, la Cina ha presentato una nuova generazione di missili di difesa aerea e antibalistici, tra cui l’HQ-29, in grado di intercettare missili ostili oltre l’atmosfera. Chiamatelo il Dragon Dome cinese.
Questi sono solo quattro vettori della strategia tecnologica concertata della Cina, uno dei temi chiave del prossimo piano quinquennale che sarà approvato il prossimo marzo durante le “Due sessioni” a Pechino.
Passiamo ora a Ronnie Chan, presidente emerito dell’Asia Society e presidente del suo centro di Hong Kong. È uno di quegli affabili membri dell’élite di Hong Kong della vecchia scuola che ha visto tutto e che è in grado di sintetizzare ciò che ci aspetta in modo acuto e gentile. Ciò che ha detto recentemente in un seminario organizzato dalla Shanghai Development Research Foundation non potrebbe essere più pertinente.
Prendiamo solo tre punti chiave:
1. “Il popolo cinese è resiliente e paziente. Finché viene mantenuta la stabilità interna, la pressione esterna non fa che rafforzare la sua resistenza (…) in questa rivalità tra Cina e Stati Uniti, non ci sarà un vero vincitore, ma alla fine la parte che resisterà più a lungo sarà la Cina”.
2. “L’economia cinese non è eccessivamente finanziarizzata e continua a basarsi sull’economia reale. Solo quando il settore manifatturiero è forte una nazione può rimanere stabile e resiliente”.
3. “La Cina deve mantenere la calma, senza essere né ciecamente ottimista né ciecamente pessimista. La Cina possiede un mercato vastissimo, una catena industriale completa e una popolazione diligente. Finché la stabilità interna regge, le pressioni esterne non possono sconfiggerla. Le vere opportunità future non risiedono nel settore immobiliare o finanziario, ma nel settore dei servizi e nelle economie reali guidate dall’innovazione”.
Non esiste alcun “miracolo” cinese: è tutta una questione di pianificazione e duro lavoro. E ora passiamo alla fase successiva: innovazione senza limiti.
-
Tech Sinica è un neologismo coniato in ambito geopolitico-tecnologico per indicare la versione cinese del complesso militare-industriale-accademico, sul modello del famoso “Tech America” o “Military-Industrial Complex” americano, N.D.T.
Fonte: sputnikglobe.com
Link: https://sputnikglobe.com/20251113/pepe-escobar-tech-sinica—chinas-relentless-innovation-drive-1123110639.html
13.11.2025
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

