L'incendio israeliano del Medio Oriente
di Andrea Zhok - 12/06/2025
Fonte: Andrea Zhok
Non è chiaro ancora se quanto sta avvenendo nella triangolazione Israele-USA-Iran sia parte di una complessa trattativa ancora in corso o se sia il preludio ad una guerra totale.
Il sospetto e timore che sia quest'ultima è però forte.
La questione, l'ultima questione apparentemente, su cui lo scontro appare insanabile è legata all'arricchimento dell'uranio per uso civile.
L'Iran possiede risorse di uranio sul proprio territorio, ha una centrale elettronucleare attiva (Bushehr), una seconda in costruzione accanto alla prima e altre due pianificate. L'Iran inoltre possiede la tecnologia per l'arricchimento dell'uranio in modo da renderlo fruibile per uso civile. Ma la medesima tecnologia può consentire anche un arricchimento ulteriore, rendendo il materiale atto ad un utilizzo militare.
Israele non ha risorse di uranio sul proprio territorio ed ha ottenuto, in maniera informale, mai ammessa ufficialmente, tecnologia ed ordigni nucleari dagli USA.
Dunque allo stato dell'arte la situazione è questa (ed è ammessa come tale dal consenso degli esperti internazionali).
Israele possiede armamenti nucleari, ma non ha interesse ad un uso civile del nucleare. Possiede invero una centrale nucleare costruita a Dimona dai francesi, la cui principale funzione è la produzione di plutonio ad uso bellico. La centrale di Dimona NON è sottoposta ai controlli internazionali dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica.
L'Iran, possedendo risorse di uranio in proprio, ha invece un ovvio interesse a sviluppare un programma di uso civile del nucleare. L'Iran, nel corso delle trattative, si è detto disponibile a consentire le ispezioni dell'AIEA, a non arricchire ulteriormente l'uranio oltre i livelli necessari per uso civile, e a liberarsi dell'uranio arricchito al di là di quel livello.
La Russia ha inoltre offerto la disponibilità a mediare, mettendo in sicurezza l'uranio arricchito iraniano.
Tuttavia Israele esige che l'Iran ceda integralmente la propria capacità di arricchimento dell'uranio, anche per uso civile.
In sostanza, una volta di più, come Israele è aduso fare letteralmente da quando esiste, ci sono due standard: uno si applica ad Israele, l'altro al resto del mondo.
L'Iran deve rinunciare a sfruttare le risorse nucleari già in proprio possesso anche per uso civile, non deve possedere armi nucleari e deve sottoporsi ai controlli dell'AIEA.
Israele può detenere armi nucleari, può sottrarsi ai controlli internazionali e può bombardare preventivamente chi gli pare se ritiene che questo sia nel proprio interesse nazionale.
Perché, per dirla col Marchese del Grillo: "Io so io e voi non siete un cazzo".
A meno che non si tratti dell'ennesima forma estrema di trattativa con minacce, ci potremmo trovare alle soglie di un attacco israeliano che potrebbe incendiare il Medio Oriente con alcuni esiti prevedibili (incremento stabile dei costi del petrolio) e altri esiti imprevedibili.
Siccome Israele non potrebbe in nessun modo sostenere un confronto diretto e aperto con l'Iran, gli USA verranno coinvolti. Ma se gli USA saranno coinvolti, quanto è plausibile che Cina e Russia rimangano alla porta, visti i grandi interessi dei due paesi nella regione?
Se Cina e Russia lasciassero l'accoppiata USA-Israele fare a pezzi l'Iran (e, pur con costi molto elevati, ne avrebbero la possibilità), quanto rimarrebbe del tentativo di bilanciamento egemonico dei BRICS?
Ma se Cina e Russia dovessero sostenere l'Iran, in che forma potrebbero farlo, visto che la Cina non possiede basi militari extraterritoriali e la Russia poche e - dopo il rovesciamento del governo di Assad in Siria - distanti?