L’Italia&C. inviano a Kiev carri armati da rottamare
di Alessandro Mantovani - 18/05/2025
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Andrea Gaiani (Analisidifesa.it): “Solo sull’artiglieria forniti pezzi più recenti. Ma dire che la ragione sia rinnovare gli arsenali è pretestuoso”
L’elenco italiano come è sempre è segreto, sull’undicesimo pacchetto di aiuti militari per l’Ucraina sono uscite indiscrezioni solo sui cingolati M113. L’Italia dovrebbe fornirne 400 a Kiev, li aveva già mandati il governo Draghi. “Sono veicoli da trasporto truppe cingolati, Vtt, armati di mitragliatrice, hanno i cingoli ma non sono carri armati”, spiega Gianandrea Gaiani, esperto di cose militari e direttore di Analisidifesa.it. Non è un carro da combattimento, non ha un cannone. Trasporta sul campo di battaglia una squadra di fanteria, dieci soldati. I primi M113 risalgono agli anni Cinquanta del secolo scorso, poi sono stati prodotti anche in Italia, li hanno usati e ancora un po’ li usano in tutto il mondo.
“È un mezzo molto vecchio, americano, che in Europa è stato realizzato in varie versioni. Li hanno forniti agli ucraini anche il Belgio, l’Olanda, tantissimi Paesi Nato. Ma sono mezzi ormai dismessi, radiati dall’esercito italiano. Li abbiamo regalati al Pakistan che li usava per i pezzi di ricambio”. Secondo alcune fonti ne abbiamo avuti fino a 4.000, sono per lo più nel deposito-cimitero di Lenta, nel Vercellese. Ma in Ucraina, racconta l’analista, “l’M113 si è rivelato molto vulnerabile perché ha una blindatura leggera, vulnerabile alle armi automatiche come i cannoncini e le mitragliatrici pesanti, ma vulnerabilissimo anche ai droni. Ho visto foto e video fatti dai russi – dice ancora l’analista – dopo aver espugnato posizioni in mano agli ucraini. Molti M113 venivano usati dagli ucraini dentro delle fosse: scavavano un buco, ci mettevano dentro il mezzo in modo che la mitragliatrice potesse sparare, per dare supporto alle truppe in trincea, ma non lo impiegavano sul campo di battaglia perché era troppo vulnerabile”. Infatti “bisogna capire – prosegue Gaiani – se gli ucraini applicheranno blindature aggiuntive, o l’abbiamo fatto noi per renderli più robusti, o delle gabbie antidroni”. Il direttore di Analisidifesa.it, come noi, non conosce l’elenco degli armamenti italiani per Kiev, ritiene però “credibile che gli diano i M113 perché gli ucraini nell’ultimo anno e soprattutto a Kursk (in Russia, fallita, ndr) hanno perso un numero incredibile di veicoli trasporto truppe”. Saranno anche vecchi ma a loro servono.
Due anni fa gli ucraini si sono lamentati per la scarsa qualità degli obici semoventi M109L forniti, tra gli altri, dall’Italia. “Anche quelli radiati – sottolinea Gaiani. – Ma per l’artiglieria, i cannoni che servono a colpire il nemico oltre le linee, noi come altri abbiamo fornito anche sistemi in dotazione: per gli obici Fz70 gli ucraini ci ringraziarono. Datati anche quelli ma in servizio. E poi i Pzh 2000, che hanno sostituito gli M109L: li hanno forniti anche tedeschi e olandesi”. Agli ucraini abbiamo dato mitragliatrici M2 Browning e Mg, vecchie sì ma perfettamente funzionali. E i sistemi di difesa aerea, i vecchi Spada ma anche i Samp-T, avanzatissimi, ben tre. Infatti dovremo ricomprarli.
Gaiani non condivide il sospetto che si svuotino arsenali e depositi anche per avere un motivo in più per riempirli di nuovo. “È pretestuoso – taglia corto – anche perché non svuotiamo gli arsenali. Abbiamo una linea di mezzi corazzati molto vecchia che stiamo cercando di ammodernare e non diamo via nessuno dei nostri 150 carri Ariete, né degli oltre 200 veicoli da combattimento Dardo, molto vecchi e destinati a essere sostituiti un giorno dai Lynx di Leonardo-Rheinmetall. Non li abbiamo dati perché ci servono. Lo fanno tutti, anche i tedeschi, che hanno mandato i vecchi Marder 1 per il trasporto truppe e i carri Leopard 2 A4, non i Leopard 7 . Quando gli spagnoli hanno dato i Leopard 2 A4 ci hanno messo diversi mesi per metterli in condizioni di essere impiegati. Gli inglesi – racconta ancora Gaiani – hanno mandato i semoventi As90 e gliene sono rimasti 12, comprati dagli svedesi: la Gran Bretagna con tutte le chiacchiere interventiste che fa oggi è quasi senza artiglieria semovente. E la Danimarca ha dato quasi tutti i suoi carri francesi Cesar all’Ucraina. Ora si parlo di rischio conflitto e ognuno si tiene quel che ha”.