L'ottusità della censura o la dialettica del confronto?
di Paolo Desogus - 04/12/2025

Fonte: Paolo Desogus
Alcuni deputati del Partito Democratico, tra cui l'ex ministro renziano Graziano Delrio, hanno presentato alla Camera un disegno di legge che equipara le critiche ad Israele con l'antisemitismo. Si tratta come si vede di un fatto molto grave su cui occorre riflettere attentamente e che credo debba essere analizzato sullo sfondo delle pulsioni che agitano il paese e sul decadimento della sua cultura politica.
Delrio agisce certamente su mandato dei gruppi di influenza che intendono sopprimere ogni manifestazione di dissenso verso lo stato terrorista di Israele e il suo genocidio a Gaza. Il fatto che questa scelta illiberale non sia automaticamente rifiutata e anzi trovi sufficiente consenso per divenire oggetto di discussione in Parlamento è però il segno che il problema non va cercato solo nella falsa coscienza di qualche deputato ma anche nella società.
La logica della messa al bando di chi non la pensa diversamente è purtroppo qualcosa di molto presente tra i diversi schieramenti. Ne abbiamo prova anche a sinistra. Basta leggere le reazioni sul web a chi ha sollevato qualche dubbio sulla scelta di alcuni scrittori di disertare un festival del libro allo scopo di escludere una casa editrice di estrema destra. Piaccia o no, il metodo da loro scelto è identico a quello che è stato usato contro i presunti "punisti" e che più recentemente è stato esteso anche a chi ha manifestato per la Palestina.
Questa caduta generalizzata credo che dipenda dall'assenza di cultura politica. Le stesse forme di attivismo si sono ridotte a grido di principi astratti e non negoziabili, da cui dunque non si può trarre alcuna reale forza costruttiva a meno di non sperare di convertire tutti, nessuno escluso, nella propria visione del mondo. Questa riduzione della politica a poche formulette è qualcosa che attraversa i diversi schieramenti e che descrive il pesante decadimento culturale dell'Italia, sempre più simile alle manifestazioni trumpiane o anche israeliane: anche in tali contesti infatti l'altro da sé è considerato un irriducibile nemico.
Su questa fragilità culturale le pulsioni autoritarie, sempre più forti in Italia ed evidentemente presenti anche nel PD, trovano il loro terreno ideale per crescere. Alla logica della messa al bando occorre invece riscoprire la logica della dialettica, che non è negazione assoluta della controparte, ma è confronto, lotta nel merito concreto e non nelle premesse astratte.

