L'Unione Europea è un treno in corsa verso l'abisso, pilotato da sfasciacarrozze allo sbaraglio
di Diego Fusaro - 23/08/2025
Fonte: Diego Fusaro
Nel suo recente intervento al consesso di Rimini, detto meeting con la lingua dei mercati, è intervenuto anche l'immarcescibile Mario Draghi, l'impenitente eurinomane delle brume di Bruxelles, l'austerico passato da Goldman Sachs alla BCE. L'unto dai mercati ha fatto un intervento decisamente duro nei toni contro la postura - meglio sarebbe dire l'impostura - dell'Unione Europea. Ha asserito testualmente che essa è "marginale e spettatrice", condannata all'irrilevanza sul piano geopolitico. In questo caso, l'euroinomane ha perfettamente ragione, anche se la questione è decisamente più grave di come egli la ha dipinta. Infatti, l'Unione Europea non è semplicemente irrilevante, marginale e spettatrice: essa si è condannata al pessimo ruolo di semplice colonia di Washington, finendo addirittura per essere più realista del re. È l'Unione Europea, addirittura più della civiltà del dollaro, a volere oggi che la guerra in Ucraina continui all'infinito. È l'Unione Europea a lanciare il folle e manicomiale piano del Rearm Europe, un vero e proprio disastro sul piano strategico ma poi anche sul piano dello spreco dei danari pubblici. Oltretutto, ciò che Mario Draghi si guarda bene dal sottolineare è che non si tratta di una patologica deviazione rispetto a una struttura in sé sana: l'Unione Europea è nata marcia nelle sue stesse fondamenta, dato che si è venuta costituendo come l'unione del capitale europeo contro i lavoratori e i popoli d'Europa, dunque come una riorganizzazione verticistica del capitale dopo la data epocale del 1989. Ancora, l'Unione Europea non ha rappresentato lo strutturarsi dell'Europa come potenza autonoma e sovrana: al contrario, ha rinsaldato la subalternità del vecchio continente alla civiltà del dollaro e alla sua libido dominandi di marca schiettamente imperialistica. Ovviamente, Mario Draghi, come tutti gli euroinomani, anche al cospetto del fallimento plateale dell'Unione Europea continuerebbe a dire che essa deve essere salvata whatever it takes, per usare una celebre espressione impiegata a suo tempo dallo stesso unto dai mercati. Magari direbbe anche che "ci vuole più Europa", per riprendere il mantra prediletto della schiera omologata degli euroinomani di Bruxelles: slogan folle, basato sul principio per cui se la cura produce la morte del paziente, allora bisogna aumentare le dosi della cura stessa. Diciamolo apertamente e senza ambagi: l'Unione Europea è un treno in corsa verso l'abisso, pilotato da sfasciacarrozze allo sbaraglio.