La falsa alternativa tra due visioni accelerazioniste, da cui bisogna uscire
di Riccardo Paccosi - 21/08/2025
Fonte: Riccardo Paccosi
Vale la pena ascoltare per intero l'intervista a Peter Thiel, di cui al link https://www.youtube.com/watch?v=vV7YgnPUxcU&t=1445s.
Thiel è stato parte della "Paypal Mafia" insieme a Elon Musk, ha fondato il sistema di elaborazione dati a scopo predittivo di nome Palantir ed è stato il principale artefice dello spostamento politico dei leader della Silicon Valley dai Dem verso Trump.
Ma soprattutto Thiel, a differenza di Musk e consimili, possiede delle effettive capacità teorico-intellettuali: riesce a passare con agilità dalla sociologia alla teologia ed è stato all'università allievo del filosofo René Girard.
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Nella sottostante intervista, Thiel sostiene che il grande rischio dell'umanità non constI d'un evento di livello estinzione come la guerra nucleare, bensì dell'avvento d'un governo mondiale totalitario come risposta unica e risolutiva ai vari stati d'emergenza.
Pertanto - seguita a dire l'imprenditore - stretti fra l'alternativa tra l'Armageddon e il regno dell'Anticristo, gli esseri umani potrebbero scegliere il secondo.
Il volto odierno dell'Anticristo, conclude Thiel, non somiglia tanto a quello d'un Dottor Stranamore quanto a quello di Greta Thunberg.
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Chi fa parte dell'opposizione anti-globalista, può facilmente riconoscersi in queste parole; al punto che, se si prendessero in considerazione esclusivamente i contenuti di questa intervista, qualcuno potrebbe trarre la conclusione che Peter Thiel sia "uno dei nostri".
Così non è, per il semplice motivo che, accanto a queste enunciazioni di pensiero critico più o meno affascinanti, va considerata anche la pars costruens dell'area di pensiero di cui il fondatore di Palantir fa parte.
Suddetta area è riconducibile alla costellazione filosofica detta Dark Enlightenment. Quest'ultima - attraverso il suo teorico Curtis Yarvin nonché tramite l'opera del filosofo britannico Nick Land - propugna un mondo basato sulla sovranità delle corporation private, che dovrebbero sostituire completamente gli Stati.
In questo mondo totalmente privatizzato, non potrebbe esserci democrazia perché quest'ultima - come affermato da Thiel in altra sede - è incompatibile con la libertà.
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E qui si arriva a un nodo concettuale basilare, ovvero occorre comprendere cosa siano, oggi, il libertarismo americano e il significato della parola libertà ch'esso veicola.
Noi europei siamo cresciuti con l'idea che la libertà sia una determinazione collettiva e che, per dirla con Bakunin, non si possa essere liberi come individui se il resto del mondo è composto da schiavi.
L'odierno libertarismo americano spezza questa correlazione - propria del XIX e XX secolo - tra libertà ed egualitarismo, affermando che liberi sono solo ed esclusivamente coloro che abbiano la forza creativa d'innovare, imporsi e arricchirsi.
Secondo tale visione, chi è povero può trovare in questa visione di Far West tecnologico un modello aspirazionale preferibile all'odiato regolazionismo statale che - dice Thiel - produce stagnazione e fa rallentare le trasformazioni tecnologiche.
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La lentezza: ecco dunque palesarsi un ulteriore nodo concettuale.
Sia la visione destro-nazionalista e anarcocapitalista di Thiel, sia il totalitarismo "sostenibile" degli ultraglobalisti di sinistra, sono accomunati dalla fede in un unico paradigma riguardante la filosofia del tempo, che è l'accelerazionismo.
Secondo entrambe le visioni, il tempo non-umano delle macchine va assecondato e il ritmo biologico e sociale non hanno altra scelta che adattarsi. Ovvero i corpi e le coscienze devono trasformarsi per assumere stabilmente una dimensione di vita dove non esiste riposo, non esiste meditazione, non esiste stato di quiete.
Certo, dinanzi a una visione di sinistra enunciante solo lockdown, distanziamento sociale e azzeramento dell'eros, la visione "western" della destra appare in questo momento più seducente. Quest'ultima, infatti, contrappone allo spegnimento della vita propugnato dagli ultra-globalisti una competizione vitalistica. Ma questa visione è a sua volta anti-umana perché nega aspetti basilari della natura della nostra specie quali la cooperazione e il riconoscimento d'una sfera comune-collettiva.
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Il punto, quindi, non è scegliere tra accelerazionismo di destra e accelerazionismo di sinistra, tra reductio ad digitum della vita e vitalismo neo-barbarico.
Il punto è, invece, rifiutare in toto l'accelerazione, contrapporre il tempo circolare alla "cronocrazia", contrapporre l'antica sigla serale
di termine dei programmi televisivi al flusso h24.
Infine, se da l'accelerazionismo prospera grazie alla paura del futuro, il punto è contrapporre a questo connubio l'amore. Per dirla con Shakespeare: "Il tempo falcia guance rosee, e labbra, ma l'amore non ha paura del tempo; un'ora o un giorno breve non lo cambia, e fino al Giorno del Giudizio dura."