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La grande strumentalizzazione del sermone del Patriarca ortodosso

di Antonio Catalano - 09/03/2022

La grande strumentalizzazione del sermone del Patriarca ortodosso

Fonte: Antonio Catalano

- La7: «Sermone choc. Kirill: È una guerra giusta contro le lobby gay».
- Famiglia Cristiana: «Il triste sermone del patriarca di Mosca: quelle parole che non avremmo preferito ascoltare».
- Il Mattino: «Sermone choc: La guerra in Ucraina è contro chi sostiene i gay».
- Il Giorno: «Kirill: Guerra giusta, è contro le lobby gay».
- La Stampa: «Sermone choc: “Giusto combattere, resistere alla lobby gay”».
- Ansa: «Kirill, giusto combattere, è contro lobby gay».
- Il Giornale: «Delirio mistico del patriarca ortodosso: “La guerra è giusta, schiacciamo la lobby gay”».
- Sky Tg24: «Giusto combattere, è contro la lobby gay”».
- Il Corriere: «Kirill: La guerra è giusta, combattiamo la lobby gay».
- Il Fatto: «Shock per le parole del patriarca Kirill sui gay».
Mi fermo, ma potrei proseguire. Chiaro come si forma la cosiddetta Opinione Pubblica? D’altronde quando si combatte la guerra… alla guerre comme alla guerre… la guerra si fa con tutti i mezzi a disposizione, senza andare per il sottile, anche coprendo di un telo nero il David di Michelangelo. Non mi scandalizza che la stampa del pensiero unico faccia il suo lavoro, ma chi vuole andare oltre non può limitarsi a bere l’acqua avvelenata offerta a ciclo continuo dalla “libera” informazione. Per onestà di cronaca, devo segnalare nella stampa nazionale una pacata quanto argomentata riflessione di Francesco Borgonovo sulla “Verità” di oggi.
Ho cercato il testo nella rete, non è stato facile, si trovano solo frasi citate dai giornali, quindi sono andato direttamente sul sito del patriarca e, grazie al traduttore (per cui la traduzione non è di gran livello), ho letto il testo integrale (due paginette, è breve, lo riporto tra i commenti) del sermone. Come chiunque voglia verificare non si trova nel sermone di Kirill la frase “questa guerra è contro chi sostiene i gay” né tanto meno, come dice il “Corriere”, che il patriarca di Mosca avrebbe «pregato per le sofferenze dei soldati. Quelli russi si suppone».
Nel sermone del patriarca di Mosca si parla principalmente di “lotta metafisica». A un certo punto, infatti, egli dice che «tutto quanto sopra indica che siamo entrati in una lotta che non ha un significato fisico, ma metafisico».
Ciò non toglie che egli, dopo aver parlato della Quaresima come primavera spirituale, dica: «Ma sappiamo che questa primavera è stata offuscata da grave eventi legati al deterioramento della situazione politica nel Donbass, praticamente lo scoppio delle ostilità». Kirill riconduce lo scoppio delle ostilità al “deterioramento della situazione nel Donbass”. Di quella guerra cioè a “bassa intensità” che si combatte da otto lunghi anni e che ha causato ottomila morti, e di cui la “libera” nostra stampa ha fatto sempre finta di niente. Kirill dice che da otto anni ci sono tentativi di distruggere ciò che esiste nel Donbass. «E nel Donbass c’è il rifiuto, un rifiuto fondamentale dei cosiddetti valori che oggi vengono offerti da chi rivendica il potere mondiale.» Passaggio ignorato dai più.
Il patriarca affronta poi il tema di cui si finge di non capire l’alto valore simbolico. «Oggi c’è un tale test per la lealtà di questo governo [potere mondiale], una sorta di passaggio a quel mondo “felice”, il mondo del consumo eccessivo, il mondo della “libertà” visibile.» Ma qual è questo test, si domanda il patriarca. «Il test è molto semplice e allo stesso tempo terribile: questa è una parata gay. Le richieste a molti di organizzare una parata gay sono una prova di lealtà a quel mondo molto potente; e sappiamo che se le persone rifiutano queste richieste, allora non entrano in quel mondo, ne diventano estranei».
Be’, non mi sembra che abbia detto nulla di scandaloso. Non è un mistero che i “Gay pride” siano usati come cavallo di troia per entrare nei territori “nemici”. Un po’ come le incursioni delle Pussy Riot o delle Ong, non a caso generosamente sostenuti da magnati occidentali. La religione liberal progressista ha i suoi riti di passaggio, guai a rifiutarli. Lo scriveva candidamente nel 2020 “East Journal”, il quale dedicava un articolo ai diritti Lgbt in cui si leggeva che «in Ucraina, Moldavia e Georgia l’adozione di leggi contro la discriminazione è stata un criterio fondamentale per la firma di accordi di associazioni e di liberalizzazione dei visti tra questi Paesi E L’Ue». Lo stesso articolo faceva notare come questi «progressi legislativi» fossero però avvenuti «principalmente sulla carta», e aggiungeva pesanti critiche al governo di Kiev, evidentemente refrattario alle applicazioni.
Ma torniamo a Kirill. «Le parate gay sono progettate per dimostrare che il peccato è una delle variazioni del comportamento umano. Ecco perché per entrare nel club di quei paesi è necessario organizzare una parata del gay pride. Non per fare una dichiarazione politica, non per firmare accordi, ma per organizzare una parata gay. E sappiamo come le persone resistono a queste richieste e come questa resistenza viene repressa con la forza. Ciò significa che si tratta di imporre con la forza un peccato condannato dalla legge di Dio, e quindi, di imporre con la forza agli uomini la negazione di Dio e della sua Verità.»
Il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, da sacerdote cristiano, aveva prima ricordato, sempre nel sermone, che entrando nel campo della Grande Quaresima «cerchiamo di perdonare tutti». «Mediante il nostro perdono, affidiamo i nostri colpevoli nelle mani di Dio, affinché sia operato su di loro sia il giudizio che la misericordia di Dio. Perché il nostro atteggiamento cristiano verso i peccati, le delusioni e gli insulti umani non sia causa della loro morte, ma che il giusto giudizio di Dio si esegua su tutti».
Non è necessario condividere le parole di Kirill, ognuno faccia come crede, ma è evidente che ci troviamo di fronte a una manipolazione delle parole del patriarca. Con il suo sermone Kirill non aggiunge nulla di nuovo a quanto già detto altre volte. Il patriarca vuole scavare una trincea a difesa di quell’ “anima” russa che il liberal progressismo “occidentale” intende annientare per scorrazzare in quell’immensa area libero come ai tempi di Eltsin. Un occidente che nega se stesso negando la sua storia, la sua civiltà, la sua cultura profondamente intersecate con il mondo russo, che tutto è disposto a perdere, tranne la sua "anima".