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La patria è la patria di tutti

di Roberto Buffagni - 26/04/2023

La patria è la patria di tutti

Fonte: Roberto Buffagni

Riprendo questa fotografia dalla pagina del professore Francesco Dall'Aglio perché è molto significativa di una corrente essenziale della cultura russa, e perché avrebbe molto da dire anche a noi italiani, specialmente all'indomani del 25 aprile. Sull'automobile di questo russo sventolano bandiere della Federazione russa, dell'Impero zarista, dell'URSS e, se vedo bene, anche un'icona del Mandylion, il Volto Santo di Gesù. Sul piano teorico, filosofico per esempio, questo sventolio sincretista fa venire il mal di testa; ma sul piano culturale lato sensu, compresi i piani religioso (re-ligare) e politico è perfettamente coerente: perché tutti coloro che si sono riconosciuti in queste bandiere sono figli della Madre Russia (qualcuno aggiungerà: della Santa Madre Russia). Negli anni della sua presidenza, Putin ha fatto due cose: a) ridare la stella rossa all'Armata "perché quella bandiera ha sventolato sulla Cancelleria di Berlino, e i nostri padri non sono morti invano" b) fatto erigere una statua alta tre metri dell'Ammiraglio Kol'chak, comandante in capo delle Armate Bianche nella guerra civile, nel cortile dell'Accademia Navale di S. Pietroburgo. Motivo: riconciliazione dei compatrioti, a prescindere dalle scelte politiche, vittoriose o sconfitte, condivisibili o non condivisibili, del passato, perché LA PATRIA E' LA PATRIA DI TUTTI. E' un provvedimento in sintonia con la ricetta del dott. Sofocle. Il protocollo di cura per le lacerazioni della patria è contenuto nella sua tragedia "Antigone", nella quale si chiarisce come i cittadini di una polis che si rifiutano di riconoscere e onorare con pubbliche esequie il proprio concittadino, benché nemico politico, e nemico politico sconfitto, violano una legge sacra non scritta, più antica e più fondamentale dei codici penale e civile: leggi che “non sono d’oggi, non di ieri, vivono sempre, nessuno sa quando comparvero né di dove.” La pena per chi tiene il concittadino/nemico politico sconfitto “senza onore e senza tomba, cadavere nefando” e non solo non ne ha il diritto lui, ma “neanche gli dei d’Olimpo” è molto grave: “le Erinni degli dei e degli inferi ti agguantano, perché tu perisca dei medesimi mali”. I “medesimi mali” sono: la discordia civile, il fratello che si leva in armi contro il fratello come Eteocle e Polinice, figli di Edipo e fratelli di Antigone, si erano affrontati in duello per il trono di Tebe. E qui si vede che cosa potrebbe insegnare la buffa automobile russa carica di bandiere anche a noi italiani,  all'indomani del 25 aprile, il giorno in cui si combattono, in una batracomiomachia di equivoci, menzogne, strumentalismi, i fantasmi d'una guerra civile. Intelligenti pauca.