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La Repubblica attaccata da un transpallet (1)

di Michel Onfray - 12/01/2019

La Repubblica attaccata da un transpallet (1)

Fonte: Comedonchisciotte

Faccio notare per inciso che, utilizzando come un sol uomo le definizioni del ministro, i giornalisti parlano di una “macchina da cantiere” mentre invece, come dice bene la sua etimologia il transpallet permette di spostare dei pallet dentro dei magazzini, degli hangar, dei capannoni, dei depositi, delle corsie di officina, e questo non è parlare precisamente di un cantiere (bisogna anche non dimenticare che la parola e quindi la cosa, è ben nota alla maggior parte dei Gilet jaunes…) La nota di Wikipedia sul transpallet, più intelligente del Ministro, dei suoi consiglieri, dei suoi Addetti alla comunicazione e dei giornalisti (i suoi…) dice: troviamo i transpallet nei centri di distribuzione, nei magazzini, nel Commercio al dettaglio, sui camion eccetera”. Un sofista portavoce del Castello direbbe che questo “eccetera” nasconde la parola “cantiere” . . . Silvain Fort, la penna del presidente che so che leggeva attentamente le mie cronache ed ha appena abbandonato la nave con i topi, non è più presente per redigere una nota con questa precisazione linguistica.

Il collante qui è ridurre l’ottava azione dei gilet jaunes come un attacco alla Repubblica condotto con un transpallet!

Un unico transpallet sfonda la porta di un ministero e sono tutti i transpallet che sfondano contemporaneamente tutte le porte dei Ministeri con l’obiettivo di far cadere la Repubblica! Concludiamo che con questo misero transpallet sul quale erano arrampicati dei personaggi usciti dritti dritti da Rabelais che si divertivano a sfondare una porta , i Gilet jaunes avevano per obiettivo espplicito di fomentare un colpo di stato – come una volta aveva fatto Pinochet coi carri armati dell’Esercito cileno . . . Niente di meno, senno perché?

Ascoltiamo dal vero l’uomo di Macron che vorrebbe farsi considerare come il presidente socialista cileno rifugiato nel suo Ministero mentre lamenta il rumore del motore elettrico del transpallet : l’uomo ha salvato la sua vita con una fuga modello Commando -in effetti col suo coltello e il suo portatile sotto il braccio, è partito senza ostacoli attraverso un’altra porta… Confida al giornale “20 Minutes “: “Non sono io che sono sotto tiro, è la Repubblica “da parte di “coloro che sperano nell’insurrezione, di rovesciare il governo”, ma “La Repubblica resiste”.
Capito bene? Ciò che veniva a fare questo transpallet, era far cadere la Repubblica entrando nel suo ufficio, cosa che per un transpallet, anche se cavalcato da un manipolo di Piedi Nichelati (2), resta una prestazione logistica inedita fino al giorno d’oggi . . .

Un giornalista di “Le Monde”, giornale favorevole a Macron e nemico dei Gilet jaunes, era proprio per caso nell’ufficio del pover’uomo al fine di trasmettere la buona novella macroniana ai suoi lettori della sinistra di destra . Il giornale titola : “Racconto dell’evacuazione (sic) di Benjamin Griveaux dopo l’irruzione (sic) di manifestanti nel suo Ministero “! Tremiamo . . . Apprendiamo da questo reportage di guerra che la Repubblica è stata salvata dalla fuga del ministro e del giornalista, “precipitosa ma senza difficoltà (sic) attraverso il giardino del ministero e il cortile interno di un palazzo vicino. Un’ “uscita di emergenza” (sic) che sfocia in una piccola strada adiacente alla Rue de Grenelle dove al numero 101 c’è il ministero del portavoce. Il “passaggio segreto” (sic) era già stato utilizzato nel corso di una prima intrusione il giorno della “seconda azione” dei Gilet jaunes. Qui si vede che si è sfuggiti ad una carneficina, perché il transpallet avrebbe potuto riuscire da solo a salire i vari piani, farsi largo nel labirinto dei corridoi, prima di trovarsi davanti all’ufficio vuoto del ministro! Una volta arrivato avrebbe potuto probabilmente sparare anche se non è dotato né di cannone né di mitraglietta . . . la TV BFM (3) avrebbe potuto sostenere questa tesi, e anche France-Inter.(4)

Su Twitter il capo dello Stato si abbandona a questo commento : “Ancora una volta (sic) una violenza estrema è venuta ad attaccare la Repubblica (sic) – i suoi guardiani, i suoi rappresentanti, i suoi simboli (Nota) . Coloro che commettono questi atti dimenticano l’essenza del nostro contratto civile. Giustizia sarà fatta. Tutti devono darsi una calmata per dare spazio alla discussione e al dialogo “. Che cosa ci dice questo messaggio escogitato dai portavoce del Castello?
“ Ancora una volta” dice che i Gilet jaunes sono solo violenti, mai nelle rivendicazioni pacifiche, mai sulle rotonde per l’occupazione fraterna e bonaria, amichevole e festosa, mai nelle manifestazioni come brave persone. Per capire un po’ da dove arriva questa violenza, sarebbe interessante sapere dove si trovano da qualche settimana alcuni poliziotti il cui mestiere è sempre stato, sotto tutti i regimi, di infiltrare i cortei per iniziare le violenze che permettono poi di screditare i manifestanti. È un affare vecchio come il mondo… da quando Benalla non fa più questo lavoro, dopo essere stato filmato con le mani nel sacco, dove sono i suoi simili?
“Una estrema violenza”? Ma allora come dobbiamo qualificare Il massacro fisico di numerosi Gilet jaunes presenti nelle manifestazioni che sono stati sfigurati, sbattuti, colpiti da esplosioni, sconvolti? Ci sono foto che mostrano un gran numero di vittime che hanno perso un occhio, a cui sono saltati i denti, sono esplose le Arcate sopraccigliari, hanno perso dei pezzi di osso, dei lembi di cuoio capelluto, e a volte una parte della faccia? Se un buco in una porta che si può sostituire è una estrema violenza, allora come qualificare dei buchi nelle facce di persone sfigurate per sempre?

Un “attacco alla Repubblica “? Ma come si può far passare questo episodio di alcuni secondi filmati e poi trasmessi a ripetizione da BFM per tutta una giornata, per un tentativo di colpo di stato? Appollaiati sul loro transpallet, come avrebbero potuto credere per un solo secondo i manovratori di questo trattorino di avere l’esplicito piano di far cadere il regime con questo veicolo elettrico?

D’altra parte come osa Macron parlare di patto di civiltà, lui che ha per lungo tempo consigliato e seguito Francois Hollande in una politica la cui sostanza era il disprezzo di questo patto, (politica) che esige il sacrificio della gente per aprire la strada liberista dello stato di Maastricht contro lo stato francese? Se i Gilet jaunes sono in strada, è perché questo patto civile è stato rotto da tutti i politici filo-Maastricht nel corso degli anni, e tra loro Macron.

Infatti, chi è che si prende gioco della Repubblica? I gilet jaunes o Macron e i suoi? Un amico ben orientato, grazie Jean-Yves, mi ha mandato un articolo firmato Juan Branco e intitolato : “A proposito di un certo Benjamin Griveaux portavoce del governo”. Questo testo eccezionale permette di rispondere chiaramente alla domanda: se c’è qualcuno che si prende gioco della della Repubblica sono proprio Macron e Griveaux. Giudicate voi :

“Il giovane Benjamin Griveaux era pagato molto bene (10.000 euro al mese) quando lavorava nel gabinetto di Marisol Touraine (5) . Ha lasciato il posto nel 2014 per un altro più remunerato ( 17.000 euro al mese) per monetizzare la sua rubrica di indirizzi con un obiettivo ben preciso : ‘assicurarsi che al Ministero delle Finanze nessuno proponesse di abolire una nicchia fiscale favorevole alle imprese’ . E con quali mezzi? La rete di relazioni che lo Stato gli aveva affidato ”

Juan Branko rivela che in quel periodo Benjamin Griveaux incarica il suo amico Gabriele Attal di 23 anni, senza esperienza, senza laurea, di reclutare degli attivisti socialisti per fare sottobanco la campagna elettorale di Macron . Lo Stato, attraverso il Ministero della Sanità e degli Affari Sociali, lo pagava per fare la campagna del candidato Macron…Lo stesso stato metteva a sua disposizione per questo scopo autisti e automobili di servizio, cuochi e segretarie. Juan Branco dice a che cosa assomigliava questa macchina di guerra illegale e anti-repubblicana. Gli amici e le amiche di Griveaux sono molto ben piazzati in questa mafia. Vengono citati i nomi di Benalla, di Mimi Marchand, di Xavier Niel, di Lagardère, di Bruno Jeudy, e questo non è affatto sorprendente…
Juan Branco conclude così Il suo articolo : “Questi personaggi non sono corrotti. Sono la corruzione stessa”. Onore all’artista.

Dunque abbiamo la risposta : quando questo transpallet sfonda la porta del ministero di Griveaux, non attacca la Repubblica per abolirla, ma attacca coloro che, corrotti, la vorrebbero a loro immagine. È proprio ciò che i Gilet jaunes rifiutano: che queste persone continuino i loro misfatti totalmente impuniti, continuando a dissanguare il popolo e che la Repubblica abbia cessato di essere repubblicana.

Non è sicuro che gli Zorro del transpallet abbiano saputo tutto questo, ma forse si sono ricordati che Griveaux disprezzava gli inizi del loro movimento dicendo che erano dei fumatori di cicche che viaggiavano sui diesel. Su questo transpalle, che va con l’elettricità, sembra che questi Gilet jaunes non avessero la cicca in bocca. un insulto del genere era sufficiente perché facessero gli facessero provare un po’ di pallet, anche di lontano Non è roba da far cadere la Repubblica e non è il caso di Atteggiarsi a nuovi Allende! È stato giusto un fuoco d’artificio (6) che lui ed i suoi compresi i giornalisti, oggi presentano come se fosse la cronaca completa dell’ottava azione dei Gilet jaunes, quasi un attentato col bazooka.

Pagliacci…



Nota dell’autore: Ignoravo che una porta ed un parabrezza potessero assurgere a simboli della Repubblica… avevo un’idea diversa.

Fonte: https://michelonfray.com

Link: https://michelonfray.com/interventions-hebdomadaires/la-republique-attaquee-par-un-transpalette-