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La retorica dei diritti umani come ultima maschera dell’etnocentrismo

di Roberto Siconolfi - 09/05/2019

La retorica dei diritti umani come ultima maschera dell’etnocentrismo

Fonte: Roberto Siconolfi

La vulgata politica e culturale mainstream ci proietta spesso in discorsi delicatissimi con una capacità analitica da tifosi di squadre di calcio. Uno di questi è la leggerezza con la quale si affrontano questioni di politica internazionale, geopolitica, concezioni politico-istituzionali, sistemi di valori, diritti, conflitti e vicende sistemiche da esse derivanti (es. immigrazione). Secondo Immanuel Wallerstein in La retorica del potere. Critica dell’universalismo europeo (2007) “non vi è nulla di più etnocentrico di più particolaristico delle rivendicazioni universalistiche“, e mai definizione è più calzante per descrivere lo sguardo sul mondo dell’Occidente.

Il sociologo statunitense Immanuel Wallerstein

Nel 1999, a un convegno della Banca mondiale in Firenze, un economista americano disse che le società che lottano per divenire prospere hanno bisogno di una tradizione culturale “adatta”. Poiché né la Cina del decimo secolo, né l’Europa meridionale del quindicesimo secolo, dominata dalla Chiesa cattolica, avevano questa tradizione culturale “adatta”, allora fallirono. La cosa irritò non poco i delegati cinesi che andarono via.

Un altro episodio avvenne nel 2000, a un altro importante convegno della Banca mondiale a Washington dedicato alle “differenze di genere”. Nella relazione introduttiva, una famosa femminista americana disse che l’Africa andava male anche prima del colonialismo perché le culture locali erano “patriarcali” e “oppressive” nei confronti delle donne. Anche in questo caso il pubblico, in prevalenza femminile e africano, mal digerì l’affermazione.

Ma ancor più importante fu l’episodio del convegno a Cambridge nel Massachusetts, organizzato dall’Accademy for International and Area Studies della Harvard University, nel 1999, quando gli organizzatori battendo molto sull’equazione tra sviluppo economico ed etica protestante, dissero che grazie ad essa l’Europa settentrionale e gli USA si erano sviluppati. Per loro, il mondo sarebbe stato migliore se questi valori si fossero diffusi sull’intero pianeta.

La presunta superiorità del modello occidentale

La presunzione di superiorità dell’Occidente,Questo discorso ci mostra la presunzione di superiorità che l’Occidente, almeno nella sua categorizzazione concettuale, riversa nei confronti di altri popoli, dei loro sistemi di vita e dei loro modelli tradizionali di riferimento. Un discorso che ci rimanda a tutto quell’insieme di luoghi comuni, stereotipi e nel migliore dei casi assiomi validi per il modello occidentale, ma non per il resto del mondo, e che va sotto il nome di “diritti civili e umani”. In nome dei “diritti umani”, e di logiche simili, si è proceduto a guerre di invasione, saccheggio e sterminio a danno di numerosi Stati, definiti dispregiativamente “canaglia” e guidati da cosiddetti “dittatori” e “tiranni”. Dalle guerre del Golfo alla Jugoslavia, dall’Afghanistan alle primavere arabe (Libia e Siria su tutti), dall’Ucraina al Baltico e comprendendo le innumerevoli frizioni nei confronti di Russia, Cina, Corea del Nord, Iran, Venezuela e sud America in generale, tutti questi scenari sono stati investiti da questo ragionamento.

Civilizzazione dei selvaggi?

Infine, la questione palestinese, dove sotto gli occhi del mondo intero si compie il genocidio di un popolo per ragioni varie, tutte dubbie e discutibili. Non parliamo poi dell’Africa, dove alla già vecchia opera di colonizzazione novecentesca si prosegue con logiche addirittura peggiorate, vedi la questione del franco CFA oppure i processi di migrazione favoriti dal business economico e dall’umanitarismo volto all’accoglienza senza limiti. Tutte operazioni che hanno portato e portano la maschera dei diritti umani o dell’occidentalizzazione, e dove, salvo alcuni casi specifici, le dirigenze politiche che guidano l’Occidente in questa opera di civilizzazione dei selvaggi sono di marca democratica e socialdemocratica.

Dignità” delle società

Esportare la democrazia americanaMa poi quale sarebbe questo punto di vista superiore in grado di giudicare e decidere per le sorti altrui? Cosa stiamo esportando in questi paesi, la democrazia americana? La superiorità morale, civile, e per certi versi mistica, da popolo eletto, se non addirittura teocratica di USA e Israele? O meglio ancora gli stili di vita occidentali, o la fantomatica Unione Europea, fondata sulla moneta, concetto degradante in sé e per sé – altro che selvaggi! Ogni società del pianeta all’interno della sua cornice geopolitica è basata su un livello di equilibrio politico, culturale, economico e valoriale, e va rispettata in quanto tale. I processi di modifica di queste strutture attengono solo ed esclusivamente a questi popoli e in base a processi “autocoscienti”. Altre soluzioni sono ingerenze che portano squilibrio e ingiustizia in quelle società, con conseguenze che si riversano inevitabilmente anche nel mondo occidentale.