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La terra desolata

di Martino Mora - 08/09/2025

La terra desolata

Fonte: Martino Mora

Sul Corriere della Sera di oggi vi è un articolo esemplare di Carlo Cottarelli sulla crisi demigrafica e il fenomeno immigratorio.
Esemplare non certo per il suo contenuto, ma per la distorta mentalità che chiaramente rivela.
L’economista Cottarelli, ex dipendente del Fondo monetario internazionale, parte da una verità incontrovertibile: il vuoto demografico  di cui l’Italia soffre, e che si accentuerà sempre più nei prossimi anni e decenni. Nonché dalla parziale inefficacia, nell’ invertire la rotta, dei più generosi aiuti economici o fiscali alle famiglie  (aiuti che comunque in Italia sono sempre stati inesistenti),
Per quanto efficaci, fa notare Cottarelli, questi aiuti, nei Paesi nei quali sono stati  a lungo concessi, non sono mai riusciti a riportare il tasso di fertilità al 2%, cioè alla crescita zero. Le culle rimangono in gran parte vuote, solo un po' meno di prima.
Ed è così. perché il problema del vuoto demografico non è primariamente economico ma culturale, anche se Cottarelli non lo afferma chiaramente. Altrimenti non si spiegherebbe come mai sono i Paesi più poveri a mettere al mondo  tanti figli e quelli più ricchi e istruiti a farne sempre meno.
A questo punto però casca l’asino, cioè Cottarelli. Da buon ragioniere, l’ex dipendente del Fmi  ci fa sapere che aumentando sempre più l’arrivo dell’immigrazione qualificata (e restringendo, bontà sua, quella illegale) il problema si risolverà.
Saranno salve l’economia, le pensioni e l’assistenza agli anziani. E’ la stessa ricetta di Confindustria.
Magnifico, ma qualcuno spieghi a Cottarelli e a Confindustria che gli uomini non sono capi di bestiame da sostituire a piacimento, ma hanno una cultura, una fede, una storia, un’identità. Non sono intercambiabili.
E qui sta il punto .E qui sta la  mostruosità del pensiero economicista di  banchieri, finanzieri, manager,imprenditori, economisti, ecc. Il loro pensiero calcolante è il pensiero dell’indistinzione, della soppressione, prima teorica e poi pratica, di qualsiasi differenza qualitativa tra gli esseri umani, cioè dello sradicamento universale.
Qualunque sia  la religione, la cultura, l’etnia  di appartenenza delle persone, per il pensiero economicista  (sia capitalista sia collettivista) l’uomo è  solo un produttore, venditore, consumatore. E nient’altro, o quasi. Quindi che in Italia abitino gli italiani o egiziani, cinesi e cingalesi, nulla cambia. Basta che si continui a vendere, consumare e, bontà cottarelliana, a godere di pensioni e assistenza.
Per Cottarelli  e i padroni del capitale (in perfetta sintonia con la sinistra liberal) l’Europa  può diventare il Maghreb, la Cina o La Rhodesia. Non fa differenza.
L'astrazione dell’indistinto - dell’uomo ridotto a ente intercambiabile nel processo di omologazione planetaria -é l'attuale trionfo economicista dell’inumano.