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Le connessioni tra metafisica e neuroscienze. Sulla necessità di una nuova forma di conoscenza

di Roberto Siconolfi - 17/09/2020

Le connessioni tra metafisica e neuroscienze. Sulla necessità di una nuova forma di conoscenza

Fonte: wsimag

Una serie di convergenze stanno celebrando la fine di un “paradigma” e la nascita di un altro. Un concetto che rimanda ai cambiamenti ipotizzati dal filosofo Thomas Kuhn, per cui quando un modello scientifico, un paradigma, va in crisi si procede al cambio di esso con uno nuovo: si ha una “rivoluzione scientifica1”.

Il “razionalismo”, il “positivismo”, il “materialismo”, procedono verso la loro parabola discendente. Di converso si affermano, dal punto di vista scientifico le neuroscienze, le teorie della fisica quantistica e sulle particelle subatomiche; teorie a nostro avviso coniugabili a principî e saperi di tipo metafisico.

È necessario però trovare un punto di sintesi tra questi due campi, niente affatto antitetici tra loro, ma come vedremo “compenetrabili”. È necessario mettere a disposizione questa “nuova sintesi conoscitiva” ad una “nuova possibilità umana”, “comunitaria” e “politica”.

Mai come in questo grande periodo di transizione si ha il dovere di farlo!

Già la “fenomenologia” di Edmund Husserl, in epoca recente, tra l’‘800 e il ‘900, nacque come “terza via” tra “positivismo” e “irrazionalismo”. Questa è una vera e propria “eidetica”, ovvero un “sapere delle essenze intellettuali2”. Ma questo percorso di ricongiungimento, iniziato forse la notte dei tempi, prosegue con le ultime scoperte della scienza, ad esempio, con le neuroscienze.

L’apertura metafisica alle neuroscienze

Le neuroscienze sono l’ultimo approdo della scienza riguardante la conoscenza del cervello. Esse, grazie allo studio delle immagini cerebrali e alle nuove tecnologie della biologia molecolare, consentono di studiare il cervello in azione.

Un modello che approda alla categoria di “uomo neuronale3”, sul quale una vasta letteratura di lavori scientifici e saggi sono stati pubblicati, e di cui il neurobiologo Jean-Pierre Changeux è stato uno dei massimi teorici, promuovendo una vera e propria “biologia dello spirito”. Una teoria in grado di superare le cosiddette scissioni tra anima e corpo, materia e pensiero, sociale e cerebrale, scienze naturali e scienze umane. Lo spirito in questo senso sarebbe un vero e proprio “computer naturale che potrebbe sperimentare sé stesso attraverso una macchina isomorfa”. Secondo rilevazioni effettuate negli stati di premorte, Near Death Experience (NDE), il dr. Sam Parnia è giunto alla conclusione che il cervello è solo un tramite della coscienza4. Queste conoscenze uscendo da un sistema sostanzialmente materialistico e darwinista nel quale sono state elaborate, possono riconnettersi a saperi molto più antichi, “metafisici”. La mente in questa “riconnessione” rientra perfettamente nella definizione di “cervello esteso5” data dalle neuroscienze, e che consta nell’impossibilità di ridurre il cervello all’organo materiale, come direbbe il premio Nobel Gerald Edelman. Esso, dunque, è un cervello incarnato, una definizione che calzerebbe a pennello nel nostro sistema di coniugazioni tra scienza e metafisica, e se si tenesse conto della differenza tra mente e cervello. Questo è nient’altro che un pezzo di carne, non molto diverso da un cadavere, come giustamente annota Edelman.

Riprendendo la concezione induista della mente si riesce a riportare la polarità nella giusta posizione. Infatti, il termine manas si associa alla mente, e ha la stessa radice del latino mens. Essa non va intesa in senso psicologistico ma in relazione a un organo e ad un potere, quello che agisce nella percezione, nelle relazioni motorie di un individuo e nella produzione di immagini (fantasia e immaginazione).

Un processo di produzione della realtà a partire dalle capacità del “mentale”, al quale anche le ultime scoperte in ambito neuroscientifico sono giunte con il concetto di vicariance6. Secondo il neurofisiologo francese Alain Berthoz la vicariance è “la sostituzione di un processo con un altro che conduce allo stesso fine”, e ancora “l’esistenza di un meccanismo innato di codifica e di trasferimento intermodale tra ciò che è percepito e ciò che è prodotto”. Con la vicariance, Berthoz supera il concetto evolutivo di duplicazione. Il vicario, infatti, è un inventore, e la vicariance è “il nome di quei meccanismi del cervello che creano mondi”. È come possedere un “doppio virtuale”, dei modelli che sono “reti di neuroni in grado di simulare le proprietà dei sistemi che essi rappresentano”. Di conseguenza sono i sensi ad essere articolazioni del manas, non viceversa. Il manas è dunque la forza unitaria che attiva i vari sensi. Un concetto esistente anche nel buddismo dove è presente la coscienza della mente, oltre a quella relativa ai vari organi sensoriali.

Un processo, dunque, che è sostanzialmente invertito rispetto alla teoria materialistico-evoluzionistica secondo la quale percezioni, idee, pensieri, sensazioni, ecc., si formano a partire dalla materia (dal cervello e dalla sua azione).

Quindi, se le neuroscienze ci portano a comprendere l’esatto funzionamento cerebrale in una chiave unificante, complessiva, “totale”, a questo punto il passaggio verso un ritorno a una concezione metafisica della mente è possibile.

Un sorpasso del darwinismo può avvenire anche grazie alla stessa teoria di Changeux riguardante la “forma” in ambito multidisciplinare, ovvero “un'organizzazione nello spazio e nel tempo di elementi semplici”. In La vie des formes et les formes de la vie7 Changeux ammette la possibilità di un ipotesi metafisica nella generazione di esse, oltre a quella di tipo “darwiniano”. Essa “fa appello alla teologia naturale di Platone a John Paley o all'Abbe Pluche: le forme sarebbero astrazioni non materiali, non fisiche, extra-mentali, "essenze", create da un "demiurgo" o "grande orologiaio". Si troverebbero, secondo Platone, hyperouranios topos, vale a dire oltre il cielo ... Queste idee riaffiorano oggigiorno tra i seguaci del design intelligente”.

Un modello, dunque, che torna a dare il ruolo primario alle essenze, che sono esse stesse a “formare”, a “plasmare”, la materia e non viceversa!

Note

1 T. Kuhn (traduttore A. Carugo), La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino, Einaudi, 2009.
2 E. Husserl (traduttore V. Costa), Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica, Torino, Einaudi, 2002.
3 J.P. Changeaux, L'uomo neuronale, Milano, Feltrinelli Editore, 1993.
4 F. Schiavone, Coscienza e cervello, 2012.
5 G. M. Edelman, Seconda natura. Scienza del cervello e conoscenza umana, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2007.
6 A. Berthoz (traduttore S. Ferraresi), La Vicarianza. Il nostro cervello creatore di mondi, Torino, Codice Edizioni, 2015.
7 J. P. Changeux, La Vie des formes et les formes de la vie, Paris, Odile Jacob, 2012.