Ma Trump non potrà mandare all’Ucraina missili all’infinito
di Alessandro Orsini - 11/07/2025
Fonte: Alessandro Orsini
Trump è un caos mediatico. La sua comunicazione confonde e disorienta. Prevedere le mosse di un personaggio così contraddittorio è possibile, ma bisogna tornare alla lezione di Machiavelli separando i fatti e le parole rigorosamente.
Il primo fatto è che Trump non può migliorare la difesa aerea di Zelensky perché, dopo la guerra dei dodici giorni tra Israele e Iran, gli Stati Uniti hanno dato fondo alle loro scorte di missili per i Patriot. Gli Stati Uniti hanno soltanto il 25% di missili Patriot necessari ai piani militari del Pentagono, come scrive il Guardian. Il che aiuta a capire perché Trump è intervenuto precipitosamente in difesa di Netanyahu, il 22 giugno scorso. Nel volgere di poco tempo, l’Iran avrebbe acquisito il controllo dei cieli d’Israele a corto di missili Arrow 3, gli unici in grado di intercettare i missili balistici dell’Iran, e a corto di missili Patriot. L’idea che gli Stati Uniti abbiano armi infinite è una fantasia per alleviare le angosce esistenziali dell’uomo-massa. La guerra in Ucraina l’ha reso evidente. Zelensky non riceverà da Trump gli aiuti smisurati di cui ha bisogno per difendersi dai missili di Putin. Qualcuno obietta: “Ma Trump ha sbloccato gli aiuti bloccati!”. Stiamo parlando di dieci missili per i Patriot, praticamente niente.
Continuiamo a ragionare sul futuro.
Trump sta dando a Zelensky le armi stanziate da Biden. Quando gli aiuti di Biden saranno terminati a fine estate/inizio autunno, Trump dovrà chiedere al Congresso americano molti miliardi di dollari se vorrà dare all’Ucraina ciò che le occorre per resistere alla Russia. Lo farà? Alle condizioni attuali, è difficile immaginare che Trump si trasformi in un “Biden Due” per tre ragioni. La prima è militare: i magazzini degli Stati Uniti sono stati svuotati dalla guerra che Israele combatte su sette fronti e dalla guerra in Ucraina. Ecco perché Trump si è affrettato a chiudere una tregua con gli Houthi, il 6 maggio scorso. La seconda è politica: Trump vuole disinvestire nella guerra in Ucraina per investire nella guerra con la Cina e con l’Iran. La terza è economica: l’Ucraina ha bisogno non soltanto di armi, ma anche di decine di miliardi per sorreggere la macchina statale: pensioni, stipendi, scuole, ospedali, trasporti.
In terzo luogo, come questa rubrica ha detto sin dall’inizio della guerra, la Cina concepisce la guerra in Ucraina come il primo tempo della guerra per Taiwan. La conferma definitiva giunge dalle parole del ministro degli Esteri cinese a Kaja Kallas pochi giorni fa. Pechino – ha detto Wang Yi – non può permettere che la Russia perda la guerra in Ucraina, altrimenti gli Stati Uniti rivolgerebbero tutta la loro potenza imperialista contro la Cina (fonte Cnn). Queste dichiarazioni, mica i tweet di Trump, contano davvero per intuire il futuro dell’Ucraina. Il significato strategico delle parole del ministro degli Esteri cinese è chiaro: ogni sbilanciamento degli Stati Uniti in favore dell’Ucraina causerà uno sbilanciamento della Cina in favore della Russia. A parlar chiaro si fa prima: se Trump darà molto a Zelensky, la Cina darà altrettanto a Putin. A ciò bisogna aggiungere che l’alleanza che sorregge Zelensky è a pezzi, mentre quella che sorregge Putin è compattissima, sebbene abbia i suoi problemi: Cina, Corea del Nord e Iran.
In quarto luogo, Trump sa che la controffensiva ucraina, iniziata il 5 giugno 2023, è stata un fallimento colossale. La Nato aveva dato a Zelensky tutte le armi che poteva. Ora non ne ha più. A Trump piace investire nelle guerre, ma non in quelle perse. Il finanziamento delle guerre perse spetta all’Unione europea. Trump investe nelle guerre che può vincere; Ursula von der Leyen in quelle che può perdere.