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Minimizzatori

di Stefano D’Andrea - 28/12/2020

Minimizzatori

Fonte: Appello al Popolo

Siamo minimizzatori perché svalutiamo la fede nella scienza rispetto alla fede che molti hanno, sebbene non siamo persone che hanno sfiducia nella scienza. Semplicemente ci sembra stupido avere fiducia (o sfiducia) nella scienza. Siamo minimizzatori perché svalutiamo la speranza nella scienza. La speranza nella scienza, come in genere la speranza che accompagni l’azione dell’uomo pratico, ci sembra ancora più stupida della fiducia. Siamo minimizzatori perché fin da subito abbiamo sminuito la letalità, sulla base di indicazioni che provenivano dalla nave da crociera Diamond Princess. E abbiamo convenuto che la professoressa Gismondo, pur avendo sbagliato, è andata mille volte più vicina alla verità degli scienziati che avevano ipotizzato la possibilità di milioni di morti. Siamo minimizzatori perché non soltanto sosteniamo che il diritto alla massima durata della vita sia da bilanciare con i diritti alla ricerca, all’istruzione, alla formazione e alla crescita dei giovani, all’espressione artistica, alla cultura, allo sport, alla socialità e alla produzione e distribuzione di beni, bensì che tutti sanno che in realtà il bilanciamento è logicamente necessario e dunque anche teoricamente ineliminabile e infatti sempre presente nei fatti, sicché chi lo nega in ragione di una pretesa assolutezza del diritto alla massima durata della vita mente, eventualmente a se stesso, per ipocrisia moralistica. Siamo minimizzatori perché neghiamo la verità dell’affermazione secondo la quale le vite hanno tutte lo stesso valore ed osserviamo che la frase ha un contenuto apparentemente ovvio quando il problema non si dà ma che quando il problema si presenta, in guerra, in caso di naufragio, di necessità di sopravvivere per molto tempo in ambienti ostili, di incendi, terremoti o di situazioni che comunque impongono una scelta, una varietà di criteri, ora puramente oggettivi ora in parte soggettivi, presiede alla scelta (feriti che possono tornare a combattere valgono di più di quelli che non possono tornare, la vita di un parente vale di più di quella di un estraneo, la vita di un bambino vale più della vita di un adulto, di un cittadino rispetto ad un estraneo, di un estraneo rispetto ad un nemico). Siamo minimizzatori perché neghiamo che la vita dell’individuo abbia più importanza della vita della collettività. Siamo minimizzatori perché sminuiamo la comprensione che si ha per il panico, chi è nel panico e chi genera panico. Siamo minimizzatori perché allentiamo la tensione e ridiamo di covid, come ha sempre fatto l’umanità che davanti alla peste o al colera festeggiava e si dava alle danze e ai fuochi d’artificio per esorcizzare la malattia. Siamo minimizzatori perché svalutiamo la svalutazione dell’immunità naturale, che per ora è l’unica cosa certa e che sta dimostrando una significativa durata, visto che nessuno dei guariti a marzo si è ancora ammalato (ammalato non significa che è risultato positivo asintomatico al tampone) a dicembre a distanza di nove mesi. Siamo minimizzatori perché sappiamo che la mascherina ovunque si abbia una distanza di uno o due metri e ovunque non si sia in assembramento ma di passaggio non serve assolutamente a nulla. Siamo minimizzatori perché svalutiamo tutti gli interessi, individuali o collettivi, rispetto agli interessi dell’infanzia. Siamo minimizzatori. È inutile negarlo. E ne andiamo fieri.