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Non chiudete gli occhi su Gaza

di Marcello Veneziani - 21/09/2025

Non chiudete gli occhi su Gaza

Fonte: Marcello Veneziani

Non chiudete gli occhi su Gaza. Se siete cristiani per davvero, se amate la verità e la giustizia sopra ogni cosa, se vi sentite figli di una civiltà, se siete ancora umani, non potete far finta di niente, o peggio rispondere che se la sono cercata, o reagire a un crimine ricordandone un altro, il 7 ottobre, che questi due anni non hanno vendicato ma hanno centuplicato. E non potete star lì a disquisire se il massacro si può definire un genocidio oppure no.
Ci sono migliaia di morti e non è il caso di chiamare l’Accademia della Crusca sulla definizione.
Se avete ancora un briciolo d’amore per la verità e per l’umanità non potete scrollarvi di dosso quello spettacolo terribile di un popolo falcidiato, cacciato di casa, tra palazzi distrutti e missili, bombe bombe bombe sui civili, vecchi donne e bambini inclusi. E dal morto non verrà il Risorto ma dalla morte verrà fuori il resort; dallo sradicamento forzato e sanguinario verrà fuori un immenso business, e faranno lucro e bottino di guerra. Così annunciano gli sciacalli. Non permettevi di dire che questo è antisionismo, antisemitismo o odio per gli ebrei, non ce n’è nemmeno un filo. Anzi, se è per questo, gli ebrei di tutto il mondo che vengono vessati, cacciati, aggrediti in nome di Netanyau, del suo governo e del suo esercito, sono vittime innocenti di un vero razzismo: quelli uccidono, massacrano, distruggono e la colpa ricade sui singoli israeliani solo perché sono israeliani: così si aggiunge vergogna a orrore.
Non si può giustificare un massacro con un altro massacro, e ripeterlo per settecento giorni, trucidando innocenti, in gran parte. Tantomeno si può giustificare un genocidio oggi col genocidio maggiore di ottant’anni prima. Ed è un’aggravante usare un genocidio per restare al potere, e non essere destituiti e processati. Qui la tragedia è davvero di proporzioni bibliche.
Trovo imbarazzanti le paroline del governo italiano, a partire dal ministro degli esteri Antonio Tajani, su quel che sta succedendo: dopo tanto silenzio ora viene fuori una parolina ammodo del tipo “non siamo d’accordo con quel che sta facendo Israele, “non condividiamo”. Ma che state dicendo, non è un dibattito o un sondaggio d’opinione su come la pensate, qui stiamo vedendo un massacro infinito, la più vistosa catastrofe umanitaria. E se ritenete Israele l’avamposto dell’Occidente, allora questo è il peggior massacro compiuto in Occidente da quando è iniziato questo millennio.
Certo, è assurdo e irritante davanti a un genocidio di queste proporzioni cercare a tutti i costi di trascinare Giorgia Meloni e il suo governo tra i colpevoli, dire che si è macchiata di sangue pure lei, in quanto alleata d’Israele e di Trump; e improntare intere trasmissioni (come quella che dovrebbe chiamarsi solo Mezzo, perché così disgustosamente di parte) a processare la Meloni. Siamo in netto dissenso con la politica estera del governo Meloni e non possiamo accettare il suo silenzio su Gaza o il suo tardivo, timido, tiepido sdegno: ma da qui a trasformare la sua cautela che sconfina nell’ignavia e omertà in complicità attiva e farla salire sul banco degli imputati per le stragi quotidiane di Gaza, è un canagliesco sfruttamento politico di una tragedia umanitaria. Peraltro, se il nostro governo avesse usato parole dure e azioni conseguenti, non sarebbe cambiato nulla.
Qui tocchiamo l’altro versante del problema, infinitamente più piccolo della carneficina di Gaza, ma che ci investe direttamente. Mi riferisco alla cagnara ProPal ingaggiata da noi e in altri paesi d’Occidente: in mano agli intolleranti, fanatici militanti della sinistra radicale e dintorni, anche una causa giusta, una denuncia fondata come quella su Gaza, si trasforma in una gazzarra, in un atto di prepotenze per togliere la parola a qualcuno, per impedire di esercitare il proprio lavoro a qualcuno, per rendere difficile la vita ai governi in carica. Li vedi e nelle loro mani la bandiera palestinese diventa un tricolore disordinato e listato a lutto, il bianco rosso e verde soffocati dal nero dell’odio e del male. Li senti urlare, attaccare, insultare, aggredire, boicottare e ti viene subito da dire: ma questi sarebbero i pacifisti, quelli che denunciano le guerre e le violenze, i difensori dell’umanità e della libertà? I ProPal, come dice il nome, propalano odio. Sono gli stessi che plaudono se viene ucciso un esponente o un militante della parte avversa, sono gli stessi che odiano le forze dell’ordine, gli stessi che vogliono appendere a testa in giù la Meloni e tutti quelli che a loro insindacabile giudizio discendono dal fascio. Sono loro, in fondo, la vera ragione che frena nell’altro versante l’impulso a manifestare la profonda, civile, inerme protesta contro chi sta compiendo a due passi da noi un crimine contro l’umanità. E vedendo loro, i ProPal, molti dalle nostre parti, si convincono che la causa di Gaza sia sbagliata, significa lavorare per Hamas, essere dalla parte dei terroristi islamici che a Gaza hanno trovato la più formidabile macchina di allevamento e istigazione: i piccoli sopravvissuti, che hanno visto morire i loro famigliari, saranno terroristi o tiferanno per loro. Se cercate la fabbrica dove si formano i terroristi, la prima risposta è: a Gaza. Ma davanti a una tragedia che è sotto i nostri occhi, per nostra fortuna a distanza di sicurezza, non possiamo restare succubi dei riflessi condizionati e dire: se da quella parte ci sono i compagni ProPal noi non possiamo che essere dalla parte opposta. No, in questo caso, no; non c’è un bene che si oppone a un male, e nemmeno un male minore e necessario che si oppone a un male supremo; ma c’è la tenaglia del male che schiaccia il bene primario, la vita, il diritto alla vita, alla terra, alla casa. Da una parte c’è chi uccide e dall’altra c’è chi si fa scudo umano di quelle uccisioni e ne trae motivo per combattere Israele, col risultato di far massacrare altre migliaia di disarmati innocenti.
Perciò vi imploro, non giustificate 700 giorni di massacri con uno, il 7 di ottobre, ma inorridite per tutti i 701 giorni di orrore (e non è finita): il primo vale più di ogni altro, singolo giorno seguente, perché fu il primo e terribile; ma vale infinitamente meno di tutti i 700 giorni e dello spettacolo di morte e distruzione che stiamo vedendo, per giunta incarognito dagli scopi venali che lo giustificano. Non perdete di vista il vero, il giusto, l’umano, chiunque voi siate e da qualunque parte politica voi siate. La verità, vi prego, sull’orrore. Almeno la verità, se non possiamo fare altro.