C’è grande tensione nei Balcani
di Massimo Fini - 21/12/2025

Fonte: Massimo Fini
C’è grande tensione nei Balcani. Il Presidente della Serbia, Aleksandr Vucic, vuole entrare nell’Unione Europea, la maggioranza della popolazione è contraria perché questo significherebbe la rinuncia definitiva al Kosovo, che si proclamò indipendente il 17 febbraio 2008, ma non è stato riconosciuto tale oltre che, ovviamente, dalla stessa Serbia, da Russia, Cina, Spagna, Cipro, Romania, Slovacchia, Grecia, Bosnia, Azerbaigian, Algeria, cioè circa il 90 percento dei Paesi che aderiscono all’Onu. Naturalmente a favore di un Kosovo indipendente sono gli Stati Uniti che da quando nel 1999 aggredirono illegittimamente, contro la volontà dell’Onu, la Serbia spadroneggiano nei Balcani. Numerosi scontri ci sono stati in Kosovo fra la polizia e la minoranza serba che non accetta la situazione. Il problema è nato perché nel tempo gli albanesi del Kosovo sono diventati maggioranza, perché figliano di più, mentre i serbi, seguendo una linea tipicamente occidentale, hanno un tasso di natalità molto inferiore. La Serbia reagì all’autoproclamata indipendenza del Kosovo con l’intervento dell’esercito e di truppe paramilitari, le famigerate “Tigri di Arkan”. Quando vennero a San Siro per una partita di una squadra serba contro una italiana, la loro presenza era così inquietante che gli spalti si spopolarono, nonostante i calciatori serbi implorassero i loro tifosi di stare un po’ più calmi, altrimenti la loro squadra sarebbe stata squalificata e avrebbe perso la partita.
Poiché l’autoproclamazione dell’indipendenza del Kosovo non era stata ratificata né legittimata da gran parte della comunità internazionale, gli albanesi kosovari reagirono con la guerriglia e il terrorismo, com’è normale in ogni Resistenza. Comunque il loro leader, Hashim Thaci, verrà poi mandato davanti alla Corte Penale Internazionale per “crimini contro l’umanità”. Insomma Thaci non ci era andato con mano leggera, ma nulla avviene con mano leggera nei Balcani.
Tuttavia il problema non è la diatriba Serbia/Kosovo, il problema è la Bosnia. Quando nei primi anni Novanta si dissolse la Jugoslavia le varie etnie che l’avevano composta si misero a combattere per occupare il più possibile di quel territorio. Sono le famose e feroci guerre balcaniche (vedi Maledetta Sarajevo. Viaggio nella guerra dei trent’anni, di Marzio G. Mian e Francesco Battistini). L’Onu, con l’appoggio determinante della Germania e del Vaticano, guidato allora da Giovanni Paolo II, un Papa più politico che religioso, concesse immediatamente l’indipendenza, oltre che alla Slovenia, alla cattolica e nazifascista Croazia (i protagonisti delle foibe sono stati i croati, con i serbi noi non avevamo mai avuto alcun contenzioso, anzi i nazionalisti serbi ammiravano l’Italia e la sua indipendenza a cui si rifacevano per creare la loro e a Belgrado si pubblicava un quotidiano titolato Piemonte). A quel punto anche i serbi chiesero a loro volta l’indipendenza e la riunione alla madre patria Serbia. Ma l’Onu negò loro ciò che aveva concesso ai croati e agli sloveni. In campo c’erano sostanzialmente tre popolazioni che da tempo immemorabile vivevano nei Balcani: i musulmani, i croati, i serbi. Ma mentre croati e serbi potevano contare sull’appoggio delle rispettive madri patrie, i musulmani non avevano alcun retroterra, ricevevano qualche aiuto sporadico dall’Iran. Quindi la guerra fu sostanzialmente fra croati e serbi. I serbi la stavano vincendo perché a detta di chi se ne intende sono i migliori combattenti del mondo (l’ISIS era di là da venire). Ma gli americani decisero che quelli che avevano vinto la guerra, cioè i serbi, l’avevo invece persa. E crearono uno Stato inesistente e mai esistito, la Bosnia, divisa in tre sub-Stati: Federazione di Bosnia ed Erzegovina (FBiH) musulmana e croata, Republika Srpska (RS) serba e Distretto di Brcko, territorio speciale indipendente. La presidenza, di fatto, è andata paradossalmente a un musulmano. I serbi, che in Bosnia rappresentano il 30,8 percento della popolazione, sono stati reclusi nell’impronunciabile Republika Srpska. Insomma la Bosnia, oltre a non essere mai esistita come Stato, continua ad essere un’entità astratta, tenuta insieme con lo sputo.
E’ evidente a chiunque che una situazione del genere non può durare a lungo. E’ bene ricordare, inoltre, che i Balcani, dall’assassinio dell’Arciduca Ferdinando di Savoia, ad opera di Gavrilo Princip, sono una polveriera pericolosa non solo per i Balcani, ma anche, sia pur in modo indiretto, per l’Europa.
In quanto al Kosovo, è a sua volta uno Stato inesistente, tenuto in piedi da una forza internazionale, la KFOR (Kosovo Force) a cui partecipiamo anche noi italiani. Da qui l’avvertimento del tennista Novak Djokovic, “Il Kosovo è serbo e rimarrà sempre serbo”, che suona nei cuori di tutti i serbi del mondo.

