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Orientamenti sul presente storico

di Tovo Flores - 09/06/2018

Orientamenti sul presente storico

Fonte: Tovo Flores

 

Il grande storico e filosofo svizzero Jacob Burckhardt, nel suo libro “Meditazioni sulla storia universale” (1), riteneva che per comprendere a grandi linee i fatti storici era necessario individuare le forze motrici  (“potenzen”) che li muovevano. Tali forze o energie che spingono l’agire umano sono la politica, intesa come stato e governo, la religione nelle sue entità ecclesiastiche e la cultura. Mentre le prime due forze tendono alla stabilità come “forme”, la terza, cioè la cultura, è la più dinamica, poiché è la dimensione del sapere umano in generale che tende alla critica del presente. Come ebbe a scrivere Delio Cantimori nella sua mirabile introduzione al libro citato, nessuna delle tre forze motrici può essere soppressa, in quanto esse corrispondono a bisogni basilari per l’uomo: ad esempio la politica vuole risolvere i bisogni di ordine, di equità, giustizia, volontà di potenza; la religione esprime i bisogni di sicurezza interiore, di rassicurazione, di conforto quando si soffre, di trascendenza; la cultura esprime i bisogni artistici, filosofici, economici, ecc. Inoltre, secondo Burckhardt, la storia non si evolve o progredisce seguendo un disegno razionale o spirituale (Hegel) o materiale economico (Marx), né  essa ha una finalità ultima (una escatologia) che procede linearmente com’era per la tradizione cristiana agostiniana, nè, da ultimo, è caratterizzata da cicli (Platone, Vico, Spengler, Evola, Guènon). Sono le alterne vicende del flusso e dello scontro di queste tre forze motrici, che creano i fatti storici. Le connessioni dinamiche che vengono a stabilirsi ci consentono perciò un orientamento critico per comprendere il presente storico. E’ chiaro, aggiungiamo noi, che la logica che si applica per la critica dei movimenti storici non è certo quella delle scienze naturali, ma è quella del principio di ragion sufficiente (2), oppure quella della logica speculativa che considera gli avvenimenti che si succedono come conseguenza di contraddizioni politiche, economiche e sociali (come aveva capito sin dal nascere del pensiero filosofico il grande Eraclito).

Ora, in base a questa premessa metodologica, ci si può accingere a commentare brevemente quello che sta accadendo in Italia, facendo presente che la religione in questo frangente storico non gioca un ruolo di rilievo, mentre decisive sono le azioni che si muovono per  bisogni politici e culturali.

Nell’ambito dello scontro politico che si manifesta in Italia, si osserva che vi è una netta opposizione amico-nemico (3) che costituisce, come affermava Carl Schmitt, l’essenza della politica. Da un lato troviamo  un gruppo politico, variegato al suo interno, che fa capo alla cosiddetta sinistra e pure ad una parte del cosiddetto centro-destra che si denomina Forza Italia, che sono caratterizzate da una visione economico-politica globalista di indirizzo liberista, e che accettano l’europeismo e l’atlantismo più o meno così come sono. Dall’altro lato notiamo due movimenti cosiddetti populisti come la Lega e il Movimento 5 stelle che, pur diversi tra loro, hanno espresso, su punti programmatici comuni, la volontà di comporre un governo. E’ assai interessante rilevare che la Lega agisca più per bisogni politici, quali il ripristino di una forte autorità dello stato, la difesa dei confini nei confronti di una immigrazione incontrollata, e la riproposizione della identità storica sia regionale che nazionale; mentre il M5s è spinto più da motivazioni culturali quali il ripensamento sul lavoro, su come produrre e consumare e su come usare nuove fonti di energia, in altre parole di come ripensare il capitalismo.

 La Lega può essere definita in questo momento storico come un movimento liberal-conservatore o istituzionale (in senso hegeliano) che propugna il federalismo. Essa rappresenta gli interessi del Nord ed ora in parte del Centro-Italia (estendibili  nel prossimo futuro anche al Sud-Italia), che richiedono una maggiore sicurezza sociale, una legislazione severa contro la criminalità, e una drastica diminuzione dell’imposizione fiscale che insieme impediscono lo sviluppo produttivo e che  impoveriscono queste regioni trainanti. Lo stato deve ritornare a fare lo stato secondo le regole fondanti che sono il rispetto delle sue leggi per tutti indistintamente, e la difesa dai nemici esterni ed interni. Infatti in questo momento storico lo stato italiano si trova in una profonda difficoltà, poiché è di fatto invaso da un numero sempre più massiccio di popolazioni che entrano nel suo territorio senza passaporto e che sono perciò clandestini e che pretendono spesso volte il rispetto delle leggi da cui provengono senza tener conto di quelle dello stato accogliente. Di fatto, come la storia insegna, si vuole distruggere lo stato accogliente per sostituirlo con il loro.

Questo è un discorso di importanza epocale, poiché se lo stato italiano non riprende appieno la sua sovranità sul territorio (come del resto altri stati europei) e sulla popolazione che vi abita, la sua distruzione in prospettiva sarà inevitabile.

Molto diversa invece è la natura del M5s, poiché i bisogni che esso esprime sono per lo più di ordine culturale. Il suo fondatore, Beppe Grillo, circa 30 anni fa poneva questioni rilevanti che riguardavano l’ecologia e il consumismo. Se oggi è il primo movimento politico italiano è perché queste esigenze sono diventate sempre più popolari: esse vanno dalla difesa del territorio inteso come ecosistema, all’acqua che deve essere pubblica, alla lotta contro il degrado ambientale, e soprattutto al ripensamento sul capitalismo che genera attualmente sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi. Si nota tuttavia che il M5s non ha una ideologia definita, in quanto esso stesso di definisce post-ideologico. Questo dichiararsi oltre le ideologie del Novecento ha sicuramente un significato comprensibile, visto il loro disastro storico, ma il fatto di non costruirne una nuova può rivelarsi un limite molto grave. Infatti senza una visione unitaria critica riguardante la forma-capitale nella sua dimensione assoluta, tutte le proposte di mutamento del modo di produzione capitalistico sarebbero condannate al fallimento. Se è vero che il pensiero di Marx ormai si palesa del tutto inadeguato viste le imponenti trasformazioni socio-economiche (tranne il suo esame sull’essenza del capitalismo, che è ancora insuperabile),  è pur vero che vi è una necessità di una sintesi di tutte le critiche su questo modo di produzione che è ormai incompatibile con la biosfera terrestre. Ci sono stati grandi studi a riguardo condotti con approcci culturali molto differenti che vanno da Guènon a Evola, da Jünger a Heidegger, da Baumann a Beck, da Lefrevre  a Preve, e così via. Ci vorrà tempo perché un lavoro culturale di questo genere si componga in modo unitario, lo si sa, ma il tempo storico si sta accelerando sempre più e il pericolo aumenta.

Questo presente storico, ricco di tensioni e di contraddizioni di ogni genere (altro che fine della storia!), ci ha portato comunque a una novità sullo scenario internazionale, ovvero alla nascita di un governo composto da due movimenti politici provenienti da direzioni diverse che si stanno per il momento dimostrando compatibili. Molte sono le aspettative, anche sul piano internazionale. E’ interessante osservare che l’Italia spesse volte è stata la culla di nuovi processi storici di importanza epocale come la Civiltà romana, il Rinascimento e il Fascismo, tanto per citarne alcuni. Certamente la sofferenza del popolo italiano in questo presente storico è stata tanta ed è questo il motivo principale che ha spinto alla riuscita di questo esperimento politico. Il passaggio dalle determinazioni esigenziali alla attuazione concreta di esse richiede volontà ferrea e grande consapevolezza. Sembra quasi che lo Spirito del popolo di cui parlava Hegel si sia incarnato qui in Italia. Tuttavia egli aggiungeva che lo Spirito vuole sì raggiungere il suo concetto, cioè la piena realizzazione cosciente,  ma nel contempo esso lo nasconde a sé, “… è fiero e si compiace di tale sua estraniazione” (4).

 Questo significa che le difficoltà saranno enormi e i nemici esterni ed interni numerosi.

NOTE:

1)    J.BURCKARDT, Meditazioni sulla storia universale, Sansoni Ed., Firenze 1985.

2)    Il principio di ragion sufficiente è quel principio logico in virtù del quale noi consideriamo che nulla potrebbe essere vero, o esistente, né alcun enunciato essere vero senza che vi sia una ragion sufficiente per la quale sia così e non diversamente. Vedasi W.LEIBNIZ, Monadologia, ed. Laterza, Bari 1991, p.91.

3)    C. Schmitt, riprendendo Hegel, affermava nel suo libro “Le categorie del politico”, che il nemico è colui che è il “totalmente estraneo”, mentre l’amico è colui con il quale abbiamo valori etici, politici, religiosi condivisi.

4)    G.W.F.HEGEL, Lezioni sulla filosofia della storia, Ed. Laterza, Bari 2003, p.49.