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Pace e guerra

di Pierluigi Fagan - 16/10/2023

Pace e guerra

Fonte: Pierluigi Fagan

A marzo, nella distrazione generale delle nostre opinioni pubbliche esposte solo ad alcune notizie, in genere urlate e ignare del tutto di altre notizie che pure meritano attenzione, arriva l’incredibile notizia della ripresa delle relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita ed Iran. La cosa si porta appresso gli Emirati Arabi Uniti, l’Oman storico mediatore interno il mondo musulmano diviso tra sciiti e sunniti, il Qatar che sta in mezzo i due grandi paesi, non dispiace l’Egitto e la Turchia. Incredibilmente, iniziano le procedure per riallacciare i rapporti con la Siria di Assad dopo 12 anni e migliaia di morti in una lunga ed inconcludente guerra da cui è sorta anche la strana ISIS. A maggio, Assad è riammesso nella Lega Araba. Ad agosto, nella tormentata riunione dei BRICS che discutono il proprio allargamento, l’India porta dentro l’Arabia Saudita (che si porta appresso gli Emirati Arabi Uniti), la Cina porta dentro l’Iran, la Russia porta dentro l’Egitto. I tre più importanti paesi musulmani del quadrante mediorientale dal 1° gennaio, sarebbero parte di un’unica organizzazione. Paesi difformi ed in lunga tensione reciproca riuniti dal comune interesse per uno sviluppo economico che non solo costa meno del farsi guerra ma che è l’unico modo per stabilizzare le relative società civili, dando speranza nel futuro.
A settembre, al G20 che si tiene in India, si manifesta un dissidio tra l’ospitante India di Modi e gli Stati Uniti di Biden che per altro lo stesso Modi ha visitato a giugno siglando una dozzina di contratti importanti in campo militare, tecnologico, astronautico. L’americano pretende una dichiarazione di condanna della Russia per la guerra in Ucraina (che Modi non firmerà), ma vuole anche che l’India aderisca al progetto di una nuova Via del Cotone che diventerebbe una spina nel fianco alla Via della Seta cinese (che Modi firmerà).  Si tratta di un corridoio logistico su cui far viaggiare merci dall’India all’Europa, via Emirati, Arabia Saudita, Giordania, Israele come terminale portuale di Haifa. Il tutto costruito da imprese tedesche, francesi, italiane. La cosa dispiace a molti. All’Iran che verrebbe emarginato e che perderebbe analogo progetto con l’India che avrebbe collegato questa alla Russia, via Caspio. Alla Russia stessa e per varie immaginabili ragioni. Alla Turchia ed al Qatar emarginati dalla partita. All’Egitto che vedrebbe calare il suo traffico a Suez e relativa centralità geopolitica. Al mondo musulmano più in generale poiché formerebbe una alleanza forte di interessi tra alcuni suoi paesi ed Israele e l’Europa in via esclusiva. Alla Cina. Ai palestinesi che non è chiaro se beneficiati da qualche briciola della partita come Autorità dei territori e non come Gaza, ovviamente.
Il 7 ottobre scoppia la guerra tra Israele e palestinesi di Gaza/Hamas.
Nel giro di appena otto mesi, c’è stata una inedita e speranzosa ricucitura del martoriato quadrante a cui è seguita una decisa scucitura per mettere tutti contro tutti come noi occidentali lì facciamo da sempre. Adesso sfogatevi pure con l’antisemitismo, i sionisti e gli antisionisti, il popolo eletto, l'avamposto della democrazia, lo scontro di civiltà, il jihad, bambini con teste mozzate sì o no, i crimini di guerra internazionali e le corti di giustizia, i pupazzi televisivi che parlano di tutto e non sanno niente o se sanno fanno finta di non sapere, la Terza guerra mondiale a pezzi, “l’ha detto Paolo Mieli”, Fabrizio Corona e l’ultimo film di Taylor Swift.
L’ignoranza è la madre di tutte le catastrofi.