Papa Leone denuncia pratiche usurarie contro il Sud del mondo
di Mario Lettieri e Paolo Raimondi - 09/11/2025

Fonte: Mario Lettieri e Paolo Raimondi
Nella recente udienza alla Consulta nazionale antiusura, per i 30 anni di attività, Papa Leone XIV ha ricordato il dramma di chi è vittima di questa pratica, che ha un impatto devastante sulla vita di persone, famiglie e popoli.
Forse Papa Leone ha sorpreso molti quando ha affermato: “La dinamica negativa dell’usura si manifesta a diversi livelli.. Ciò che dapprima si presenta come un aiuto, in realtà, a lungo andare, diventa un tormento. E questo capita anche a livello di Paesi nel mondo. Purtroppo, sistemi finanziari usurari possono mettere in ginocchio interi popoli. Ugualmente, non si possono trascurare «quanti nei commerci usano pratiche usurarie e mercantili che provocano la fame e la morte dei loro fratelli in umanità» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2269): le loro responsabilità sono gravi e alimentano strutture di peccato inique.”.
Indubbiamente Papa Prevost ha visto queste pratiche predatorie nei confronti di Stati e di popoli durante la sua permanenza quasi ventennale in Perù. Questo Paese è stato uno dei più colpiti e martoriati dalle politiche usurarie praticate da attori stranieri, pubblici e privati. Quando arrivò in Perù, la prima volta nel 1985, il tasso di inflazione era già del 158,3%. Era peggiore solo in Argentina e in Nicaragua. Poi nel 1990 toccò il 7.649,65% del pil! Nel 1989 il debito estero era equivalente al 420% delle entrate derivanti dall’export e al 100% del pil. Gli interessi sul debito erano di oltre un terzo dell’export totale.
Una causa, forse la principale ma sottaciuta, delle crisi debitorie dei Paesi in via di sviluppo fu la politica monetaria della Federal Reserve, che nel 1979, per fronteggiare la crescente inflazione negli Usa, aumentò enormemente il tasso d’interesse di base. Nel 1981 esso arrivò al 20%! Si può immaginare l’effetto negativo e destabilizzante sul debito e sull’inflazione nei Paesi del Sud del mondo, legati e dipendenti dal dollaro.
Alla sua prima elezione nel 1985, il presidente Alan Garcia, in seguito tanto chiacchierato e accusato di molteplici misfatti, aveva immediatamente affermato che non poteva affamare il popolo a causa del debito e dichiarò l’intenzione del governo di limitare il pagamento degli interessi a non più del 10% dell’export. L’iniziativa fu duramente osteggiata da tutti, a cominciare dalle banche americane e dal Fmi.
Quanto avvenuto in Perù naturalmente è accaduto in tutti i Paesi dell’America Latina e degli altri continenti del cosiddetto Sud del mondo.
A ciò occorre aggiungere, come indica Papa Leone, anche le “pratiche usurarie nei commerci”, poiché i prezzi delle merci esportate dai Paesi del Sud erano e sono determinate in gran parte dai mercati delle commodity di Chicago e di New York nell’ovvio interesse dei compratori. Bisogna anche aggiungere le attività speculative di una finanza senza scrupoli che spesso ha giocato, in momenti differenti, al rialzo o al ribasso dei prezzi generando fame e disperazioni in popoli interi. Nei settori dei beni agroalimentari, la speculazione al rialzo porta all’inflazione dei prezzi del cibo e, quindi, anche alla fame per le fasce povere della popolazione, quella al ribasso provoca il fallimento dei piccoli produttori di beni di primaria necessità, e, quindi, alla mancanza di cibo.
Un ruolo importante degli andamenti dei prezzi delle commodity, anche di quelle alimentari, è stato giocato dai futures. Essi sono contratti finanziari con i quali si compra a un prezzo stabilito con la consegna dilazionata nel tempo. E’ stato calcolato che soltanto il 2% di tutti i contratti futures arriva a conclusione con un effettivo movimento di merci. Quasi tutti sono definiti prima della scadenza con un pagamento tra i contraenti della differenza di prezzo. Ma nel frattempo, l’enorme massa di contratti ha fatto lievitare i prezzi, secondo che si giochi al rialzo o al ribasso.
Di conseguenza, ci sono state vere e proprie crisi alimentari che hanno provocato carestie e fame e scatenato le cosiddette “rivolte del pane”, come nel periodo 2007-8, che hanno colpito tutti i Paesi del Sud del mondo, in particolare quelli dell’Africa. Non si dimentichino anche le impennate inflazionistiche degli anni 2010-11, altrettanto devastanti per molte popolazioni.
Su queste problematiche globali, Papa Leone si muove nel solco tracciato da Francesco. Si auspica ovviamente che i dirigenti internazionali della politica e dell’economia, sempre in prima fila nelle celebrazioni di Piazza San Pietro per le photo opportunity con il pontefice, sappiano seguire le sue esortazioni e apportare delle profonde riforme a un sistema economico e finanziario globale profondamente malato e iniquo.

