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Parigi, è guerra negli Champs-Elysees. E in tutta la Francia la tensione sale

di Filippo Bovo - 08/12/2018

Parigi, è guerra negli Champs-Elysees. E in tutta la Francia la tensione sale

Fonte: l'Opinione Pubblica

Il copione già visto a Parigi lo scorso sabato si ripete anche oggi: l’attesissima manifestazione dei Gilet Gialli, contro la quale il governo ha schierato un immenso apparato di forze dell’ordine, ha ben presto dato vita ad una situazione di vera e propria guerriglia urbana nel centro della Capitale francese. Numerosi gli scontri e i negozi presi d’assalto e saccheggiati dai “casseurs” intrufolatisi tra i manifestanti, così come i cassonetti e le auto date alle fiamme. Stando ai numeri, invero molto prudenti e quindi opportunamente rivolti al ribasso, che sono stati forniti dalle autorità francesi e trasmessi dai veri media nazionali, i manifestanti non sarebbero meno di 31mila. Ma le manifestazioni avvengono in tutta la Francia e, stando alle parole del sottosegretario Laurent Nunez, rilanciate da France 2, le persone fermate sarebbero già più di 700, delle quali almeno 335 solo a Parigi.

Anche la frontiera con l’Italia, a Ventimiglia, sarebbe stata nuovamente bloccata dai manifestanti, come del resto era già avvenuto al principio delle dimostrazioni dei Gilet, nella metà di novembre. Tutti i mezzi in entrata ed in uscita dal territorio italiano, pertanto, sono rimasti bloccati, creando una fila di almeno sei chilometri. Numerosi presidi, che con successo bloccano strade ed autostrade, si possono comunque annoverare in numerose località della Francia.

Secondo i principali media francesi, solo a Parigi, nei centralissimi Champs-Elysees, i manifestanti sarebbero non meno di ottomila, e tra i luoghi che avrebbero assaltato ci sarebbero un negozio di abbigliamento e una brasserie, a cui si dovrebbe aggiungere anche una fitta sassaiola contro un centro commerciale. Subito sono state erette le prime barricate, mentre un cassonetto veniva dato alle fiamme. La polizia ha risposto col lancio di gas lacrimogeni. Tra i manifestanti sono numerosi coloro che, davanti ai poliziotti, hanno fatto la “quenelle”, il saluto inventato dal famoso comico francese Dieudonné, che negli anni scorsi era stato letteralmente espulso dalla televisione e dal mondo dello spettacolo nazionali e sottoposto a non poche problematiche giudiziarie a causa delle sue posizioni politiche, sgradite all’establishment parigino, di destra e di sinistra.

Dopo le due del pomeriggio i primi “casseurs” hanno cercato d’infiltrarsi, evidentemente con successo, nelle fila del movimento, palesemente con l’intento di creare il panico e suscitare violenze, in modo tale da giustificare una reazione militaresca da parte degli apparati governativi. Ciò si è visto in particolare nell’ottavo arrondissement, vicino a Boulevard de Courcelles, dove numerosi a partire da quel momento sono stati gli episodi di teppismo a danno dei negozi, senza parlare poi delle auto date alle fiamme.

In precedenza si erano registrati gravi tafferugli, con tanto di cariche della polizia e lanci di oggetti da parte dei manifestanti, nei pressi dell’Arco di Trionfo, dove i Gilet Gialli secondo le autorità erano non meno di un migliaio. Anche nella Rue Arsene Houssaye, adiacente agli Champs-Elysees, sono stati lanciati dagli agenti diversi gas lacrimogeni contro i dimostranti che premevano contro una grata di ferro posizionata per bloccare il passaggio verso l’Eliseo. Anche in Boulevard des Italiens, nei pressi dell’Opera, un gruppo di Gilet Gialli si è scontrato ripetutamente coi poliziotti.

Secondo la portavoce della polizia, Camille Chaize, alcune delle persone fermate e perquisite avevano “armi, bottiglie Molotov e spranghe di ferro”, prontamente sequestrate. Il copione, delegittimatorio verso tutto il movimento dei Gilet Gialli, ricorda molto da vicino altri episodi della storia recente, ad esempio Genova nel 2001. La città, in ogni caso, si attendeva questo clima, come ben dimostrato anche dalle vetrine e dai portoni dei negozi blindati con serrande di ferro o protezioni di legno inchiodate alle pareti, che già si potevano vedere nella giornata di ieri.

Secondo Benoit Harnon, ex candidato socialista alle presidenziali vinte da Macron e oggi leader di Generation-S, “questa non è la Repubblica. La gioventù francese umiliata. Ma cosa cerca il potere se non la rabbia?”. Anche per l’ex ministra all’Ambiente, Cecile Duflot, la situazione è “semplicemente intollerabile”. Sono nuove crepe nell’élite politica francese, che fino a pochi giorni fa sembrava ancora abbastanza compatta ma che adesso, sia pur con molta cautela da parte dei diretti responsabili, comincia a manifestare i primi, chiari segnali di sfaldamento.

A queste accuse il ministro della Difesa, Florence Parly, così ha risposto: “Mi rendo conto della forza delle immagini, ma bisogna anche guardarle con distacco, prospettiva, bisogna capire i motivi per cui i poliziotti sono dovuti intervenire. Ci sono state molte violenze, durante le quali gli studenti stessi si sono messi in pericolo con le loro stesse azioni”. Il riferimento è soprattutto alla barbarie del trattamento a cui i giovani liceali, fra i 16 e i 18 anni, sono stati sottoposti dagli agenti intervenuti contro di loro: sono stati, come denunciato da immagini che hanno subito destato un’enorme indignazione sia dentro che fuori il paese, dilagando nei social, costretti ad inginocchiarsi con le mani sulla nuca, contro il muro. Se una simile vergogna fosse avvenuta in Birmania, sarebbero subito partiti strali contro la dittatura e i militari, proprio da coloro che invece hanno fatto la medesima cosa in Francia, prendendosi pure il plauso o comunque il consenso silenzioso di molti cosiddetti “democratici europei”.

In un imbarazzo sempre più evidente, Macron ha fatto sapere che parlerà soltanto la prossima settimana. Ad annunciarlo è stato il presidente dell’Assemblea Nazionale, Richard Ferrand, assicurando che il presidente non vuole “gettare olio sul fuoco” in questi giorni già più che concitati. Secondo alcune fonti provenienti dall’Eliseo, Macron sarebbe “molto preoccupato”, e starebbe parlando coi vertici della sicurezza dello Stato così come coi vari prefetti e dirigenti locali. Nei giorni scorsi, sempre dall’Eliseo, è giunto l’allarme che la situazione creata dal movimento dei Gilet Gialli potrebbe creare un golpe in Francia. E, parlando di golpe, non è da escludere che possa essere proprio Macron, non vedendo più una via di uscita dall’attuale crisi, a tentare il tutto e per tutto, ovvero ad attuare una fuga in avanti che lo porti, col varo di nuovi provvedimenti speciali, a dar vita ad una sorta di “Stato di polizia de facto”, cosa già oggi in buona parte esistente. Nel frattempo, analizzando l’annuncio fatto da Richard Ferrand, i vari politologi francesi con un certo pessimismo concordano nel dire che, solo allo scopo di prendere tempo, all’inizio della prossima settimana, nel suo discorso alla nazione, Macron si limiterà sostanzialmente ad annunciare poco più che un modesto rimpasto di governo.