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Per “romanizzare i barbari” servirebbero, innanzitutto, i “romani”

di Emanuele Boffi - 06/09/2018

Per “romanizzare i barbari” servirebbero, innanzitutto, i “romani”

Fonte: Tempi

Matteo Salvini ha detto di non credere all’ultima rilevazione Swg che dà la Lega al 32 per cento. Il ministro degli Interni e leader leghista fa bene ad essere cauto ben sapendo – come l’altro leghista Giancarlo Giorgetti – quanto sia volatile il consenso in Italia. Resta un fatto obiettivo, tuttavia, che la sua azione di governo (molto più che quella dei compagni grillini) riscuota le simpatie degli italiani. Perché? Perché questo avviene, sebbene quasi tutti i media non facciano altro che attaccarlo? È il rovello della sinistra che non riesce a capacitarsi del fatto che gli elettori proprio non capiscano che Salvini è “un barbaro”, “un fascista”, “un razzista”.

È un misunderstanding non solo italiano. Il 9 settembre si vota in Svezia, il paese del socialismo “buono”, dello statalismo dalla culla alla tomba e dove i partiti progressisti hanno sempre governato. Gli ultimi sondaggi ci raccontano che anche a quelle latitudini il partito di destra (populista, razzista ecc ecc) è in forte ascesa. Il Partito socialdemocratico è al 23,3 per cento, la destra xenofoba dei Democratici svedesi al 19,7. Probabile che poi tutto si risolva con la formazione di un governo di centrosinistra (vige il sistema proporzionale e le alleanze si fanno post voto), ma, anche in questo caso, l’osservatore neutrale non può non domandarsi quale sia il motivo del successo degli “impresentabili” di Jimmie Åkesson.

Altro esempio. Martedì sul quotidiano Italia Oggi il corrispondente da Berlino Roberto Giardina iniziava il suo articolo così:

Una settimana di scontri a Chemnitz e l’AfD aumenta ancora. Un punto in più, dal 14 al 15%, contro i 12,6 delle ultime elezioni, esattamente un anno fa. Secondo altri sondaggi, i populisti dell’estrema destra sarebbero addirittura al 17%, ad un’incollatura dai socialdemocratici (18). E secondo altri dati, sarebbero già alla pari, al 16,5. La Cdu-Csu rimane stabile al 31, ma era al 41 prima del grande esodo, quando nel settembre del 2015 Frau Merkel decise di non chiudere le frontiere e in quattro mesi entrarono un milione e centomila Flüchtlinge, fuggiaschi.

In Baviera si vota il 14 ottobre e per i partiti di centrodestra e centrosinistra si preannuncia una Caporetto. Perché? Come è possibile se tutti i media principali sono apertamente schierati contro il partito di estrema destra Afd?

Giardina fa un esempio illuminante:

Anche se seguo i telegiornali e leggo tutti i giornali nazionali, per giorni non ho capito bene che cosa fosse successo a Chemnitz. All’inizio si è parlato di scontri senza spiegare il perché. Poi, si è ammesso: un giovane è stato pugnalato a morte nella notte del 26 agosto. Per futili motivi. No, perché ha cercato di salvare una ragazza che stava per essere violentata. Infine, il nome della vittima Daniel H., 35 anni, lascia moglie e figlio. Ancora nulla su chi l’ha ucciso. Già tutti sospettano, dunque, che si tratti di uno straniero. La privacy impone di rivelare solo il nome, e non il cognome, di chi è coinvolto in fatti di cronaca. La polizia non lo fa perché sarebbe subito evidente: si tratta dell’iracheno Jussif, 22 anni, e del siriano Alaa, di 23. A rivelarlo è un poliziotto, che verrà sospeso. (…) Jussif ha ucciso con una pugnalata o con 24? Per una donna, o per delle sigarette? A quanto pare, non c’è stata nessuna ragazza in pericolo. Ma ormai nessuno crede più a niente. Le autorità sapevano che i violenti della destra stavano marciando su Chemnitz, perché non si sono prese misure adeguate? Per incompetenza, o per tacita complicità? (…) Jussif era stato già espulso, ma il Bamf, l’ufficio per gli stranieri, ha lasciato trascorrere sei mesi per rispedirlo in Bulgaria, e si è dovuto ricominciare da capo. E sono trascorsi 22 mesi, in cui l’iracheno ha compiuto diversi reati. Il Bamf era già sotto inchiesta perché regalava permessi a tutti, per malinteso buonismo. Io penso che molti votano a destra, o si astengono, perché si sentono insicuri. E lo sono perché convinti di essere trattati come bambini a cui non possa essere raccontata la verità.

La sinistra (e i suoi media) non è messa bene in nessun paese d’Europa. Da noi si balocca su questioni marginali (è ripartito il dibattito se cambiare nome al Pd, Laura Boldrini propone di ripartire da “ListaUnitariaEuropea”, il cui acronimo Lue sta per “sifilide”), collezionando figure grottesche. I media presentano Salvini come un “non uomo” (Espresso), come un diavolo (Famiglia cristiana) e addirittura una procura lo indaga. Avversari migliori di questi, il leader della Lega non potrebbe averli.

Le menti più avvedute che non hanno simpatie per il governo gialloverde hanno capito che la strategia delle demonizzazione è controproducente e fa il gioco del nemico. Il politologo Giovanni Orsina, ripreso poi da Paolo Mieli, ha proposto una strategia diversa: “romanizzare i barbari”, cioè iniziare un processo di normalizzazione per ricondurre nello stato di diritto e a più miti consigli leghisti e grillini. Il ragionamento di Orsina è interessante e strategicamente ben argomentato, ma – a mio parere – fallace in una delle sue premesse. Il problema, infatti, non è che ci sono i barbari, il problema è che non ci sono i “romani”. Chi, infatti, dovrebbe “contaminare” Salvini? Chi dovrebbe “educare” Di Maio? Laura Boldrini è un’illuminata matrona che potrebbe insegnare la democrazia ai pentastellati? Maurizio Martina è un Cicerone al confronto di Alberto Bagnai o Claudio Borghi? Matteo Renzi è il Cesare che potrebbe riportare l’ordine sul campo?

Non è così, e lo sappiamo. «Forse la classe dirigente che guida la sinistra, non avendo vere soluzioni per i problemi del paese, ha bisogno di un nemico da demonizzare, disprezzare, odiare: ieri era Berlusconi, oggi è Salvini», ci ha detto Luca Ricolfi. Se l’alternativa al “cafone” Donald Trump è Hillary Clinton, cioè il pensiero mainstream, la gente vota il cafone. Il problema è che il pensiero dominante e diffuso della sinistra ha stancato, è inadeguato e – per mille e più diverse ragioni – la gente si rivolge a chi quel pensiero lo contesta. È il pensiero liberal il problema, come ha spiegato su tempi il filosofo polacco Ryszard Legutko.

Per tornare nell’orticello di casa nostra e in particolare al centrodestra, le alternative sono due: un nuovo scossone che mandi in crisi Lega e M5s e che faccia ripartire tutto da capo. Ma resta il problema: da capo da cosa? Con quali idee, con quali forze, con quali uomini?
Oppure che Salvini comprenda che se vuole allargare e stabilizzare questo consenso che gli è piovuto dal cielo più per demeriti altrui che per meriti propri, deve parlare anche a quei settori dell’opinione pubblica al momento senza punti di riferimento. E quei settori devono capire se, almeno un po’, conviene loro “barbarizzarsi”.