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Piglio diabolico

di Antonio Catalano - 19/12/2023

Piglio diabolico

Fonte: Antonio Catalano

Suscita molto clamore la Dichiarazione “Fiducia supplicans” sul senso pastorale delle benedizioni del Dicastero per la Dottrina della Fede. La traduzione mediatica è stata “finalmente la Chiesa apre alle coppie omosessuali!”. A leggere fino in fondo la Dichiarazione si ha l’impressione di una continua arrampicata sugli specchi. La Dichiarazione specifica in partenza – quasi una excusatio non petita – che si vuole offrire «un contributo specifico e innovativo al significato pastorale delle benedizioni». Va poi al senso stesso delle benedizioni e, risalendo alla Bibbia, distingue tra benedizione “discendente” (il dono divino che discende sugli uomini) e benedizione “ascendente” (quella dell’uomo che si estende verso i propri simili). Segue una serie di aperture corredate da distinguo. La «Chiesa deve rifuggire dall’appoggiare la sua prassi pastorale alla fissità di alcuni schemi dottrinali o disciplinari» e che una benedizione non presuppone «un’esaustiva analisi morale» delle persone che la invocano, comunque che si evitino «forme grave di scandalo o confusione tra i fedeli». Il documento riconosce il rischio che «un semplice gesto che fornisce un mezzo efficace per accrescere la fiducia in Dio da parte delle persone che la chiedono» possa tradursi in «un atto liturgico o semi-liturgico, simile a un sacramento», cioè in una sorta di riconoscimento di unione matrimoniale. Più avanti si specifica che «non si deve né promuovere né prevedere un rituale per le benedizioni di coppie in una situazione irregolare, ma non si deve neppure impedire o proibire la vicinanza della Chiesa ad ogni situazione in cui si chieda l’aiuto di Dio attraverso una semplice benedizione». Un continuo alternarsi di no ma anche. Nella consapevolezza che si va a toccare direttamente la stessa dottrina della Chiesa, secondo la quale, come si può leggere nel Catechismo, «appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli “atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”». Atti «contrari alla legge naturale» che «precludono all’atto sessuale il dono della vita» e che «non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale». Per questo «in nessun caso possono essere approvati». Questo spiega perché la Dichiarazione procede secondo la tecnica del colpo al cerchio e una alla botte. Perché, si domanda la Dichiarazione, non si potrebbero benedire le coppie omosessuali mentre invece si può fare per «oggetti di culto e di devozione, immagine sacre, luoghi di vita, di lavoro e di sofferenza, frutti della terra e della fatica umana, e tutte le realtà create che rimandano al Creatore, le quali, con la loro bellezza, lo lodano e lo benedicono»? Come giustamente fa notare Renzo Puccetti, ci si basa sul falso presupposto che chi cerca una benedizione cerca l’aiuto di Dio. Falsa perché omette di specificare l’oggetto dell’aiuto. A fare che cosa si cerca l’aiuto di Dio? Perché, dice sempre Puccetti, in questo caso siamo in presenza di due persone che si presentano insieme per ricevere la benedizione alla loro relazione. È la relazione a essere benedetta. Ha ragione Puccetti, questo è il punto. Se si benedice una cosa significa che non si pensa più che ciò che si benedice sia male. E se si volesse invocare «la luce e la forza di Dio per poter compiere pienamente la sua volontà» basterebbe benedire singolarmente le persone. Se la Chiesa continua a ritenere l’omosessualità un comportamento disordinato e contrario alla legge di natura perché non continuarlo a dirlo? Semmai benedicendo il singolo perché si ravveda del peccato commesso? Ma non sembra questa essere la volontà di questo magistero. In conclusione, si ha l’impressione che questa Dichiarazione sia più attenta ad accogliere lo spirito del tempo più che a invocare lo Spirito. Sembra più attenta ad accogliere le pressioni provenienti da quegli ambienti vaticani che forzano perché si vada verso una sorta di cattolicesimo protestante, in cui la Chiesa diventa un ente morale in sintonia coi tempi del nostro mondo. Mondo che pretende, sì pretende, la completa omologazione alla dottrina transumana e post umana perseguita con piglio diabolico in tutte le circostanze e luoghi.