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Sco: il nuovo ordine preme

di Mario Lettieri e Paolo Raimondi - 07/09/2025

Sco: il nuovo ordine preme

Fonte: Mario Lettieri e Paolo Raimondi

Tanto ha fatto per tenerli separati che alla fine li ha uniti. Questo è il risultato più importante del summit dei paesi membri della Shanghai Cooperation Organization (Sco) appena finitosi a Tianjin, in Cina. Si potrebbe dire che è l’unico “successo” incontrastato di Donald Trump, perché tutte le altre sue politiche sono state sfidate e sono dibattute nei tribunali americani. 
Lo Sco, un organismo intergovernativo creato nel 2001 per coordinare le politiche di sicurezza nelle regioni asiatiche, oggi vede la partecipazione di 10 Stati. Rappresenta un terzo del pil mondiale in parità di potere d’acquisto (ppp) e il 43% della popolazione del pianeta. A volte, molto superficialmente, è presentato come “l’anti Nato”. 
A Tianjin c’era il gotha dei “nemici dell’Occidente”, come certi solerti propagandisti, assidui lettori di “veline”, li definiscono. Il padrone di casa, il presidente cinese Xi Jinping, ha ricevuto solennemente il presidente russo Vladimir Putin. Ma ancora più importante è la partecipazione del primo ministro indiano Narendra Modi, che, superando le storiche differenze sino-indiane, ha così risposto al provocatorio 50% di dazi di Trump.  
La Dichiarazione finale contiene delle novità importanti. Non si disconoscono le tensioni geopolitiche con i loro effetti sull’economia globale. Certamente è stata rilevata l’importanza della collaborazione nella lotta al terrorismo e ai traffici di droga e l’impegno a risolvere i conflitti in modo pacifico e diplomatico. Ma i capi di Stato dello Sco hanno voluto fortemente evidenziare che la sicurezza nella regione si garantisce soprattutto attraverso la cooperazione e lo sviluppo economico. Interessante notare che le parole “dazi” e “tariffe” non sono mai apparse nella Dichiarazione! E’ stata, invece, approvata la strategia di lungo termine, la "SCO Development Strategy for the next 10 Years (2026-2035)”, con progetti e politiche di sviluppo che verranno dettagliati nel tempo. 
In primo luogo si sostengono la “riforma del sistema di governance economica globale e il rafforzamento di un sistema multilaterale del commercio non discriminatorio e basato su principi e regole riconosciute internazionalmente”. Si richiedono anche una riforma delle istituzioni finanziarie internazionali e un maggiore ruolo dei paesi in via di sviluppo nel Fondo monetario internazionale e nella Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo. 
Sono già in atto iniziative per creare un “meccanismo Sco per il credito all’esportazione e per gli investimenti”. Per promuovere la cooperazione finanziaria tra i paesi membri è stata evidenziata la realizzazione della “Roadmap for expanding the share of local currency settlements among the member States” già delineata nel summit di Samarcanda nel 2022. In altre parole l’uso delle monete locali nei commerci e nei regolamenti interni allo Sco. E’ stata anche decisa la realizzazione di una Sco Development Bank. Come si può notare, nei programmi economici l’Organizzazione segue le stesse tracce già sperimentate dai paesi Brics e dalla loro New development bank.
La cooperazione economica e scientifica tocca tutti i settori, compreso quello dell’intelligenza artificiale e del digitale. Una particolare attenzione è posta all’energia, alla logistica e alle infrastrutture dei trasporti. Si rileva l’urgenza di realizzare nuovi corridoi internazionali di trasporto e di migliorare l’efficienza di quelli già esistenti, in particolari i corridoi conosciuti come “Nord-Sud e “Est-Ovest”. La cooperazione energetica nel settore degli idrocarburi è fortemente cresciuta in particolare tra Russia, Cina, Iran e India. 
Naturalmente la Dichiarazione menziona tutti gli Stati che sostengono la Belt and Road Initiative (Bri) cinese, la Nuova via della seta. L’India ovviamente non è citata. La Bri è affiancata alla costruzione dell’Eurasian economic union, a guida russa. Si intende anche creare una “Greater Eurasian Partnership” che coinvolga i paesi dell’Asean, altre nazioni e meccanismi multilaterali. 
Indubbiamente le differenze e anche le tensioni tra i paesi membri dello Sco non sono scomparse. L’attuale stabilità potrebbe essere messa in discussione da inaspettati eventi geopolitici, da provocazioni e da sabotaggi. Tutti strumenti utilizzabili da chi opera per una “terza guerra mondiale a pezzi”, come ammoniva papa Francesco. Per l’Europa il summit di Tianjin potrebbe essere una lezione e un’indicazione: l’unità si costruisce se non ci si sottomette a diktat provocatori e irrazionali. 
Il multilateralismo moderno, necessario e concreto, non può e non deve escludere nessuno, ma occorrono istituzioni, regole e vincoli che valgano per tutti. Non a caso, di fronte ai boicottaggi e ai dazi di Trump, la Dichiarazione finale fa esplicito riferimento alle Nazioni Unite e all’Organizzazione mondiale del commercio, le due istituzioni maggiormente rappresentative. Il terreno è pronto per un vero nuovo ordine mondiale, in cui vecchi e nuovi protagonisti siedano alla pari.