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Sergej Lavrov sull'Occidente: «Finita la sua era»

di Rodolfo Casadei - 09/07/2021

Sergej Lavrov sull'Occidente: «Finita la sua era»

Fonte: Tempi

Se gli americani pensano, dopo il summit Biden-Putin di Ginevra, di avere neutralizzato la Russia e di potere ora dedicarsi al contenimento della Cina allo scopo di conservare la loro egemonia globale, si sbagliano. Mosca continuerà a muoversi di concerto con le potenze revisioniste per accelerare il passaggio dal tramontante ordine egemonico occidentale a un ordine internazionale multipolare.

È questa la conclusione più importante in termini geopolitici che si trae dalla lettura dell’articolo del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov dal titolo “La legge, i diritti e le regole” apparso sul sito del suo ministero il 28 giugno scorso.

Un lungo testo di quasi 30 mila battute che ripropone le tradizionali posizioni della Russia putiniana in tema di relazioni internazionali, ma anche sottolineature relativamente nuove e almeno una sbandata propagandistica che ha fatto sorridere molti: a un certo punto Lavrov sostiene, non si sa sulla base di quali informazioni, che «in alcuni paesi occidentali, gli studenti imparano a scuola che Gesù Cristo era bisessuale».

Due pesi e due misure

Che a Biden il summit di Ginevra servisse a gettare le basi di una specie di patto di non aggressione con Mosca allo scopo di poter concentrare tutte le risorse strategiche americane nel braccio di ferro con Pechino, si è capito quando insieme a Putin ha rilasciato una dichiarazione congiunta imperniata sulla necessità del “dialogo per la stabilità strategica”, allo scopo di «ridurre il rischio di conflitti armati e la minaccia di una guerra nucleare», perché «una guerra nucleare non può essere vinta e non deve essere mai combattuta».

Lavrov ha chiarito che la Russia considera aggressivo l’atteggiamento occidentale e che non si sottometterà ai diktat di americani ed europei giustificati con le esigenze della democrazia e dei diritti umani, perché l’Occidente intende imporre a tutti le sue regole, che differiscono da quelle fissate dai trattati internazionali e in sede Onu.

«Questi incontri – scrive Lavrov subito nella prima parte del suo intervento riferendosi al G7 in Cornovaglia, al summit Nato e all’incontro di Biden coi vertici dell’Unione Europea – sono stati accuratamente preparati in modo da non lasciare dubbi sul fatto che l’Occidente voleva mandare un chiaro messaggio: “siamo uniti come non mai e faremo quello che riteniamo giusto negli affari internazionali, costringendo gli altri, anzitutto la Russia e la Cina, a seguire la nostra guida”. I documenti adottati ai summit di Cornovaglia e di Bruxelles hanno cementato il concetto di ordine mondiale basato su regole, contrapposto ai princìpi universali del diritto internazionale che ha nella Carta delle Nazioni Unite la sua fonte primaria».

Questo sarà il leit motiv di tutto l’intervento di Lavrov: l’Occidente promuove un multilateralismo a suo uso e consumo, fondato su regole da lui stesso fissate di volta in volta, e respinge il multilateralismo basato sulla Carta delle Nazioni Unite e sul principio di non interferenza negli affari interni degli altri paesi. Viene riproposto il classico esempio dei due pesi e delle due misure occidentali: alla crisi del Kosovo l’Occidente applica il principio di autodeterminazione della popolazione locale perché gli fa comodo, mentre nel caso del referendum in Crimea lo respinge perché non risponde ai suoi interessi.

Russia e Cina nella stessa frase

Quando Lavrov vuole mettere in evidenza l’arroganza occidentale nei confronti degli altri paesi, cita sempre la Russia e la Cina nella stessa frase:

«Etichettate come “potenze autoritarie”, Russia e Cina sono state designate come i principali ostacoli alla realizzazione del programma deciso nei summit di giugno».

«L’Occidente ha riservato i termini più altisonanti al funzionamento interno dei paesi “non-democratici” e al suo impegno a rimodellarli per adattarli al cliché occidentale. Ciò sta alla base delle richieste che Mosca e Pechino, come pure altri, seguano le prescrizioni occidentali sui diritti umani, la società civile, il trattamento dell’opposizione, i media, la governance e l’interazione fra i poteri dello Stato».

«Politici illuminati in Europa e in America riconoscono che questa politica oltranzista non porta da nessuna parte, e stanno cominciando a ragionare in modo pragmatico, riconoscendo che al mondo non esiste una civiltà sola. Stanno cominciando a riconoscere che Russia, Cina e altre potenze regionali hanno una storia antica di migliaia di anni, hanno tradizioni proprie, valori e un loro modo di vivere. I tentativi di decidere quali valori sono migliori e quali peggiori non hanno senso. L’Occidente deve semplicemente riconoscere che ci sono modi di governare che possono essere diversi dall’approccio occidentale, e accettare e rispettare ciò come un dato di fatto».

Contro Macron, pro Orban

Nonostante il riferimento ai politici europei illuminati, il testo di Lavrov è carico di risentimento nei confronti dell’Unione Europea, da lui accusata di essere totalmente allineata agli interessi di Washington e arrogante nella sua pretesa di imporre la propria idea di multilateralismo agli altri paesi a forza di sanzioni economiche ai danni dei recalcitranti. Bersaglio delle critiche del ministro degli Esteri russo sono in particolare la Francia nella persona di Emmanuel Macron, la Germania, la Polonia e i paesi baltici.

Mentre almeno due strizzatine d’occhio sono riservate a Viktor Orban, che pure non viene citato per nome. La prima si intuisce quando Lavrov scrive che «è significativo che il termine “democrazia autocratica” (probabilmente voleva dire “democrazia illiberale” – ndt) sia stato evocato, sia pur timidamente. Queste sono considerazioni utili, e i politici più riflessivi che sono attualmente al potere devono prenderle in considerazione».

In un altro passaggio dichiara: «Tentativi da parte di politici ragionevoli di mettere al riparo le giovani generazioni dall’aggressiva propaganda Lgbt incontrano bellicose proteste da parte dell’Europa “illuminata”».

La fine dell’Occidente

Qualche volta il testo assume il tono dell’invettiva o quello della profezia:

«Espandendo sanzioni e altre misure coercitive illegittime contro stati sovrani, l’Occidente promuove un governo totalitario degli affari globali, assumendo una posa imperiale, neo-coloniale nelle sue relazioni con paesi terzi».

«Preso nel suo insieme, storicamente l’Occidente ha dominato il mondo per 500 anni. Tuttavia oggi esso assiste alla fine di quell’era, si aggrappa allo status di cui godeva e frena artificialmente i processi oggettivi che determinano l’emergere di un mondo policentrico».

«Le antiche potenze coloniali cercano di cancellare questa memoria sostituendola con rituali concepiti in fretta e furia come quello di inginocchiarsi prima di una competizione sportiva, al fine di distrarre l’attenzione dalla loro responsabilità storica per i crimini dell’era coloniale».

«Col suo atteggiamento sprezzante nei confronti degli altri membri della comunità internazionale, l’Occidente si ritrova dalla parte sbagliata della storia».

Infine annuncia le intenzioni della Russia in sede Onu:

«Gli sforzi per portare più democrazia nelle relazioni internazionali e affermare un mondo policentrico includono una riforma del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che rafforzi la presenza di paesi asiatici, africani e latinoamericani, e che metta fine all’anomalia dell’eccessiva rappresentanza dell’Occidente nel principale organismo dell’Onu».

Il ramoscello d’ulivo dell’ultima frase dell’articolo contiene un riferimento beffardo a quella che viene considerata la pretesa dell’Occidente di dettare le regole:

«Saremo sempre aperti a un onesto dialogo con chiunque dimostri la disponibilità a trovare un punto di equilibrio dei reciproci interessi, fermamente radicato nel diritto internazionale. Queste sono le regole a cui ci atteniamo».