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Siria, strage di bambini e di verità

di Gianluca Ferrara - 09/04/2017

Siria, strage di bambini e di verità

Fonte: Il Fatto quotidiano

Le terribili immagini che giungono dalla Siria ci impongono di soffermare l’attenzione sulla cronaca, ma per capirla davvero è opportuno rammentare i fatti, quelli che difficilmente si ascoltano in Tv o si leggono sui principali giornali.

Agli inizi del 2015 gli Usa erano a un passo da una nuova guerra, il nuovo nemico era la Siria di Bashar Al Assad; il pretesto era l’uso mai verificato di armi chimiche di Assad sulla popolazione siriana. La comunità internazionale, in particolare, si è divisa sulle responsabilità del bombardamento di armi chimiche del 21 agosto 2013 a Damasco, con gli Stati Uniti, paesi membri della Nato, Unione europea e Lega Araba da una parte che accusavano il governo Assad e la Russia e l’Iran che lo appoggiavano, accreditando l’ipotesi di un attacco ad opera dei ribelli. Ipotesi confermata dal Massachusetts Institute of Technology, che in un documento accusa gli oppositori del governo di Bashar al-Assad.

La ragione della guerra in Siria è da ricercarsi nel rifiuto del 2009 di Assad, mirante a tutelare gli interessi dell’alleato russo, alla proposta da parte del Qatar di far transitare in Siria il suo gasdotto verso la Turchia (Qatar-Turkey pipeline). L’obiettivo era quello di vendere il gas all’Europa. Nonostante l’allergia al concetto di democrazia, l’Arabia Saudita e il Qatar sono fondamentali alleate degli Stati Uniti, questi ultimi auspicavano, tramite il gasdotto, di depauperare l’influenza russa in Europa. Ma Assad non si limitò a non accettare la proposta del Qatar: nel luglio 2011 Siria, Iraq e Iran si accordarono per costruire un gasdotto collegante South Pars in Iran (il più grande giacimento mondiale di gas naturale), alla Siria e dunque al Mediterraneo (Islamic pipeline). In nome di questi rapporti di forza e del relativo controllo delle vie del gas, il popolo siriano è stato sterminato (circa 400.000 morti) e oggi, coloro che scappano dall’orrore, giungono in un’Europa sempre più razzista o falsamente buona per accaparrarsi il business dell’accoglienza.

Assad per la Siria, Gheddafi per la Libia, Saddam per l’Iraq e Milosevic per l’ex Jugoslavia erano tutti perni, anche se opinabili, che tenevano unite le varie espressioni politiche e religiose presenti nei propri paesi. Dopo di loro, gli equilibri sono venuti meno e bande rivali si combattono in una totale anomia, una condizione che è auspicata dai responsabili delle fratture sociali perché uno Stato diviso è più facilmente controllabile. Su ciò che sta accadendo in Medio Oriente, la fabbrica delle menzogne è sempre in funzione, da anni produce falsità che richiede tempo raccontare.

L’Occidente (Stati Uniti in particolare) deve rinunciare ad intromettersi in Paesi sovrani e usare ideali di facciata come “democrazia” e “libertà” per scatenare guerre in nome del petrolio (Iraq, Libia), gas (Afghanistan, Siria) e droga (Afghanistan). I dittatori, (e anche i finti governi democratici) spetta solo ai popoli sovrani destituirli.