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Storie americane senza mai una verità

di Alberto Negri - 07/08/2019

Storie americane senza mai una verità

Fonte: Alberto Negri

Mentre nel Golfo sale la tensione con l’Iran, dagli Usa arrivano strane storie saudite, che si susseguono con una coincidenza sospetta. La presunta morte del figlio di Bin Laden, le presunte confessioni della "mente" dell'11 settembre Khalid Sheikh Mohammed, le vere vendite di armi a Riad. Ma nesssuno persegue il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman per l'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Un'imbarazzante versione della storia senza mai una verità.

Improvvisamente l’11 settembre torna in prima pagina. D’estate dagli Stati Uniti _ mentre nel Golfo sale la tensione con l’Iran _ arrivano strane storie saudite, che sembrano susseguirsi con una coincidenza sospetta.
Hamza bin Laden, il figlio di Osama fondatore di Al Qaida e ispiratore degli attentati in Usa dell'11 settembre 2001, sarebbe morto: ma gli americani non ci dicono se sono stati loro o meno a farlo fuori. Donald Trump, di solito così loquace, ha detto “Non voglio commentare”.
Ritenuto da molti l’erede di Osama, Hamza è finito nel mirino degli apparati di sicurezza ed è stato al centro di molte speculazioni sul suo reale peso all’interno dell’organizzazione, affidata al medico egiziano, Ayman al Zawahiri, giudicato poco carismatico. Hamza era noto soprattutto per avere lanciato qualche messaggio sulla Siria, regione dove i qaidisti conservano una buona presenza, pur tra scissioni e la faida con l’Isis.
Il giorno prima era arrivata dagli Usa un’altra notizia riportata dal Wall Street Journal: la mente dell’attacco terroristico dell'11 settembre 2001, il pakistano Khalid Sheikh Mohammed, a Guantanamo dal 2006, sarebbe pronto ad aiutare le vittime degli attentati in cambio di non essere giustiziato. Il tribunale militare di Guantanamo affronta la causa intentata dalle famiglie delle vittime colpite dagli attacchi dell’11 settembre 2001 a New York, che accusano l’Arabia Saudita di aver coordinato gli attacchi suicidi. Quasi 3mila persone morirono dopo che i terroristi fecero schiantare gli aerei dirottati contro i grattacieli del World Trade Center e il Pentagono. Riad ha sempre negato il suo coinvolgimento in questi attacchi terroristici. Ora vedremo se questa storia avrà un seguito ma c’è da dubitarne visto che i sauditi sono i maggiori alleati arabi degli americani.
Terza notizia. Lunedì Donald Trump ha superato il veto del Senato americano alla vendita di armi all’Arabia Saudita: otto miliardi di dollari, parte di una fornitura firmata da Trump da 110 miliardi. Insieme al riconoscimento di Gerusalemme capitale e dell’annessione israeliana del Golan, questa è stata la sua mossa strategica più importante: fare dell’Arabia Saudita del principe assassino Mohammed bin Salman, mandante dell’omicidio di Jamal Khashoggi, l’altro perno con Israele del nuovo sistema di sicurezza regionale.
Ci sarebbe dunque una quarta notizia che però non è mai arrivata, anche perché si tratta di una certezza: nessuno chiede conto al principe saudita dell’assassinio di Khashoggi, critico del governo di Riad e collaboratore del New York Times, ucciso e fatto a pezzi il 2 ottobre 2018 nel consolato saudita di Istanbul. Su questo omicidio, in cui sono coinvolti i più stretti consiglieri del principe, gli americani hanno poco da dire. Così come pure noi occidentali ed europei: al G-20 di Osaka Mohammed bin Salman è ritratto sorridente nella foto ufficiale in prima fila tra il presidente americano Trump e il premier giapponese. Insomma stringiamo le mani al mandante di un omicidio senza alcun imbarazzo.
Insomma dagli Stati Uniti arrivano strane storie saudite: alcune sono vere e assodate, altre da verificare. Ma soprattutto c’è da tenere presente lo sfondo della situazione, ovvero le tensioni con l’Iran nel Golfo. Gli americani hanno appena sanzionato Javad Zarif, il ministro degli Esteri iraniano che nel 2015 è stato l’architetto dell’accordo con gli Usa e la comunità internazionale dell’accordo sul nucleare che poi è stato stracciato da Trump. E’ interessante notare che nessun diplomatico americano è stato mai sanzionato per la più colossale fakes new di questi anni: le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, mai trovate, che portarono alla guerra del 2003 contro l’Iraq gettando il Medio Oriente in un marasma di cui paghiamo ancora adesso le conseguenze. Ecco in che mani siamo.