Ucraina: ex vice premier in galera, ex ministro della difesa in fuga, Zelensky muto
di Fulvio Scaglione - 18/11/2025

Fonte: Insideover
Se Volodymyr Zelensky pensava di arginare la valanga invocando le dimissioni, peraltro inevitabili alla luce delle inchieste dell’Agenzia nazionale ucraina anti-corruzione (NAPU) e della Procura speciale anti-corruzione (SAP), del ministro della Giustizia (ed ex ministro, per 4 anni, dell’Energia) German Galushenko e della ministra dell’Energia (e protégé di Galushenko) Svitlana Grynchuk ha sbagliato i suoi conti. La slavina sta diventando valanga e ora rischia davvero di travolgere tutto.
La notizia più clamorosa, se fosse confermata nei termini in cui è uscita attraverso voci ucraine ovviamente subito riprese da quelle russe, è la fuga di Rustem Umerov, già ministro della Difesa (2023-2025) e poi segretario del Consiglio di sicurezza ucraino. Umerov si sarebbe recato in Turchia. Da lì avrebbe informato Zelensky delle proprie intenzioni e poi avrebbe proseguito per gli Stati Uniti, dove avrebbe intenzione di testimoniare sulla corruzione nella cerchia del Presidente. Umerov avrebbe preso questa decisione dopo aver scoperto di essere coinvolto nelle inchieste di NABU e SAP, quelle che appunto hanno fulminato i suoi colleghi Galushenko e Grynchuk.
Qualunque cosa stia pensando di fare Umerov (che in ogni caso non si trova a Kiev), basta il resto per proiettare un’ombra pesantissima sul sistema di potere che ha accompagnato Zelensky non solo nella resistenza contro l’invasione russa ma in tutta la sua esperienza presidenziale. Il NABU ha emesso un mandato d’arresto anche nei confronti di Oleksiy Chernyshov, tra il 2024 e il 2025 vice-primo ministro dell’Ucraina. Chernyshov, partecipe della cricca di estorsori guidata da Timur Mindich, il vecchio amico e socio in affari di Zelensky che è riuscito a scappare all’estero, avrebbe intascato 1,2 milioni di dollari e 100 mila euro nel giro della corruzione intorno all’agenzia nucleare di Stato Energatom. È un mistero poco glorioso come sia riuscito Chernyshov a esercitare ancora tanta influenza, dopo che in giugno aveva versato una cauzione di 2,9 milioni di dollari per restare fuori dalla galera in un’inchiesta per un altro caso di corruzione. Ma tant’è.
Il fatto è che Chernyshov, da quando Zelensky fu eletto presidente nel 2019, ha sempre ricoperto cariche di alto livello: governatore della regione di Kiev, ministro per lo Sviluppo regionale e soprattutto amministratore delegato di Naftogaz, il colosso statale del gas. Tutto questo, messo insieme alla carica di vice-premier e ai precedenti per corruzione, rende un po’ difficile a Zelensky sostenere di non aver capito, di non aver mai sospettato nulla. Tanto più che i giornalisti del sito investigativo Bihus.info hanno scoperto che Chernyshov aveva fatto grossi investimenti nella costruzione di un complesso di immobili di lusso a Kozin, sulle rive del fiume Kozynka, nei pressi di Kiev, con ville destinate a lui stesso, a Mindich e a quella che i giornalisti ucraini definiscono “la dirigenza del Paese”.
La lottizzazione si estende su otto ettari di terreno e appartiene alla Bloom Development, una società che risale al 2018 ed ebbe tra i soci fondatori anche Chernyshov. Nel 2019, appena prima di diventare governatore della regione di Kiev, Chernyshov intestò la propria quota alla moglie, all’evidente scopo di mimetizzare la speculazione. Ora la proprietaria ufficiale di Bloom Development risulta essere una certa Liliya Lysenko, già assistente dello stesso Chernyshov e già coinvolta nel primo caso di corruzione che lo ha coinvolto. Insomma, si tratta palesemente di una testa di legno chiamata a coprire il vero protagonista, ovvero l’ex vice-premier ucraino. E tra l’altro, il fatto che uomini al vertice del governo ucraino possano pagare cauzioni milionarie e pensino di costruire resort di lusso fa anche capire quanto poco drammatica considerino la loro personale situazione in un Paese che sacrifica ogni giorno centinaia di vite e in un popolo che quest’inverno avrà difficoltà a scaldarsi.
Ma non è finita qui. La fuga di Mindich, sfuggito all’arresto scappando da un Paese dove l’espatrio è vietato a tutti gli uomini tra i 22 e i 60 anni, è parsa a tutti troppo puntuale per essere frutto di un fortunato tempismo. Così, ora, Oleksandr Klymenko, capo della procura anti-corruzione, ha annunciato la messa sotto inchiesta del suo vice, Andriy Synyuk, accusato di aver messo in guardia Mindich attraverso il di lui avvocato, Oleksiy Meniv. Mindich, giova ricordarlo, è quello che aveva in bagno un gabinetto d’oro: proprio come il vecchio presidente Viktor Yanukovich, giustamente passato alla storia come un farabutto a ladrone senza pari.
Se tutto questo vi pare poco, ecco un altro paio di pagine interessanti e indicative della moralità della classe dirigente di un popolo che sta sacrificando tutto alla difesa della patria. Oltre che nelle strade e nelle case, anche in Parlamento, peraltro dominato con la maggioranza assoluta dal partito zelenskiano Servo del popolo, qualcuno si è chiesto come mai nessuno, prima dell’intervento di NABU e SAP, si fosse accorto di un sistema di ruberie così ampio e sfacciato (ricordiamolo: 15% di pizzo alle aziende che volevano lavorare con Energatom). E si è risposto che non era possibile. Così la Commissione anti-corruzione del Parlamento, ha iniziato una serie di audizioni con i responsabili dei diversi organi della magistratura e della polizia. Anastasia Radina, presidente della Commissione, ha scandito che “la mancanza di risposte (da parte delle forze dell’ordine) o una risposta del tipo ‘l’indagine sarà completata tra sei mesi’ sarà considerata complicità nel sistema di corruzione”.
E per finire le banche. Tutti i giornali hanno pubblicato le foto dei pallet di dollari sequestrati ai corrotti. E molti si sono chiesti come i ladroni avessero potuto mettere insieme tanti contanti viste le restrizioni vigenti nel Paese da quando è cominciata la guerra. È dovuta intervenire la la Banca nazionale dell’Ucraina (NBU) con una dichiarazione ufficiale, che qui riportiamo integralmente: “Dal 24 febbraio 2022, alle banche non è consentito emettere denaro contante in valuta estera in mazzette di banconote da 100 dollari USA recanti i contrassegni dell’emittente. La Risoluzione n. 18 del Consiglio di Amministrazione della NBU del 24 febbraio 2022 stabilisce restrizioni sui prelievi giornalieri di contanti dai conti durante il periodo di legge marziale in Ucraina: non è possibile prelevare da un conto in contanti più di 100.000 grivne al giorno (l’equivalente di circa 2.380 dollari USA al tasso di cambio attuale della NBU; una singola mazzetta di banconote da 100 dollari USA contiene un importo significativamente superiore). Quando vengono individuate violazioni, la NBU applica opportune misure di controllo alle banche. Le multe possono raggiungere fino all’1% del capitale sociale e i funzionari bancari possono essere interdetti. Durante le ispezioni, la NBU esamina qualsiasi informazione che possa essere rilevante per la vigilanza bancaria”.
Le restrizioni si applicano sia alle persone fisiche sia alle persone giuridiche. Dunque, da dove arrivano quei contanti? Pare ovvio che ci sia una circolazione di denaro che sfugge ai controlli ufficiali. E di sospetto in sospetto, ci sono stati parlamentari che hanno fatto il nome della Sense Bank, istituto controllato dallo Stato su cui si dice che Mindich avesse una certa influenza. Di lì ad allargare il Tito il passo è stato breve, cosa che ora riguardano altre sette banche autorizzate a importare valuta estera: Oschadbank, PrivatBank, Raiffeisen Bank, PUMB, Pivdenny, KredoBank and RwSbank. Di queste, le prime due sono statali, Raiffeisen è austriaca, PUMB appartiene all’oligarchia Rinat Akhmetov, le altre sono di gruppi privati ucraini. Ce n’è per tutti, insomma. E l’ennesimo comunicato della NBU (“L’analisi regolare dei dati di reporting delle banche non mostra picchi anomali nei prelievi di contanti in valuta estera dai conti dei clienti, tali da richiedere analisi più approfondite o misure di vigilanza aggiuntive”) non basta a dissipare diffidenza e sospetti.
La classica domanda ora è: cadrà Zelensky sotto la spinta di questi scandali che, siamo onesti, sono di sistema e non di isolate deviazioni criminali? La risposta è no. Gli europei hanno bisogno che lui stia al suo posto per continuare a combattere la Russia finché il nostro riarmo, dalla Finlandia al Portogallo, avrà prodotto i suoi frutti. Dopo, sarà tutt’un’altra storia. A meno che Umerov sia davvero negli Usa e abbia qualcosa che conviene agli americani da raccontare…

