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Un appello necessario

di Marina Montesano - 30/10/2023

Un appello necessario

Fonte: Franco Cardini

JEWISH VOICE FOR PEACE: UN APPELLO NECESSARIO
Qualche centinaio di arresti per un sit-in non autorizzato alla Grand Central Station di New York in favore del cessate il fuoco in Palestina. Non si tratta di militanti arabi e tantomeno di antisemiti, ma di ebrei newyorkesi che appartengono al movimento Jewish Voice for Peace. Poiché non mi pare che i nostri media abbiano dato sufficiente spazio alla notizia, e poiché mi pare invece importante per sottolineare che lo scontro non è fra ebrei e musulmani (magari ricordando la presenza di cristiani a Gaza, inclusi i diciotto morti nel bombardamento della Ortodossa di San Porfirio), propongo la lettura dell’appello che hanno lanciato sul loro sito e che vogliono presentare all’opinione pubblica americana. Per quanti volessero leggere l’originale, si trova. Qui: https://www.jewishvoiceforpeace.org/2023/10/27/no-more-grieving-families/

Mai più famiglie in lutto in Palestina e Israele.
“Gli eventi delle ultime settimane hanno chiarito ciò che abbiamo sempre saputo: le vite di palestinesi e israeliani sono intrecciate e la sicurezza può venire solo dalla giustizia, dall’uguaglianza e dalla libertà per tutti.
Proviamo un sollievo viscerale per il ricongiungimento dei quattro ostaggi israeliani con le loro famiglie. Ci ricorda per cosa stiamo combattendo: Che ogni singolo civile – palestinese e israeliano – dovrebbe essere in grado di vivere in sicurezza nelle proprie case, con le proprie famiglie al fianco, senza paura. Che questo sia un modello per preservare, attraverso la diplomazia, ogni singola vita preziosa in questo momento.
L’unica strada percorribile è il cessate il fuoco.
Abbiamo detto cessate il fuoco ogni giorno di questo periodo orribile, quindi vogliamo essere specifici. Chiediamo che i nostri funzionari eletti, compreso il Presidente Biden, chiedano quanto segue:
Chiedere che il governo israeliano cessi immediatamente i bombardamenti su Gaza.
Consentire l’ingresso a Gaza di tutti i beni umanitari salvavita, compresi acqua, carburante, cibo e medicine.
Avviare negoziati diretti per gli ostaggi israeliani.
I bombardamenti e l’assedio israeliano su Gaza hanno spazzato via intere famiglie o hanno lasciato solo uno o due sopravvissuti a portare la memoria di generazioni. Altre migliaia sono intrappolate sotto le macerie. In tutta Gaza non c’è più carburante per far funzionare le attrezzature di soccorso e gli ospedali sono rimasti senza elettricità. Milioni di palestinesi a Gaza stanno affrontando un assalto militare genocida senza sapere a chi rivolgersi. Migliaia di palestinesi sono stati arrestati da Israele dal 7 ottobre, raddoppiando il numero di prigionieri politici palestinesi in Israele in due settimane. Anche la vita degli oltre 200 ostaggi israeliani rimasti a Gaza è in pericolo a causa degli attacchi aerei indiscriminati di Israele e le famiglie attendono con ansia il ritorno dei loro cari.
Ma i funzionari del governo israeliano sono stati dolorosamente chiari: sono più intenti a compiere violenze genocide contro i 2,2 milioni di palestinesi che vivono a Gaza che a negoziare per la vita degli ostaggi israeliani.
Non esiste una soluzione militare. Chiediamo che non ci siano più famiglie in lutto e che il cessate il fuoco sia immediato per salvare vite umane.
Stiamo continuando a lottare al Congresso.
Mercoledì scorso, la Camera dei Rappresentanti ha votato a stragrande maggioranza per adottare una risoluzione unilaterale e crudele che garantisce il sostegno incondizionato degli Stati Uniti a Israele e non dice nulla degli oltre 7.000 palestinesi uccisi da quando l’esercito israeliano ha iniziato a bombardare Gaza. Al momento della sua approvazione, la risoluzione aveva raccolto ben 425 co-sponsor, a dimostrazione di quanto lavoro ci sia ancora da fare per smantellare l’alleanza USA-Israele e porre fine alla complicità degli Stati Uniti nell’apartheid israeliano.
Questo non vuol dire che la nostra organizzazione non stia avendo un impatto straordinario.
Ci sono stati anche 16 membri del Congresso che si sono rifiutati di votare “sì”, compresi alcuni voti “presenti” che provenivano da membri del Congresso che inizialmente erano co-sponsor della risoluzione – e poi hanno cambiato idea sotto la pressione dell’opinione pubblica.
Questo dimostra ciò che già sappiamo: Che c’è un’immensa pressione politica su ogni politico statunitense per sostenere il regime di apartheid di Israele. E, nonostante questo, quando spingiamo al massimo, possiamo e riusciamo a far sì che i nostri funzionari eletti si schierino per la giustizia.
La nostra richiesta è il cessate il fuoco.
È chiaro che il governo israeliano è più interessato a continuare la sua guerra genocida contro Gaza che a salvare una sola vita. Ed è chiaro che negli Stati Uniti i soldi delle nostre tasse finanziano ogni giorno questa indicibile violenza.
È un’emergenza di proporzioni storiche: chiamate il Congresso ora, più tardi, domani, ogni giorno, e chiedete un cessate il fuoco.”

Estremisti? A me pare un richiamo al buon senso contro gli estremismi di entrambe le parti, in favore di un processo di pacificazione messo in crisi dall’attacco di Hamas e dalla risposta di Israele, entrambe mirate contro soldati e indiscriminatamente contro civili. Ma precedute e accompagnate dallo strangolamento economico di Gaza e da un’occupazione nel West Bank che ogni giorno ha registrato soprusi gravissimi contro i palestinesi da parte dei coloni, soprusi ignorati se non facilitati dal governo attuale. Ricordiamo inoltre che, se la presa degli ostaggi di Hamas è deprecabile, altrettanto condannabile è l’utilizzo della carcerazione amministrativa da parte del governo israeliano, ossia da una carcerazione senza processo, anche a danno di adolescenti; nonché delle punizioni collettive come l’abbattimento delle case di famiglie palestinesi un cui membro si è reso colpevole di attacchi contro israeliani. Una ritorsione che, per non essere considerata apartheid (per riprendere l’espressione del documento di Jewish Voice for Peace), dovrebbe essere estesa a quegli israeliani che si sono resi colpevoli di violenze antipalestinesi, ma che spesso invece restano impuniti. Si può e si deve insomma solidarizzare con le voci della ragionevolezza come quelle del Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres e degli Ebrei per la Pace: il conflitto non è cominciato il 7 ottobre.

RIFUGI TEMPORANEI PER DONNE E BAMBINI DI GAZA – ORA!
UNA PROPOSTA AL GABINETTO DI SICUREZZA DELLO STATO DI ISRAELE
Sette fra le massime personalità della scienza e della cultura israeliane, tutte di fama internazionale, hanno presentato e firmato questo straordinario documento.
L’atroce attacco terroristico perpetrato da Hamas contro i civili israeliani il 7 ottobre scorso deve essere contrastato con una guerra totale nei confronti di questa organizzazione simile all’ISIS. Non possiamo permettere ai terroristi di continuare a governare la Striscia di Gaza e a tenere in ostaggio la vita di milioni di israeliani e palestinesi.
Ma nel condurre una guerra giusta, dobbiamo rispettare i valori umani ed ebraici universali. La nostra lotta contro un mostro non deve portare a infliggere danni inutili a persone indifese. Israele deve dimostrare, a se stesso e al mondo, che è in grado di comportarsi in modo molto diverso rispetto ad Hamas, che ha agito al di là delle norme umane universali e dell’etica islamica.
Poiché gli altri Paesi sono riluttanti ad accogliere e proteggere i civili palestinesi, proponiamo che Israele si appelli alla comunità internazionale affinché istituisca rifugi temporanei in luoghi appropriati sul lato israeliano del confine. Questi rifugi sicuri all’interno di Israele accoglieranno i palestinesi di Gaza – donne, bambini, anziani ed evacuati dagli ospedali – sfollati o minacciati dai combattimenti.
Questi rifugi sicuri saranno gestiti dalle Nazioni Unite e dalla Croce Rossa e finanziati dalla comunità internazionale. Al riparo dalla guerra, le persone accolte saranno ospitate in rifugi temporanei e riceveranno cibo, acqua e cure mediche di base. Israele proteggerà i rifugi dall’esterno. Dopo la fine dei combattimenti, gli sfollati torneranno alle loro case nella Striscia di Gaza.
In passato le forze internazionali hanno creato rifugi sicuri. Tutto ciò che Israele dovrebbe fare è assegnare aree disabitate per questi rifugi assicurandosi che siano: (a) costruiti e finanziati dalla comunità internazionale; (b) liberati entro un periodo di tempo concordato; e (c) salvaguardati solo dalle forze israeliane.
L’istituzione dei rifugi sicuri adempirà al dovere morale di Israele di proteggere le vite dei civili palestinesi e, allo stesso tempo, aiuterà l’IDF – le forze di difesa israeliane – a proseguire la guerra riducendo il numero di civili coinvolti nella zona di combattimento, contribuendo così a salvare le vite dei soldati israeliani.
La creazione dei rifugi sicuri potrà iniziare quando la Croce Rossa avrà avuto accesso agli ostaggi israeliani detenuti da Hamas e si sarà accertata delle loro condizioni.
Prof. Yossi Ben-Artzi, University of Haifa
Prof. Yuval Noah Harari, The Hebrew University of Jerusalem

Prof. David Harel, Weizmann Institute of Science
Prof. Benjamin Z. Kedar, The Hebrew University of Jerusalem
Prof. Benny Morris, Ben-Gurion University in the Negev
Prof. Anita Shapira, Tel Aviv University
Prof. Ada Yonat, Weizmann Institute of Science

ANTÓNIO GUTERRES: “NESSUNO È AL DI SOPRA DEL DIRITTO INTERNAZIONALE UMANITARIO”
Martedì 24 ottobre 2023 il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, è intervenuto durante una riunione del Consiglio di Sicurezza, il principale organo esecutivo dell’ONU, per commentare la grave situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e condividere il suo punto di vista sul conflitto armato in corso tra Hamas e Israele. Abbiamo deciso di pubblicarlo integralmente, per la sua rilevanza e per le reazioni che ha suscitato: l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite ha chiesto le dimissioni di Guterres ed ha annunciato che negherà il visto d’ingresso nel paese ai rappresentanti delle Nazioni Unite, aggiungendo di averlo già fatto con Martin Griffiths, rappresentante ONU per gli Affari umanitari. Qui è disponibile il video integrale dell’intervento.

Eccellenze.
La situazione in Medio Oriente si fa di ora in ora più drammatica. La guerra a Gaza infuria e rischia di estendersi a tutta la regione. Le divisioni stanno spaccando le società. Le tensioni minacciano di esplodere.
In un momento cruciale come questo, è fondamentale essere chiari sui principi, a partire da quello fondamentale del rispetto e della protezione dei civili. Ho condannato in modo inequivocabile gli orribili e inauditi atti di terrore compiuti da Hamas il 7 ottobre in Israele. Nulla può giustificare l’uccisione, il ferimento e il rapimento deliberato di civili – o il lancio di razzi contro obiettivi civili. Tutti gli ostaggi devono essere trattati umanamente e rilasciati immediatamente e senza condizioni. Segnalo, con rispetto, la presenza tra noi dei membri delle loro famiglie.
Eccellenze.
È importante riconoscere che gli attacchi di Hamas non sono avvenuti nel vuoto. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione. Ha visto la sua terra costantemente divorata dagli insediamenti e tormentata dalla violenza; la sua economia soffocata; la sua gente sfollata e le sue case demolite. Le speranze di una soluzione politica alla loro situazione sono svanite. Ma le sofferenze del popolo palestinese non possono giustificare i terribili attacchi di Hamas. E questi terribili attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese.
Eccellenze.
Anche la guerra ha delle regole. Dobbiamo esigere che tutte le parti mantengano e rispettino gli obblighi derivanti dal diritto umanitario internazionale; che facciano costantemente attenzione, nella conduzione delle operazioni militari, a risparmiare i civili; che rispettino e proteggano gli ospedali e rispettino l’inviolabilità delle strutture delle Nazioni Unite che oggi ospitano più di 600.000 palestinesi.
L’incessante bombardamento di Gaza da parte delle forze israeliane, il livello di vittime civili e la distruzione di quartieri continuano a crescere e sono profondamente allarmanti. Piango e onoro le decine di colleghi dell’ONU che lavorano per l’UNRWA – purtroppo almeno 35 – uccisi nei bombardamenti su Gaza nelle ultime due settimane. Devo alle loro famiglie la mia condanna di queste e di molte altre uccisioni simili.
La protezione dei civili è fondamentale in ogni conflitto armato. Proteggere i civili non può mai significare usarli come scudi umani. Proteggere i civili non significa ordinare a più di un milione di persone di evacuare a sud, dove non ci sono ripari, cibo, acqua, medicine e carburante, e poi continuare a bombardare il sud stesso.
Sono profondamente preoccupato per le chiare violazioni del diritto umanitario internazionale a cui stiamo assistendo a Gaza. Voglio essere chiaro: nessuna parte di un conflitto armato è al di sopra del diritto internazionale umanitario.
Eccellenze.
Per fortuna, alcuni aiuti umanitari stanno finalmente arrivando a Gaza. Ma si tratta di una goccia di aiuti in un oceano di necessità. Inoltre, le forniture di carburante delle Nazioni Unite a Gaza si esauriranno nel giro di pochi giorni. Questo sarebbe un altro disastro. Senza carburante, gli aiuti non possono essere consegnati, gli ospedali non hanno energia e l’acqua potabile non può essere purificata o addirittura pompata. La popolazione di Gaza ha bisogno di aiuti continui ad un livello corrispondente alle enormi necessità. Gli aiuti devono essere consegnati senza restrizioni.
Rendo omaggio ai nostri colleghi delle Nazioni Unite e ai partner umanitari a Gaza che lavorano in condizioni pericolose e rischiano la vita per fornire aiuti a chi ne ha bisogno. Sono un’ispirazione.
Per alleviare le sofferenze epiche, rendere più facile e sicura la consegna degli aiuti e facilitare il rilascio degli ostaggi, rinnovo il mio appello per un immediato cessate il fuoco umanitario.
Eccellenze.
Anche in questo momento di grave e immediato pericolo, non possiamo perdere di vista l’unica base realistica per una vera pace e stabilità: la soluzione dei due Stati. Gli israeliani devono vedere concretizzate le loro legittime esigenze di sicurezza e i palestinesi devono vedere realizzate le loro legittime aspirazioni a uno Stato indipendente, in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e gli accordi precedenti.
Infine, dobbiamo essere chiari sul principio della difesa della dignità umana. La polarizzazione e la disumanizzazione sono alimentate da uno tsunami di disinformazione. Dobbiamo opporci alle forze dell’antisemitismo, del bigottismo antimusulmano e di tutte le forme di odio.
Signor Presidente. Eccellenze.
Oggi è la Giornata delle Nazioni Unite, che segna i 78 anni dall’entrata in vigore della Carta delle Nazioni Unite. La Carta riflette il nostro impegno comune a promuovere la pace, lo sviluppo sostenibile e i diritti umani. In questa Giornata delle Nazioni Unite, in quest’ora critica, faccio appello a tutti affinché ci si ritiri dall’orlo del baratro prima che la violenza mieta altre vite e si diffonda ancora di più.
Vi ringrazio.
(Nazioni Unite, 24 ottobre 2023)