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Vivo e invisibile

di Valerio Zecchini - 11/10/2024

Vivo e invisibile

Fonte: Arianna editrice

Come aveva saggiamente anticipato Renè Guenon molti decenni fa nel titolo del suo libro più importante, viviamo oggi nel regno della quantità e siamo pervasi da un costante senso di saturazione: siamo dominati dal "troppo di tutto", in perenne contraddizione col celeberrimo motto "Niente di troppo"del tempio di Apollo in Delfi. Ed è proprio questo monito antico rilanciato nell'attualità ad aprire, quale manifesto programmatico, la superba raccolta di poesie di Alessandro Camilletti. Troppe parole, troppe immagini, troppi suoni inquinano le nostre esistenze, e spesso desideriamo disintossicarci nel silenzio e nel distacco da una comunicazione pubblica sempre più pressante e caotica. Quale antidoto a tutto ciò, la parola poetica di Camilletti pare scaturire da un silenzio siderale, da un glaciale recesso segreto della sua anima, per generare eleganti composizioni attraverso una attenta procedura di sottrazione e scarnificazione. L'essenzialità che ne risulta è simile a quella degli haiku della tradizione nipponica, i quali riuscivano ad esprimere in pochi versi una precisa visione del mondo. Ma mentre i poeti degli haiku esaltavano l'armonia della natura e l'accettazione della vita così com'è, qui il tema è l'incommensurabile divario, lo iato incolmabile tra coscienza e reputazione che contraddistingue il vivere dell'uomo contemporaneo - l'angoscia permanente derivata dalla rinuncia alla propria eccentricità e riflessività, condannate a sopravvivere in qualche remoto scantinato dello spirito. Così recita una delle poesie a mio avviso più suggestive, solo due versi ma nitidi e precisi come il bisturi di un chirurgo:
"Non più fine, l'uomo
Finisce in protocolli".
Ma quando esattamente l'uomo è stato un "fine" in sè?  Ai tempi della fede nella vita ultraterrena? Forse, ma intanto in questo mondo era il "mezzo" di qualcun altro che stava più in alto di lui, specialmente se gli era capitato in sorte di nascere servo della gleba. C'è quindi da constatare che anche tra gli artisti, i poeti e i pensatori di oggi il mito dell'età dell'oro è più forte che mai; è certo che, come accennavamo più sopra e come asserisce nei suoi versi Camilletti, l'uomo è finito "in protocolli": ce lo dicono la massificazione e l'omologazione, il perenne nervosismo della vita pubblica, l'indottrinamento al cretinismo dell'industria dei divertimenti, la quotidianità febbrile, il qualunquismo da terza pagina in cui scade la vita spirituale (che sono poi le tematiche penetrate dai versi di Camilletti) – e dunque, come affermava Martin Heidegger: "Ognuno è gli altri, nessuno è sè stesso". La via dell'autenticità è però da sempre riservata a pochi: l'eroe dell'autenticità sostiene, come Atlante, il peso del mondo, e inoltre deve anche fare l'acrobazia di camminare in posizione eretta e di progettare arditamente la propria vita. La sua influenza però, per quanto limitata, preserva il mondo dalla caduta nell'abiezione totale.
Da ormai tre lustri Alessandro Camilletti è paroliere e cantante del valoroso gruppo post punk Psycho Kinder, ai cui dischi hanno collaborato nel tempo diversi nomi di culto dell'underground musicale italiano come Giovanni Leo Leonardi, Lino Capra Vaccini, Maurizio Bianchi. Se ne consiglia fortemente l'ascolto, perchè è musica che può senz'altro contribuire a fortificare la vostra tenuta spirituale, così come il veemente minimalismo chic dei versi di "Vivo e invisibile" – dialoghi con l'Ineffabile di ieratica semplicità.

ALESSANDRO CAMILLETTI: VIVO E INVISIBILE (EDIZIONI PEQUOD, 2024).