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I veri stati canaglia

di redazionale - 06/04/2007

 

 

Gli Stati Uniti sono preoccupati per la sicurezza dell’Europa, temono che i futuri missili con testata nucleare dell’Iran e della Corea del Nord possano un giorno arrivare a colpire l’Europa e attentare alla stessa sicurezza degli USA. Il problema è che mentre l’Iran questi missili non li ha ancora (un ancora che per i più ottimisti equivale per lo meno ad un altro decennio) la Corea del Nord sta già negoziando con le potenze occidentali per ridurre il suo “misero” arsenale nucleare (bombe in cambio di aiuti economici). Allora? Allora qualcosa non quadra e l’insistenza americana per lo scudo europeo, con altre basi USA disseminate sul suolo del vecchio continente, deve avere necessariamente altri scopi. I veri obiettivi statunitensi sono la Russia di Putin e la Cina di Hu Jintao.

La cosa scandalosa è che l’Europa non sta mettendo becco nei piani americani di difesa antimissilistica, mentre permette ai singoli Stati di negoziare in proprio aspetti riguardanti gli assetti strategici dell’Europa intera.

Esiste un ventre molle nel nostro continente, dei veri e propri “Stati Canaglia” che pur facendo parte dell’UE a tutti gli effetti, sono sotto diretta influenza di Washington. Ed è proprio in questi paesi che gli USA stanno giocando i loro assi nella manica. Questi paesi si chiamano Romania, Polonia, Repubblica Ceca e, fuori dall’UE ma non fuori dall’area Europea, la Slovacchia ed altre piccole Repubbliche dell’ex URSS.

In Polonia si costruirà una base militare con dieci missili balistici in quanto parte integrante del sistema NMD (National Missil Defence), la difesa antimissilistica satellitare americana. A questa base sarà direttamente collegata un’altra postazione Usa nella Repubblica Ceca che fungerà da sistema radar integrato. Qualora le cose non dovessero filare lisce in questi due paesi esistono già altre candidature che vanno dalla Slovacchia alla Romania (con quest’ultima dettasi già disposta ad ospitare gli americani se gli italiani dovessero respingere la proposta di allargamento della base di Dal Molin).

Vorremmo ricordare che Polonia e Repubblica Ceca stanno anche sostenendo, con ampi contingenti, gli sforzi militari americani tanto in Afghanistan che in Irak. La Polonia ha attualmente novecento soldati sugli scenari irakeni, mentre sono un centinaio quelli cechi. La Polonia ha recentemente inviato mille soldati in Afghanistan mentre la Repubblica Ceca s’appresta a fornire elicotteri e armi alle forze d’occupazione in quel paese.

Tuttavia non si deve pensare che tutti i polacchi e tutti i cechi siano d’accordo con l’azione dei rispettivi governi, anzi! Anche lì, come a Vicenza, stanno organizzando delle proteste veementi per impedire agli americani di piazzare le proprie basi. Ma i governi continuano a decidere sulla testa dei popoli, all’est come altrove. Naturalmente ogni protesta è messa a tacere dall’apparato mediatico di questi paesi “neo-democratici”, i quali lasciano passare solo le informazioni “buone”, quelle sulla crescita economica o quelle sull’innalzamento del PIL. C’è da dire che anche in questi paesi destra e sinistra sono abbastanza trasversali nell’appoggio agli Usa, si distingue qualche voce isolata nei singoli partiti ma il gioco degli specchi riflettenti vale nell’est dell’Europa proprio come nel “cuore” del vecchio continente. Persino i Verdi cechi non hanno avuto nulla da ridire sull’impiantamento delle basi USA, anzi il partito ha rigettato una mozione che richiedeva un referendum popolare sulla questione. Per quel che riguarda i socialdemocratici (oggi all’opposizione) hanno fatto sapere di essere favorevoli alla base radar ed in cambio, il primo ministro ceco, si è detto disposto a dar loro una partecipazione attiva nei più importanti obiettivi della politica di governo (il solito do ut des tra sicofanti, ed in culo alla volontà popolare!). In realtà i socialdemocratici non avrebbero potuto fare diversamente dato che le trattative con gli Usa furono intavolate proprio mentre erano loro al governo (mutatis mutandis è ciò che è accaduto anche in Italia a schieramenti invertiti).

In Polonia le cose vanno anche peggio date le buone relazioni che questo paese manteneva con Theran. L’ex ministro polacco della difesa Sikorski è stato silurato per aver fatto notare questa incongruenza e per aver avanzato delle critiche nei confronti di un governo che voleva svendere la sovranità nazionale.

Naturalmente Mosca sta facendo sentire la sua voce nei confronti dei governi filo-americani che tentano di portarle il nemico in casa. Putin non si è fatto intimorire ed ha lanciato il suo avviso agli Usa e alla loro aggressività geopolitica. Anche Il generale russo Nikolai Solovtsov ha minacciato apertamente i governi di questi paesi ed ha affermato che i siti dove verranno istallati i missili Usa saranno considerati un obiettivo potenziale per i missili russi. Ma la tensione è continuata ancora a salire quando si è appreso che il Caucaso (il riferimento specifico è alla Georgia, qui gli USA hanno favorito l’ennesima rivoluzione arancione) diveniva un’area d’interesse strategico statunitense nella costruzione della difesa missilistica integrata.

Questa situazione rende l’Europa politica ancora più precaria di quello che già è. Donald Rumsfeld, nel 2003, aveva tentato di dividere l’Europa in “vecchia” e “nuova”. La vecchia Europa era quella inetta che ancora troppo legata alla propria autonomia (per quanto timida) non si mostrava disposta a cooperare pienamente con il governo americano. La “Nuova Europa” era invece costituita da tutti quegli Stati che stavano accettando di collaborare con il governo americano nella guerra al terrore fondamentalista senza se e senza ma.

Le poche critiche piovute sugli “Stati Canaglia” europei, soprattutto da parte tedesca, sono state subito rispedite al mittente con argomenti pretestuosi e puerili, il primo ministro ceco è arrivato ad accusare il ministro degli affari esteri tedesco di essere semplicemente invidioso perchè gli USA avevano scelto la Repubblica Ceca per la base scavalcando la Germania.

Anche la Slovacchia ha accettato il posizionamento di una base radar sul proprio territorio, questa opzione secondaria resterà aperta fino a che non arriverà la certezza dell’accordo con Polonia e Repubblica Ceca.

Di fronte a questa situazione si avverte ancora di più l’assenza di una politica unitaria dell’Europa. Francia e Germania non sono andate al di là di piccoli rimbrotti. Angela Merkel si è guardata bene dal sollevare la questione della difesa antimissilistica USA al summit dell’UE a Bruxelles malgrado qualche governo ne avesse fatto richiesta. Nonostante l’atteggiamento americano stia attaccando le regole esistenti sul disarmo nucleare, nessun governo agisce con la fermezza che sarebbe necessaria in casi come questi, così si sta determinando una nuova corsa agli armamenti da parte di tutte le potenze che non vogliono trovarsi inermemente sotto il dominio statunitense. Per di più, questo affronto diretto nei confronti della Russia sferrato dal suolo europeo sta mettendo a rischio le relazioni politiche ed economiche (materie prime ed approvvigionamento energetico in primis) tra l’UE e Mosca. Infine, il fatto che gli americani partano sempre più spesso dai siti europei per le proprie guerre incrementa la responsabilità europea in tali conflitti, tanto che diviene sempre difficile tirarsi fuori unilateralmente.