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«Occidente»: un inganno per tutti i popoli

di Enrico Galoppini - 22/04/2007

 
 

Uno degli obiettivi della dottrina dello «scontro di civiltà» sostenuta dagli Stati Uniti e adottata, volenti o nolenti, dai loro satelliti europei attraverso i cosiddetti «mezzi d'informazione», è la creazione di un immaginario nel quale le nazioni situate oltre i confini dell'Unione Europea, ovvero dell'«Occidente», vengano avvertite come minacciose ed ostili.
L'incoraggiamento di una percezione fondamentalmente negativa verso tutto ciò che non rientra nella categoria di «Occidente» risulta un momento cruciale nella definizione di un «noi», gli «occidentali», contrapposto ad un «loro», gli «orientali».
Lo scontro è dunque tra LA «civiltà» e LA «barbarie».
Il risultato finale di questa metodica e capillare opera di sobillazione e di traviamento delle coscienze è che gli europei, concependo se stessi come «occidentali» (UE equivale a NATO), non capiscono più chi sono e, soprattutto, come possano vivere con i loro vicini non europei; ed ecco che per difendersi dalla «barbarie» devono essere «protetti» dagli Stati Uniti.
Come nel più classico dei colonialismi otto-novecenteschi, a tutto ciò è sottintesa una «incapacità ad autogovernarsi» coscienziosamente e con profitto, indotta attraverso la «cultura» e l'«informazione», e l'inevitabile esito è gli europei finiscono per richiedere una «protezione» anglo-americana contro tutti quelli che li «minacciano».
In questi giorni, fornendo un esempio perfetto di come si giunge al suddetto risultato, la macchina propagandistica controllata dagli anglo-americani e gestita dai loro «alleati» italiani si è messa in moto al massimo dei giri, colpendo indiscriminatamente tutto ciò che dev'essere considerato come ostile all'«Occidente».

La Russia è stato il bersaglio preso di mira con maggior virulenza.
La elezioni presidenziali si avvicinano, quindi Putin - lo «zar», un «despota orientale» - dev'essere impallinato senza pietà.
Non si spiega altro che così l'esagerato risalto dato alle manifestazioni dell'«opposizione democratica», in grado di radunare un numero di persone irrilevante per i numeri della Russia.
In Italia, manifestazioni ben più partecipate di quelle dei «dissidenti» russi non vengono degnate di alcuna copertura informativa, e si provi qua a fare una manifestazione non autorizzata per provare che cosa può succedere.
Per non parlare dei perseguitati politici, che in Italia certo non mancano.
C'è voluto un Berlusconi per sentir dire che la «repressione» di cui hanno parlato i megafoni dell'Anglosionamerica è stata gonfiata ad arte.
E l'Ambasciatore Sergio Romano: un «conservatore» che sa che la Russia non è né «europea» né «asiatica» e che però è una persona onesta a differenza di tutti i «progressisti» (dal Manifesto ai Radicali) tarantolati dal ragno dei «diritti umani», il quale ha opportunamente ricordato che Putin gode di un ampio consenso tra il suo popolo perché:
1) ha risolto, per ora, il «problema ceceno»;
2) ha ricondotto alcuni settori dell'economia nelle mani dello Stato, togliendoli dalle mani degli «oligarchi»;
3) ha risollevato il peso della Russia nel mondo;
4) è un «uomo forte», e questo sui russi fa presa.

Noi, invece, abbiamo gli euroburocrati, gli europarlamentari, gli europrivilegiati che studiano dalla mattina alla sera il modo di succhiarci il sangue e di prevenire ogni possibilità di insorgenza di un sentimento di libertà, di sovranità, di autodeterminazione, d'indipendenza dei popoli d'Europa, che tolti dalla cappa dell'occidentalismo - [la «grande patria da Washington a Tel Aviv»; «siamo tutti Americani»; «Israele siamo noi», ecc.] si accorgerebbero, ad esempio, di vivere in uno spazio mediterraneo e che Mosca è molto più vicina di New York.
La propaganda, dicevo, in questi giorni non ha risparmiato nessuno.
Ha colpito i cinesi, messi alla berlina per dar sfogo alla xenofobia dei soliti ipocriti che mentre sbandierano il «pericolo giallo» fanno finta di non capire che questi negozi con le loro mercanzie da 5 euro o anche meno salvano dalla miseria totale parecchi italiani (non certo quelli dei lussuosi negozi di via Montenapoleone ed i loro clienti) ridotti così da questo magnifico «Occidente»…
E i turchi? «Mamma li turchi», mi diceva ieri, in aereo, un anziano carabiniere siciliano in pensione…
La Turchia è «asiatica», e i turchi non possono essere che «barbari» e, peggio che mai di questi tempi, «fanatici islamici» che «massacrano i cristiani» (dove per «cristiano» s'intende il «cristianista», il «giudaico-cristiano» pagato dalla CIA per fare proselitismo).
Ma il primo ministro Erdogan sta dando scandalo dimostrando che «Islam e democrazia» è possibile, quindi bisogna creargli dei problemi, inoculando il dubbio che anche lui non va bene, come Putin.
La pletora di «esperti d'Islam» che ingombra gli scaffali delle librerie con la sua paccottiglia intellettuale non può però riconoscere questa semplice verità dimostrata dalla Turchia, perché «Islam e democrazia» deve restare un tormentone senza fine, su cui ricamare di continuo col 'musulbuono' di turno a beneficio dei committenti «occidentali» che foraggiano i «centri studi».
Anche l'India ha avuto la sua razione in questi giorni.
Per un bacio di troppo dell'attore Richard Gere («buono» perché devoto del Dalai Lama…), qualcuno ha bruciato le solite bandiere americane e pare arrivata la solita «condanna a morte»… così per un giorno anche gli indiani, solitamente presentati come saggi, gioviali e colorati, sono entrati nella categoria dei «fanatici» e dei «barbari».
E il «fanatismo» e la «barbarie», non lo si dimentichi, sono «orientali».

Potenzialmente non si salva nessuno dal flagello mediatico anglosionamericano, dai lapponi ai peruviani, dai piaroa dell'Amazzonia agli aborigeni dell'Australia, magari simpatici finché fanno la fortuna di qualche industria del turismo, ma sotto sotto, tutti, «nemici dell'Occidente».
Anche i tibetani, «bravi» finché c'è da dare addosso alla Cina, potrebbero finire nel «cattiverio mediatico».
E nemmeno gli «alleati» sono fuori pericolo, sia chiaro.
I francesi divennero dei «mangiaformaggio» su tutti i media «occidentali» perché contrari alla guerra in Iraq.
Se i tedeschi sgarrano, il «neonazismo» è «in aumento».
Gli italiani, poi, sono ad un livello di tale ottundimento della coscienza che anche quando vengono bacchettati dal padrone non si verifica alcuna reazione.
Decotti, come la faccia di Fassino.
Dopo la strage in Virginia, in Corea del Sud si sono detti preoccupati che, essendo opera di un giovane originario di quel Paese, si possano innescare delle rappresaglie…
Interessante: ciò significa che l'americano d'origine sudcoreana non è «americano» come gli altri. Analoghe stragi d'innocenti compiute da americani WASP non hanno mai alimentato timori di «rappresaglie» da parte di americani d'origine cinese, irlandese, italiana, ecc.
Tra l'altro, non si dice mai «americano d'origine britannica», segno che solo quelli bianchi e protestanti sono i veri americani.
Gli altri stanno lì a far numero.

La verità è che «occidentale» è solo una maschera per coprire l'americanismo, un artificio per cooptare idealmente nella «grande patria da Washington a Tel Aviv» genti che per origini, storia e cultura dovrebbero percepire se stesse in ben altro modo, ma sono state ingannate col «sogno americano», costato la vendita della propria identità per ritrovarsi in un vuoto esistenziale e nello «scontro di civiltà».
Per cinesi, irlandesi, italiani d'America ecc., la «promozione» ad «americano vero» non arriva mai perché i WASP, che si sentono gli unici autentici «occidentali», la «razza eletta», li disprezzano.
E quelli sono, ufficialmente, «americani».
Figuriamoci noi «alleati»…
Quindi, prima si capisce questa cosa e meglio è, in Italia, in Europa e nel mondo intero.