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I progressisti hanno risolto il vulnus democratico del conflitto d'interessi: Berlusconi in Telecom

di Redazionale - 25/04/2007

I Benetton tifano Berlusconi. Restano in Olimpia solo se c’è Fininvest-Mediaset

Passera (Intesa) possibilista sull’ingresso della famiglia Berlusconi in Telecom: “Non c’è nessun conflitto d’interessi”

 

Dopo le parole di ieri di Corrado

Passera, amministratore delegato di

Banca Intesa Sanpaolo, favorevole all’ingresso

di Fininvest nella partita Telecom,

la posizione del sistema Fininvest-Mediaset

si rafforza nello scenario. Secondo fonti

vicine ai Benetton, anche la famiglia di

Ponzano Veneto tifa per l’ingresso del

gruppo guidato da Fedele Confalonieri in

Olimpia (la società che controlla il 18 per

cento di Telecom Italia) in cui i Benetton

hanno il 20 per cento. La famiglia veneta finora,

ha pagato l’avventura nelle tlc vedendo

l’investimento iniziale svalutarsi di un

miliardo di euro. I balletti di nomi e ipotesi

che si stanno susseguendo sulla stampa

riguardo il futuro assetto azionario di Telecom

Italia

non li entusiasmano,

anche perché

nella

dinamica

che ha portato

all’abbandono di At&t hanno rivisto lo

stesso film che ha portato al fallimento dell’operazione

Autostrade- Abertis. Quando

Marco Tronchetti Provera portò le offerte

di At&t e America Movil sul tavolo delle

trattative, la famiglia di Ponzano Veneto,

rispose con un “probabilmente sì” alle richieste

dei due aspiranti soci americani

che avevano chiesto loro di rimanere in

Olimpia con una quota di minoranza. Questa

disponibilità sembrava svanita, tanto

che dal quartier generale arrivava ormai

una sola indicazione: i Benetton sono venditori.

Questa posizione ha una sola possibilità

di essere rivista. I Benetton prenderebbero

in considerazione l’idea di restare

nella telefonia solo se tra i nuovi azionisti

venisse inclusa Mediaset. La scelta ha una

spiegazione innanzitutto industriale. I Benetton

hanno applaudito la nomina di Pasquale

Pistorio alla presidenza di Telecom

per le sue capacità manageriali. Avevano

votato il piano presentato da Guido Rossi,

pur giudicandolo eccessivamente elementare,

perché necessario in una fase di transizione

in cui non era (e non è) chiaro quale

sarà l’assetto proprietario e il management

di Telecom. L’avallo è stato deciso

nella speranza che la questione si chiudesse

in tempi ragionevolmente brevi. In quest’ottica

un piano d’impresa eccessivamente

cauto aveva il pregio di essere corretto

nei confronti del mercato e di non alimentare

altre critiche. L’ingresso nella partita

degli americani, le interferenze del governo,

l’uscita (temporanea?) di At&t e la contrapposizione

fra i progetti di Mediobanca

e Intesa Sanpaolo hanno convinto la famiglia

veneta che la partita si allunga. E che

serva un piano per Telecom in grado di

non farne crollare valore e redditività

mentre lo scontro è in atto. Se Mediaset entrasse

nell’azionariato di Olimpia, anche

con una quota minima e tale da non superare

i limiti della legge Gasparri, porterebbe

un livello di possibili sinergie tali da

giustificare la permanenza dei Benetton

nell’azionariato di Olimpia. E la cessione

di Telecom Italia Media, necessaria in caso

dell’ingresso di Mediaset in Telecom, sarebbe

un sacrificio accettabile. Inoltre, l’operato

di Romano Prodi e del suo governo

nella vicenda Autostrade e in quella Telecom

ha profondamente disturbato i Benetton,

già supporter dell’attuale maggioranza.

Il legame con il centrosinistra è rotto e

insanabile. Il coinvolgimento di Mediaset

potrebbe portare la famiglia veneta anche

ad accettare la presenza di Roberto Colaninno

fra i nuovi azionisti della società, nonostante

le responsabilità che a Ponzano

gli imputano.

Una vecchia simpatia

Adesso bisogna valutare quanto conterà

davvero il via libera di Corrado Passera,

capo della banca più attiva nella vicenda

Telecom, che nel corso della registrazione

di una puntata di Economix, si è detto favorevole

all’ingresso di Fininvest nella catena

di controllo della società telefonica.

“Se ci dovesse essere un raggruppamento

di aziende italiane e di investitori istituzionali,

perché – ha detto – non dare anche

una quota a Fininvest in un’ottica finanziaria

e con un azionariato stabile”. Quanto

al conflitto di interessi, la valutazione di

Passera è che si porrebbe “solo se fosse in

un ruolo dominante. Ma in un gruppo di

azionisti che hanno l’obiettivo di far crescere

Telecom con un management autonomo

perché no?”. Questo potrebbe essere

un tassello decisivo nella sistemazione

della partita, tanto più che alcuni osservatori

ricordano gli ottimi rapporti personali

tra Passera e Silvio Berlusconi. Il Cav.

fornì al manager una specie di copertura

psicologica allorché nel 2002 dovendo lasciare

le Poste per andare a guidare Intesa,

nonostante la contrarietà di Giulio Tremonti

che voleva che Passera terminasse

il buon lavoro avviato alle Poste, l’allora

presidente del Consiglio gli dette la sua

benedizione.