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La pressione dei consumi. Una caratteristica mostruosa contraddizione del capitalismo

di Carmelo R. Viola - 29/04/2007

 



Che il capitalismo sia un cumulo di mostruose incongruenze pare che a continuare a non capirlo siano proprio e solo i sedicenti economisti, cioè coloro che lo teorizzano, lo insegnano e, all’occorrenza, lo applicano come – per fare un esempio pratico – l’attuale ineffabile Padoa-Schioppa, felice dei propri successi e che – detto tra parentesi – non trova il tempo sufficiente per contarsi i proventi giornalieri da onorato lavoro (di economista, appunto) con probabili proventi bancari annessi.

La pressione dei consumi è una di tali incongruenze del capitalismo che, come ho più volte scritto, altro non è che l’imitazione antropomorfa della predazione forestale nei termini della predonomia. Per avere un’idea di cosa sia la pressione dei consumi basta elencare gli effetti che più facilmente ci vengono in mente.

L’espediente privilegiato della sua attuazione è la famigerata pubblicità – scienza seriosa insegnata perfino nelle università! – sottintesa bugiardamente informativa, mentre è solo consumistica perché basata non sull’informazione ma sull’aggressione emotiva delle immagini e delle parole. Un crimine vero di tale espediente di mercato è la menomazione della capacità mentale di scelta critica, consapevole e responsabile, dei consumi attraverso la cosiddetta persuasione occulta o subliminale (per cui basta la sola reiterazione della reazione inconscia) che il codice del sistema non contempla e non punisce,

Siffatta pubblicità è autentica spazzatura mediatica che le emittenti radiotelevisive e gli editori fanno a gara a chi se ne imbratta di più allo scopo di autofinanziarsi (e possibilmente arricchirsi).

Ecco alcuni esiti oggettivi, fra i più percepibili e devastanti:

1 - produce un disturbo psicomentale di fruizione della trasmissione in termini di interruzione, di forzata discontinuità dell’attenzione, di blocco della percezione emotiva, di offesa all’opera d’arte e allo spettacolo e agli autori degli stessi;

2 - produce un sovrapprezzo dei prodotti pubblicizzati con concomitante riduzione del potere di acquisto dei consumatori;

3 - produce un accumulo di profitti parassitari, vera refurtiva di aziende sponsor ricavata da lavoro “comprato a buon mercato” (ma sì secondo i cosiddetti parametri sindacali!): con tale refurtiva le TV organizzano i noti giochi a premi (prede) (il “predaludismo”, coadiuvatore demagogico della possibilità illusoria di potere risolvere un qualche problema di famiglia o realizzare un qualche sogno emulando le gioie dei benestanti);

4 - annulla la famosa strombazzata “legge della domanda e dell’offerta” - che sarebbe una specie di termostato naturale della predonomia – perché ne determina la domanda;

5 - induce al consumo di beni non necessari, futili, inutili e perfino nocivi a sé e all’ambiente con aggravio del bilancio delle famiglie meno abbienti;

6 - produce errori e vizi nell’alimentazione e un consumo autolesivo di prodotti farmaceutici con danno alla salute e aggravio della spesa sanitaria;

7 - allarga l’area di sfruttamento del lavoro (unico effetto apparentemente positivo indicato con l’eufemismo “maggiore occupazione”, come se questa dovesse dipendere dai buoni affari di qualcuno!);

8 - aumenta l’inquinamento ambientale e dell’ecosfera con conseguenze anche catastrofiche (già in atto);


9 - incrementa la produzione di beni e servizi non secondo il fabbisogno fisiologico della collettività ma secondo la “domanda indotta”;

10 - aumenta l’asfissia urbana, le difficoltà logistiche e di circolazione, il deturpamento dei monumenti storici ed artistici e il disturbo del flusso turistico;

11 - produce spreco di materie prime (come il petrolio);

12 - contraddice totalmente alla raccomandazione del risparmio;

13 - educa al disordine consumistico soprattutto i minori e le nuove generazioni sempre più sensibili all’invito a consumare tutte le ore “all’americana” cibi appetibili ma causa di patologie come l’obesità con conseguente conflitto fra figli e genitori.

Ce n’è quanto basta per configurare una delle maggiori vergogne di base della società neoliberista e filoamericana e dell’affarismo globale spacciato per liberalesimo e per progresso quando si tratta solo della generalizzazione planetaria del ritorno, in termini di tecnologia e di arbitrarietà (spacciata per libertà), alla “morale della giungla”. Infatti, ogni incongruenza in elenco contraddice una corrispondente specifica dichiarazione di principio ovvero uno dei tasselli della copertura ideologica del sistema. Il tutto traccia i tratti somatici di quella faccia di bronzo dell’intellighenzia “responsabile” di questo pseudo Stato di diritto con la pseudo democrazia che l’accompagna, faccia di bronzo che ritroviamo solo nei mentitori di mestiere, interessati a mimetizzare i propri illeciti privilegi.

A dispetto delle crescenti risultanze dismetaboliche di quello che è un organismo vivente sui generis – la società voglio dire – i “mastri di bottega” – alias parlamentari -, i signori del mercato – alias superbusinessmen – e i veri manager del sistema – alias boss della finanza bancaria – continuano a pestare il pedale dell’acceleratore di una crescita consumistica, che promette solo abnormità predonomiche, – ovverosia inasprimento delle differenze abissali – da un lato, e marasma socio-ecologico, dall’altro.

In termini reali, aumenta a dismisura la spazzatura pubblicitaria fino a frastagliare checchessia; continua il massacro stradale anche per effetto del culto della velocità, anche questo pubblicizzato a fini di cassetta assieme al fumo e all’alcool (attraverso filmati sponsorizzati da criminali del capitale); la mente del sistema continua a misurare il progresso secondo il parametro del prodotto interno lordo (Pil). Leggi: più auto uguale a più crescita!!!

Il capitalismo è diventato una macchina, che può continuare a funzionare solo a condizione di produrre e consumare a ruota libera senza alcun riferimento alla qualità del prodotto. E’ un marchingegno produttivistico-consumistico che sfocia nella paranoia personale e nel disordine generale. Che ne pensano i fautori dei due schieramenti polari della visionaria “democrazia dell’alternanza” (per dirla con una barzelletta del primo cittadino), così impegnati a contendersi le poltrone parlamentari come se il bene del popolo (puntualmente chiamato in causa) dipendesse da tale gioco puerile?

Per evitare gli effetti “umanicidi” dell’automatismo a tre tempi (“produzione-consumo-distruzione”), basterebbe applicare la vera economia, ed è come dire il vero socialismo.