Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Ambiente: per chi suona la campana

Ambiente: per chi suona la campana

di Paolo De Gregorio - 01/05/2007

 
(il Corriere della Sera processa la meteopolitica)

Aldo Grasso, questo lacchè del sistema industriale, emula Emilio Fede, utilizzando lo spazio, che gli viene offerto dai suoi padroni, non per fare il giornalista, ma per sostenere una tesi gradita alle imprese che non tollerano che si semini pessimismo sul futuro dell’economia e dei consumi, poiché l’effetto serra avanza e sarà necessario fermarlo.
In un articolo a tutta pagina titolato: “meteopolitica” (Corriere della Sera di oggi 30 aprile), da una “portaerei mediatica” che conta 3milioni di lettori,spara a zero contro il “pedalò” di Luca Mercalli, che, con i suoi due minuti a settimana nella trasmissione “che tempo che fa”, si permette di illustrare le CAUSE dei fenomeni climatici, con rigore scientifico e con il conforto dei 2.500 scienziati che per conto dell’ONU hanno fatto il punto sullo stato del riscaldamento globale progressivo del pianeta, individuando le responsabilità del sistema produttivo ed energetico.

Ma la vera operazione mistificatrice viene fuori quando Grasso parla di “POLITICIZZAZIONE” delle previsioni del tempo perchè Mercalli ha “cominciato a tenere omelie sul tempo”, a diventare un leader anti-TAV, ad ammonire il governo sulle politiche ambientali, più fonti energetiche rinnovabili, meno sprechi, rispetto per il protocollo di Kyoto”.
Mancando a Grasso e ai suoi mandanti qualsiasi argomento serio per confutare la tesi della responsabilità del sistema industriale, dei trasporti e dell’energia (che è responsabile dell’80% dei gas-serra) egli vuole subdolamente affibbiare alla sinistra e agli ecologisti la paternità di queste tesi, che immediatamente diventano tesi di parte, faziose, dei catastrofisti, di quelli che vogliono fermare lo sviluppo.
Si capisce nettamente che la linea politica del partito degli inquinatori è quella di minimizzare il pericolo del riscaldamento globale, di non scendere nel merito delle affermazioni degli scienziati, di resistere ad oltranza prima di mettere mano al portafoglio, perché riconvertire industrie e trasporti inquinanti, diminuire i consumi e gli sprechi costerà moltissimo anche in termini di occupazione e in questa difesa dell’occupazione hanno al fianco una sinistra miope ed incapace di vedere un futuro che non sia basato sul potere capitalista.
Il vero problema è il tempo. Se non si approfitta dei prossimi 10-15 anni per invertire la tendenza e trovare un equilibrio tra ciò che consumiamo e ciò che la terra può produrre e sostenere, equilibrio che deve essere in pareggio mentre oggi non lo è, la siccità, la desertificazione, lo scioglimento dei ghiacciai, l’intaccare le acque di falda, ci porteranno verso una situazione di non ritorno.

Diventa essenziale capovolgere la cultura dominante che premia la crescita produttiva, la conquista di mercati e le famiglie numerose, e finanziare pesantemente solo le attività economiche eco-compatibili, una agricoltura biologica e poco idroesigente, le coppie che accettano di fare non più di un figlio, la riconversione energetica con fonti rinnovabili.
Democrazia vorrebbe che il “Corriere della Sera”, organo del partito degli inquinatori, attaccando senza argomenti uno studioso del clima ed etichettandolo politicamente, offrisse lo stesso spazio a questo articolo di replica, perché la campana non suoni sempre a senso unico.