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Gli intrighi dello stratega del pantano

di Gianfranco La Grassa - 11/05/2007

 

 

La testa oscilla forsennatamente leggendo l’articolo di Ludovico Festa sul Giornale di oggi, segno sì di sconforto inevitabile ma anche di annuizione per quanto viene fuori dalla ricostruzione fatta da questo giornalista circa il pantano nel quale sta sguazzando il Centro-Sinistra. Parola dopo parola si compone un puzzle inquietante, quanto veritiero, dei giochi sporchi interni alla coalizione guidata da Prodi. Lemmi preliminari che lasciano trapelare uno squallore ben più profondo, appena occultato dall’atteggiamento mellifluo dei leaders dell’Ulivo, campioni d’ipocrisia e di snobismo culturalistico. Certo qualcuno continuerà a storcere il naso, si dirà disgustato dalla fonte dalla quale si attinge (un liberista destrorso che vuol solo gettar discredito) ma i fatti sono fatti e sono sotto gli occhi di tutti. Si parte da Tommaso Padoa-Schioppa che fa la parte del poliziotto cattivo, come dice Festa, intimando ai Sindacati Confederali di accettare la riforma delle pensioni, così come proposta dal governo, altrimenti si torna allo scalone Maroni e alla variazione dei coefficienti di rendimento prevista dalla riforma Dini. Poi arriva il Ministro Damiano, il poliziotto buono, il quale si fa portavoce di una “riformetta a scalini” secondo la quale dal 2008 l’età per la pensione di anzianità passerà da 57 a 58 anni (contro i 60 voluti dalla Maroni); dopo 18 mesi si aumenta di un anno cosicché il primo luglio 2009 ci vorranno 59 anni di età e 60 al primo gennaio 2011, 61 al primo luglio 2012, 62 al primo gennaio 2014. I requisiti contributivi restano invece gli stessi. Insomma, la Maroni imponeva un’accelerazione di quelle tappe intermedie che Damiano vorrebbe ritardare per andare incontro ai Sindacati. Alla fine il risultato sarà lo stesso con i Sindacati che esulteranno per la grande vittoria. Ma questa è solo la punta dell’iceberg, si continua a fare scena, si crea un movimento superficiale che non ripulisce affatto le acque torbide della politica italiana, con la volontà di celare gli intrighi e le coltellate che i sinistri si sferrano appena poco lontani da occhi indiscreti. Lor signori del Centro-Sinistra si scagliano l’uno contro l’altro armati, i rifondaroli contro chi li esclude dai posti pubblici (vedi le adirazioni di Giordano per le nomine nelle Ferrovie, fatte passare per una questione morale e non per beceri interessi di partito, quali realmente sono) e poi Fassino contro Rutelli, per i ben noti problemi di leadership nel costituendo partito democratico, Mastella contro tutti quelli che vorrebbero cancellare il suo partito con la riforma elettorale, Ferrero contro Padoa-Schioppa e poi contro la Bindi e poi, e poi… Si scavano trincee su trincee, si guerreggia facendo pagare al paese la foia pantagruelica di potere dalla quale sono irrimediabilmente affetti (il peggior ceto politico professionale che l’Italia abbia mai avuto) nel mentre il deus ex machina di tutto il pantano, quel Primo Ministro dal fare pretesco, si gusta gli esiti della guerra manovrando alle spalle di questi sciocchi. Prodi agisce mettendo gli uni contro gli altri i guitti della sua coalizione che si credono prime donne della scala o, peggio ancora, grandi statisti incompresi (come il sopravvalutato e più volte trombato D’Alema): amoreggia con i sostenitori dei Dico per andare contro Rutelli ma poi si accorda con le alte gerarchie ecclesiastiche,  lascia credere all’estrema sinistra che lui vuole ristatalizzare tutto per garantire i più deboli mentre s’accorda con le fondazioni e le grandi banche per spartirsi con queste le poche imprese strategiche rimaste. Riesce a giocare scherzi persino a Berlusconi al quale ha sventolato sotto il naso l’acciuga Telecom nel mentre che s’accordava con SanItesa e Mediobanca per papparsi il boccone prelibato delle tlc ed escludere Mediaset dall’affare.

Dice bene Ludovico Festa, l’unico obiettivo sotteso a tutto questo bailamme è quello di creare confusione, stordire, impantanare la politica, dividere maggioranza e opposizione al solo fine di rafforzare il suo potere personale messo al servizio di sodali finanziari (sia italiani che americani). E questo non dimentichiamocelo mai, Prodi è stato consulente Goldman Sachs, pagato direttamente dalla sede centrale americana (e non dalla filiale italiana!), per questi ha sempre lavorato danneggiando il paese, curandosi più degli interessi di una merchant banck straniera che dei problemi dell’Italia. Per esempio, l’affaire Italtel-Siemens, sul quale la magistratura sta indagando e dal quale sono venute fuori cose interessantissime sul conto di Prodi e sull’influenza da lui esercitata per cedere l’azienda ex IRI alla tedesca Siemens via Goldman Sachs (con tanto di tangenti che non si sa dove sono andate a finire).

Intanto il Corriere della Sera, l’organo ufficiale del piccolo establishment, cioè di quel gruppo di comando che sta attorno alla RCS, manifesta qualche riserva su Prodi (dopo aver emanato un editto in suo favore durante la scorsa campagna elettorale), ma prima di sbarazzarsi dello scomodo quanto “strafacente” professore di Bologna occorrerà stabilizzare il pantano in un altro senso, magari con il Centro-Destra avvolto da una leadership “casiniana” e il centrosinistra avvinghiato nel vacuo nonsenso veltroniano, quello di un triste personaggio (emblema dello svuotamento ideale della politica) che, come ha detto Andrea Romano, “ha cercato il ruolo dell'antipolitico…e ha sempre evitato gli scontri di carattere politico-culturale”. Insomma, questo gruppo sta "eleggendo" (ma solo idealmente) a proprio "segretario" Mario Monti (l' “Enzo Biagi dell'economia"), quello che scopre l'acqua calda con i suoi grandi scoop sui poteri forti controllanti il nostro Sistema-paese, e lo fa con un tono pseudo-intellettualistico (da falso indignato) utile a dare credibilità alle "banalità morbide", quelle che più si addicono alla mente della "gente comune" o alla mediocrità del “popppolo” della sinistra perbenista. Questi due gruppi di comando, che “attraversano” gli stessi ambienti ed agiscono spesso gomito a gomito, contribuiscono alla “pantanizzazione” della società italiana facendo crescere pericolosamente la disaffezione della "gente" .

In questo paese non esiste più nemmeno un’opposizione degna di questo nome, il Centro-Destra è in completo disfacimento e non è in grado di opporsi ai gruppi di potere che, in questa congiuntura, stanno sostenendo Prodi & c. Di conseguenza, sarebbe ora di smetterla con lo spauracchio Berlusconi e con i riti apotropaici stile girotondini (alla Nanni Moretti) che hanno spinto la gente a disperdere preziose energie contro un pericolo inesistente, mentre i veri gruppi dominanti si rimpinguavano alle spalle dell'Italia in una vera e propria orgia di potere. Resta solo il centro (cui sta guardando Monti con il piccolo establishment) che costituisce un ennesimo tentativo di stabilizzare e rendere sempre più avvolgente il pantano, come si è già detto, ma solo nell’ipotesi che Casini riesca a raccogliere le forze necessarie per sbarazzarsi di Berlusconi, cosa che al momento è poco fattibile.

Chi non vuol vedere tutto questo è complice di ciò che sta accadendo, la buona fede si può riconoscere solo fino ad un certo punto di decenza. Amen

 

Gli intrighi dello stratega del pantano (Fonte il Giornale)
di Lodovico Festa

La discussione sulle pensioni, al di là degli esiti, mostra il disfacimento irreversibile del centrosinistra, che, peraltro, si manifesta in mille altri episodi: Piero Fassino litiga con Francesco Rutelli che attacca Romano Prodi, Liberazione dà del fascista a Walter Veltroni, mentre Paolo Ferrero si lancia ora contro Tommaso Padoa-Schioppa ora contro Rosy Bindi che morde ai polpacci Clemente Mastella che, dalla sua, un giorno sì un giorno no afferma di essere pronto a mettere in crisi il governo. Per dare, però, a questo disfacimento uno sbocco politico, non vanno sottovalutate le doti nell'intrigo di Prodi.

Arrogante, vendicativo, ossessionato dal potere personale, il professore ha appreso da due presidenze di un'Iri ormai in decadenza, lo stile della pugnalata alle spalle, del mettere l'uno contro l'altro, del contare solo su un piccolo gruppo di boiardi. E dopo la prima esperienza di governo, è ancora più sofisticato in questa arte. Così ha giocato la partita dei Dico: prima favorevole per colpire Rutelli, poi dilatorio per conciliarsi con la Chiesa. Così quella di Telecom Italia: prima l'appoggio a Intesa San Paolo per stroncare Marco Tronchetti Provera, poi via libera a Mediobanca per sfilare Mediaset ed evitare accordi dalemian-berlusconiani. Sul sistema elettorale, fa il tedesco con Pierferdinando Casini, è pro Tatarellum con Umberto Bossi. Intanto i suoi, Giulio Santagata e Arturo Parisi, raccolgono firme per il referendum. Si pensi alla Gentiloni: prima a tutto gas, poi il governo va in difficoltà, la sfila dal programma (non c'è tra i dodici punti), infine gli serve di nuovo e rispunta. Lancia Rutelli sull'abolizione dell'Ici, poi si accorda con la Cgil, e il suo vicepremier resta in mutande. Nel Partito democratico usa Fassino una volta come straccio rosso per i margheritici, un'altra come straccio qualunque per pulirsi le scarpe.

Sono infiniti i suoi intrighi. Però in queste manovre, c'è un'idea: impantanare la politica italiana, stordire e dividere maggioranza e opposizione, far crescere un diffuso disgusto verso la politica come base per il suo predominio personale. Un geniale intellettuale come Pietro Citati ha spiegato su Repubblica come il disgusto cresca vistosamente tra la gente comune. Le crepe del sistema Prodi sono visibili: gli attacchi di una persona cauta come Mario Monti sono segnale di insofferenze diffuse. Però proprio dagli ambienti vicini a Monti, dal cosiddetto piccolo establishment può venire un forte contributo al trionfo del pantano. Dopo l'appello antevoto di Paolo Mieli e Francesco Giavazzi verso un governo di centrosinistra, evidentemente condizionato dalla sinistra antagonistica, ad attuare un programma liberista, ora dalle pagine del Corriere della Sera viene l'invito di rimandare l'alternativa a Prodi a quando Casini sarà leader del centrodestra e Walter Veltroni del centrosinistra. Un contributo decisivo alla pantanizzazione. Chiunque rimandi a domani, la soluzione dei problemi politici (e quelli programmatici connessi) di oggi, dà un contributo alla pantanizzazione dell'Italia. La discussione sul futuro è onesta solo se non diventa la via per evitare le pressanti questioni poste dalla situazione presente.