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Vandana Shiva: questi accordi uccidono i coltivatori in India

di Lui. gra. - 20/12/2005

Fonte: lastampa.it

 


«Fra Europa e Stati Uniti l’accordo di Hong Kong ha prodotto un pareggio sostanziale», mentre dai paesi in via di sviluppo «si è sentita molta demagogia», un «approccio ideologico» che rende difficile fare un bilancio del dare e dell’avere per il Terzo Mondo. Ad ogni modo, con tutti i suoi limiti, «il sistema delle trattative multilaterali ha dimostrato di poter dare ancora dei risultati, e guai a screditarlo, che sia in sede Wto, Onu o qualunque altra, perché se queste assise saltassero rimarrebbe solo la logica dei rapporti di forza bilaterali e questo non potrebbe che avvantaggiare gli Usa e la Cina e soltanto loro». È questa la visione di sintesi del ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno, che da italiano dice che «l’intesa al Wto non ci cambia la vita» ma può portare degli sviluppi positivi.

Perché parla di pareggio fra Europa e Stati Uniti?

«L’accordo è limitato, modesto, e non fa perdere la faccia a nessuno. L’America aveva impostato una strategia negoziale esplicitamente finalizzata a mettere in difficoltà l’Europa nell’agricoltura ma questo non le è riuscito. Credo che fosse un errore di concezione, perché il mondo occidentale non dovrebbe presentarsi diviso».

Come giudica che gli Usa abbiano anche provato a scavalcare Mandelson?

«Cercare contatti diretti con i singoli paesi europei è legittimo da parte americana, ma l’Europa deve trovare un contesto unitario per produrre uno sforzo complessivo e questo a Hong Kong ha funzionato».

Non sembra che il Terzo Mondo sia riuscito a far fronte comune come era successo a Cancun.

«I paesi del Terzo Mondo tendono a unirsi nel massimalismo per nascondere le divergenze di interessi che ci sono fra loro. Quelli che hanno rapporti privilegiati con qualche paese occidentale tengono a mantenerli. Per esempio i paesi Acp (gli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico con i più forti legami con l’Ue, ndr) hanno un accesso privilegiato ai nostri mercati con il loro zucchero e ci hanno sollecitato a frenare le riforme per non compromettere questa loro posizione e a non ridurre il prezzo di intervento (minimo garantito, ndr) che beneficia anche loro, oltre che i nostri produttori interni».

L’Asia, che ultimamente è così protagonista, stavolta è sembrata defilata.


«La Cina, l’India, gli altri asiatici hanno un atteggiamento intelligente e pragmatico. Non hanno il massimalismo del Brasile o di altri, perché si rendono conto che non c’è nulla da guadagnare da un salto nel vuoto al Wto, da irrigidimenti o strappi con l’Occidente».

Ma davvero le sembra che il Wto funzioni così bene?

«A Cancun si era parlato di riformarlo. Fra le sue debolezze vedo le decisioni all’unanimità che rendono il procedimento molto lento, e poi le forzature ideologiche di chi ad esempio vorrebbe eliminare i dazi dall’oggi al domani. Invece ci vuole tempo, il tempo fa la differenza. Ogni “round” del Wto fissa degli obiettivi e un certo tempo per raggiungerli. Poco alla volta si cerca di ridurre il contenzioso, eliminare le questioni oggetto di disputa scritte nei documenti fra parentesi quadre».

Da italiano come giudica il risultato di Hong Kong?

«L’Italia fa un uso minimo del sostegno all’export agricolo, quindi il 2013 per noi è importante non per quello che ha deciso il Wto ma per la prevista revisione della Politica agricola Ue. Crediamo si debba completare la riforma del 2003, che ha spostato l’intervento pubblico su un terreno meno distorsivo del mercato. Le sovvenzioni all’export sono le più distorsive perché inducono a produrre di più e a incidere di più sui mercati esteri, a partire da quelli del Terzo Mondo. Invece l’Europa nel suo sostegno al reddito degli agricoltori mette meno l’accento sulla quantità della produzione e più sulla promozione dell’ambiente e della sicurezza alimentare».

Che cosa si è deciso per le indicazioni geografiche?

«Entro il 2006 ci sarà il registro multilaterale dei vini e degli spiriti, e c’è l’impegno a stilare una short list per altri prodotti come i formaggi».